Francesco Piccolo, l’Unità 9/5/2011, 9 maggio 2011
CORSIVI - C’è
un dibattito aperto da mesi – in realtà, da anni. Se il Pd si debba alleare con il Centro, il Terzo Polo. C’è chi dice che il Pd si snaturerebbe, chi dice che non c’è altra strada per andare al governo, chi dice che invece gli ultimi sondaggi suggeriscono che l’alleanza tra partiti di (centro)sinistra basterebbe per vincere. Sull’opportunità o meno di allearsi con il Terzo Polo, rinunciando così a una propensione centripeta del partito (che è la ragione per cui sarebbe stato fondato), si dividono i dirigenti e si parla di resa dei conti e di un eventuale congresso (i congressi adesso sono visti come la più grande minaccia per un partito).
Ma tutti ignorano il problema fondamentale che mina alla base questa discussione: il Terzo Polo non ha nessuna intenzione di allearsi con il Pd. Ogni tanto Bersani propone a Casini un’alleanza di qualche tipo. I giornalisti corrono da Casini e lui dice in modo molto chiaro che non ci pensa proprio ad allearsi con il Pd.
La risposta di Casini, non si sa perché, non viene ritenuta credibile dai vertici del Pd. Dicono: non è possibile, non voleva dire proprio no, in fondo al cuore non lo pensa. Così quel no, scompare. Il dibattito si riaccende, ci si chiede di nuovo se Vendola o Di Pietro accetterebbero Casini, se Casini porrebbe come condizione l’esclusione di Vendola o Di Pietro. E di nuovo si dice che per battere Berlusconi bisogna fare tutti un passo indietro e trovare un punto di incontro per un’alleanza. Quando si è ottenuta un’apertura, allora di nuovo si propone a Casini l’alleanza. E Casini dice: no.
Considerata l’insistenza ossessiva, Casini avrebbe tutti gli elementi per denunciare Bersani di stalkeraggio. Il fatto che Casini non lo faccia, fa capire che il momento in cui Casini si sente la persona più felice del mondo, è quando Bersani gli propone l’alleanza e lui può dire soddisfatto: no. Ma anche solo per orgoglio, perché non smetterla?