Marco Lodoli, la Repubblica - Roma 8/5/2011, 8 maggio 2011
Porta Portese e la fiaba dell’euro - I soldi sono sempre stati un problema, questo si sa, ma oggi lo sono più che mai: ogni giorno chiude qualche negozio, quelli aperti sono mezzi vuoti, la gente arranca per arrivare a fine mese, i risparmi sono fumo nella tramontana
Porta Portese e la fiaba dell’euro - I soldi sono sempre stati un problema, questo si sa, ma oggi lo sono più che mai: ogni giorno chiude qualche negozio, quelli aperti sono mezzi vuoti, la gente arranca per arrivare a fine mese, i risparmi sono fumo nella tramontana. E la difficoltà economica si riflette anche sul linguaggio, sul particolarissimo rapporto che il romanesco ha sempre avuto con il denaro. Le lire avevano trovato una loro sistemazione dentro il lessico della strada: tutti ricordiamo che cento lire erano una piotta, e cinquanta ‘na mezza piotta, da cui derivava anche il termine "piottaro", attribuito a chi non aveva una lira, oppure che si teneva strette le poche che aveva: «Sei proprio un piottaro, un micragnoso, ‘no striminzito». E poi c´erano i "sacchi", cioè le mille lire. A ogni oggetto pesato sulla bilancia del valore corrispondeva un certo numero di sacchi, a Porta Portese era la misura fondamentale, ricordo ancora che chiesi a un bancarellaro che voleva vendermi una cassetta musicale: «Ma sei sicuro che si sente?», e lui mi rispose: «Ma che vòi, pe´ due sacchi». E poi c´era lo scudo, molto utilizzato tra i piccoli consumatori di hascisc: «Me serve ‘no scudo de fumo», e non si riferiva a chissà quale cortina difensiva. Ancora più su trovavamo il "testone": un milione, cifra perfetta, felicità quasi irraggiungibile, premio del signor Bonaventura. Insomma, ogni romano sapeva come esprimersi nell´accidentato regno del denaro, sapeva se serviva un millino o un capoccione, nessuno si sentiva completamente straniero. Con l´euro questo linguaggio si è perso e non è stato sostituito da niente. Tutto viene prezzato con la valuta ufficiale, nessuna moneta o banconota ha più trovato una traduzione affettuosa. Dieci euro sono dieci euro, cento euro sono cento euro. Però ho sentito un tipo che diceva che i cinquecento euro «so´ na fiaba lontana».