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 2011  maggio 08 Domenica calendario

LO SPORT PIANGE BALLESTEROS, L’UOMO CHE CAMBIO’ IL GOLF

Giocava in spiaggia da bambino, con la luna piena che illuminava la baia di Santander. Quando cominciarono a conoscerlo negli Stati Uniti Tom Kite, uno dei suoi avversari, disse: «Quando Seve ingrana, è come se guidasse una Ferrari mentre noialtri siamo su una Chevrolet». Cominciò a far pratica con un ferro regalato dal fratello Manuel, arrivando a vincere cinque tornei Major e trasformandosi nell´«atleta che più ha cambiato il nostro modo di vedere lo sport» secondo la classifica del Times. Era elegante e scapigliato allo stesso tempo, latino e gentleman in un mondo che per primo ha reso pop. Se n´è andato Severiano Ballesteros, a soli cinquantaquattro anni, proprio durante il suo Open di Spagna. Quando è giunta la notizia a Terrassa c´è chi ha pianto, come il suo compagno di avventure Olazabal, ma tutti indistintamente hanno chiesto di portare il lutto al braccio e osservare un minuto di silenzio, mentre le bandiere venivano calate a mezz´asta. Dopo due anni e mezzo di lotta coraggiosa e spavalda contro un tumore al cervello, è arrivato il momento della resa preannunciato dal comunicato del giorno prima in cui la famiglia parlava di "severo peggioramento del suo stato neurologico". «Profondamente commosso» si è detto anche il presidente della federgolf italiana, Franco Chimenti.
Molto prima di Nadal, di Gasol, di Alonso che ieri lo ha ricordato commosso, di questo Barcellona per il quale tifava («Era un nostro ambasciatore», lo ricorda il presidente Rosell), quando la Spagna viveva di ricordi ciclistici e voglia di uscire dal franchismo, arrivò lui, l´uomo del mare freddo, della Cantabria austera, ultimo di una famiglia di golfisti che vivevano in un modesto villino vicino alla spiaggia e al golf club. Esclusivo, come era normale in quegli anni, infatti il piccolo Seve spesso vi si imbucava per giocare i suoi primi, incredibili colpi. Quelli che lo fecero diventare professionista a nemmeno diciassette anni, e già a diciannove anni gli permettevano di sfidare Jack Nicklaus. Primo campione globale di uno sport diviso tra gli Stati Uniti e il resto del mondo, Ballesteros a venti anni aveva già vinto in tutti e cinque i continenti. Quando divenne il più giovane campione del British Open, a ventidue anni, la polizia dovette formare un cordone per bloccare una folla straripante. L´anno dopo Seve cambiò il mondo del golf: primo europeo a vincere il Masters di Augusta, spense per sempre l´egemonia americana nel suo torneo vetrina. Ben Crenshaw, uno dei divi stelle e strisce: «Seve gioca colpi che io non vedo nemmeno nei miei sogni». Una volta trovò la strada del green inginocchiato, centinaia di altre volte ha realizzato magie seguite da feste mediterranee, tutta la famiglia stretta in un abbraccio lacrimoso così estraneo al golf compassato di quei tempi. «La sua creatività e inventiva resteranno insuperabili. Era un genio» assicura Tiger Woods. In totale, due Masters e tre British Open vinti, ma anche una Ryder Cup da capitano nell´edizione spagnola del 2007.
Ballesteros ricordava il primo, folgorante incontro con un grande del passato, il sudafricano Gary Player visto dal vivo nel 1971. Sapeva che il golf è bello trasmetterlo, non solo giocarlo, e quando venne in Italia nel 1997, al Garda Golf di Verona, permise ad un bambino di quattro anni di sfidarlo ad una gara di approcci. Il piccolo ne imbucò uno, per la gioia dello stesso Seve. Quel bambino oggi è cresciuto e ha battuto alcuni record di precocità dello spagnolo. Si chiama Matteo Manassero, e ha un solo, inimitabile modello.