Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 07 Sabato calendario

UN MESSAGGIO PER I SEGUACI RIMASTI SENZA LA GUIDA — I

superstiti di Al Qaeda hanno dovuto attendere e verificare la notizia. Poi hanno confermato la morte di Bin Laden trasformando il martirio, come di consueto, in un’arma. Il comunicato vuol restituire vigore ad un movimento scosso e sorpreso dalla caduta del leader che ritenevano imprendibile. Una sortita che delude quanti credono che la guida sia ancora in vita o gridano alla truffa. Ai seguaci I terroristi spiegano che Osama «non ha creato un’organizzazione che possa morire dopo il suo decesso» . C’è continuità, la guerra prosegue. In passato il Califfo aveva esortato i suoi uomini ad agire come se non ci fosse più, questo perché sapeva che poteva essere ucciso. Con il comunicato i qaedisti rassicurano i seguaci. La mancata designazione di un successore e l’attribuzione del documento alla «direzione generale» lascia spazio agli interrogativi. Ci sono contrasti su chi dovrà indossare il mantello? Oppure, come sostengono gli osservatori, i militanti non hanno fretta e cercano di evitare altri colpi. Sul piano politico, però, il messaggio avrebbe avuto un altro impatto se fosse stato accompagnato dalla nomina del nuovo emiro. Quanto alla successione, fonti pachistane affermano che Ayman Al Zawahiri, negli ultimi due anni, avrebbe formato una propria corrente isolando Osama. Ciò spiegherebbe perché spesso i due si sono espressi sullo stesso tema a breve distanza di tempo. La tesi della frattura non è peraltro nuova. I piani Nel testo ci sono le solite minacce. Vanno prese per quello che sono. Parole che possono essere seguite dai fatti. Oppure esagerazioni verbali. Gli Usa sono in guardia. Al Qaeda deve reagire. Per dimostrare che davvero è impermeabile alla decapitazione del movimento. Ed è strano che la risposta non sia ancora arrivata. Gli analisti avvertono che i qaedisti sono pazienti. Non può essere un attacco qualsiasi. «Presto, Dio volendo, la loro felicità si tramuterà in tristezza» , recita il comunicato. Al tempo stesso è chiaro che ogni singola esplosione, piccola o grande, sarà presentata come la vendetta. Oltre agli Stati Uniti, un Paese a rischio è la Francia, in quanto attira l’odio della «casa madre» e delle fazioni minori come quella algerina. L’ultimo audio di Osama, in gennaio, era rivolto proprio a Parigi. Analisi sul futuro che si sommano a quelle sul passato. Dalle carte segrete sequestrate ad Abbottabad risulta che il ruolo di Bin Laden non era solo quello dell’ispiratore. Conservava possibili progetti di attentato a treni, acquedotti, città: magari per esprimere il suo parere vincolante. Gli investigatori ricordano che Osama aveva corretto i piani per le stragi in Africa (1998) e quelli dell’ 11 Settembre. L’abbondanza di rivelazioni fatte dagli investigatori è anche un tentativo di dissuadere i terroristi a proseguire nell’azione: sappiamo quello che fate, fermatevi. Il Pakistan I qaedisti invitano a rovesciare il governo pachistano. Una citazione specifica legati ai sospetti dei jihadisti: gli americani sono arrivati ad Osama con l’aiuto del Pakistan. Infatti parlano di «tradimento» . Se è vero che, in questi anni, i servizi segreti locali— o parte di essi— hanno protetto i militanti, è indubbio che il Paese abbia subito attentati gravi per mano dei jihadisti. Washington accusa Islamabad di doppio gioco, la stessa cosa fanno i seguaci di Bin Laden. Un’azione in Pakistan non sarebbe una sorpresa. La Palestina Seguendo un trend degli ultimi due anni, i qaedisti tornano sulla causa palestinese: «Gli Usa non potranno mai vivere in sicurezza fin quando il nostro popolo in Palestina» non godrà della stessa tranquillità. E’ un modo per guadagnare punti, anche se Osama e Zawahiri si sono spesso scontrati con i partiti storici palestinesi considerati troppo morbidi davanti a Israele. Le cellule salafite a Gaza sono cresciute proprio in contrapposizione ad Hamas. Le rivolte Osama, anche da morto, prova a mettere il cappello sulle rivolte arabe. I qaedisti annunciano l’imminente diffusione di un audio testamento che contenere un «saluto» speciale a chi si è sollevato. E’ il tentativo di inserirsi in una scena che ha visto Al Qaeda finire nell’angolo: le dimostrazioni di piazza hanno vinto in Egitto e in Tunisia, non le bombe. Uno smacco terribile per Bin Laden.
Guido Olimpio