Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 09/05/2011, 9 maggio 2011
E IL COLONNELLO FARA’ PARTIRE MIGLIAIA DI PROFUGHI —
Migliaia e migliaia di persone ammassate sulle spiagge e nei porti libici in attesa di essere caricate sui barconi e spedite in Italia. Disperati che arrivano dall’Eritrea, dalla Somalia, molti dal Ciad che riescono a partire anche senza pagare gli scafisti. Le informazioni che arrivano da Tripoli, assicurano che siano proprio i soldati fedeli a Gheddafi a gestire il traffico. L’esercito che per ordine del Colonnello consuma la vendetta contro il governo Berlusconi, accusato di «slealtà» per la scelta di partecipare alla Coalizione e impegnarsi anche nei bombardamenti. E dunque non c’è bisogno di versare neanche un dollaro o un euro per avere un posto a bordo perché l’obiettivo di chi smista i migranti è un altro. È stato lo stesso raìs ad indicarlo dopo l’annuncio fatto da Berlusconi che anche il nostro contingente avrebbe partecipato ai raid: «Vi porteremo la guerra in casa» . Una minaccia resa ancor più concreta dopo l’attacco contro la sua residenza e la morte del figlio Saif-al Arab, della moglie di quest’ultimo e dei loro bambini. Uno scenario che, come ricorda il ministro Roberto Maroni, «avevamo ampiamente previsto e giustificava la nostra contrarietà a partecipare a questa guerra» . Il patto stretto tra Viminale e Regioni nelle scorse settimane prevede l’accoglienza fino a 50 mila profughi. La regola rimane quella di 1.000 profughi per ogni milione di abitanti. Ma appare fin troppo facile prevedere che a questo ritmo la cifra possa essere raggiunta in tempi brevi. E allora bisognerà tornare a trattare, trovare nuove soluzioni per l’assistenza di questi stranieri perché, come ricorda lo stesso titolare dell’Interno, «stanno scappando proprio perché lì si continua a combattere e non possono essere in alcun modo rimpatriate» . Ci sono donne e bambini che hanno bisogno di un alloggio e di una sistemazione a lunga scadenza. E poi c’è soprattutto il problema delle vittime, di coloro che vengono imbarcati su mezzi di fortuna e affondano addirittura a poche miglia dalla costa. Stranieri trattati da Gheddafi come «scudi umani» in questa sua sfida contro l’Italia. Quando i numeri sono imponenti, come è accaduto sabato scorso, arriva notizia del naufragio. Ma il sospetto è che imbarcazioni più piccole spariscano senza che nessuno ne sappia nulla. Le ultime notizie ottenute attraverso i canali diplomatici e di intelligence parlano di almeno 500 mila stranieri tuttora presenti in Libia e determinati ad abbandonare il Paese. La maggior parte starebbe cercando di rientrare nelle proprie terre d’origine, sia pur sapendo di andare incontro a un futuro di stenti. Moltissimi altri vorrebbero tentare invece la traversata del Mediterraneo per raggiungere Lampedusa. Ed è su questo che l’esercito farebbe leva per convincerli a utilizzare pescherecci in pessime condizioni, talvolta addirittura senza che ci sia uno scafista alla guida. Mezzi di fortuna affidati a uno degli uomini che si trovano tra i gruppi di disperati accampati sulle spiagge e che non è neppure in grado di seguire la rotta. Una situazione che preoccupa i responsabili del Dipartimento Immigrazione guidato dal prefetto Rodolfo Ronconi e convince Maroni sulla necessità di tornare a bussare alla porta dell’Europa. Il ministro sarà giovedì a Bruxelles e chiederà nuovamente che ci sia una partecipazione dell’Unione alla gestione di questa emergenza. L’incubo di queste ore riporta indietro a oltre un mese fa quando l’isola era invasa e le Regioni — ma anche i Comuni — — facevano muro rispetto all’accoglienza. «Adesso— dichiara Maroni— il trattato con la Tunisia funziona e il flusso da quel Paese sembra essersi arrestato» . Al Viminale sperano che le autorità di Tunisi mantengano gli impegni ma sul resto non si fanno illusioni. E la posizione di Maroni è netta: «Se la guerra non finirà in fretta, rischiamo un’invasione» .
Fiorenza Sarzanini