???, la Repubblica 7/5/2011, 7 maggio 2011
n fondo non è poi così male essere ricordati soprattutto per una sedia. Meglio ancora se colorata e allegra
n fondo non è poi così male essere ricordati soprattutto per una sedia. Meglio ancora se colorata e allegra. È successo all´olandese Gerrit Thomas Rietveld che con la sua poltroncina Rosso-blu (ancora oggi in produzione), tutta costruita con listelli di legno, ha creato un´icona modernista, un simbolo della rivolta contro la linea curva, il trionfo della geometria nei confronti dell´oggetto che imita le forme naturali. Ma la produzione Rietveld naturalmente non si può contenere tutta in una sedia. E neanche nella Casa Schröder a Utrecht, costruita insieme alla committente Tuus Schröder nel 1924, l´altra sua celebre opera - questa volta architettonica - che pare un quadro di Piet Mondrian tridimensionale, dichiarata dal 2000 Patrimonio dell´umanità. La mostra Universo Rietveld aperta al Maxxi fino al 10 luglio, curata da Mariastella Casciaro, Domitilla Dardi e Ida Van Zijl, nata dalla collaborazione tra il museo italiano, il Central Museum Utrecht e il Nederlands Architectuurinstituut di Rotterdam, racconta questo artista dall´ispirazione poliedrica attraverso 400 tra disegni, progetti, fotografie, maquette, quadri e sculture non soltanto sue ma anche dei suoi contemporanei. Lo chiamano "il falegname di Utrecht", la città dov´era nato nel 1888, da un padre che lavorava il legno (morirà nel 1964), ma in realtà questa esposizione lo presenta come un intellettuale, un uomo di pensiero, spesso pionieristico e precorritore di soluzioni del design e dell´architettura contemporanea. Lo scopriamo inventore del mobile fai da te che veniva venduto con un imballaggio piatto neanche fossimo da Ikea. Ma anche ideatore di case popolari che avevano una struttura centrale pre-fabbricata in cui erano contenuti tutti i servizi per permettere al resto dell´abitazione la più moderna flessibilità. Quando Tuus Schröder gli chiese se poteva eliminare le pareti della sua casa, Rietveld gli rispose con piacere. Da quel momento tutto nei suoi progetti diventa scorrevole. Questo giro a tutto tondo del suo universo permette anche qualche piccola rivelazione su ciò che si conosce bene. La famosa sedia per esempio, quand´è nata non era rosso e blu ma del caldo colore del legno. "I miei mobili � affermava � tentano di non interrompere lo spazio". Lo spazio deve essere liberio: ecco a cosa si deve questo alleggerimento sempre più evidente. La pittura invece è una conseguenza della sua adesione al movimento de Stijl di Theo Van Doesburg e Piet Mondrian, che teorizzava una nuova filosofia del costruire e del creare. Il loro obiettivo era la chiarezza, la semplicità, la leggerezza, la funzionalità. Incamminandosi su questa strada le loro forme finivano per definirsi soltanto in una cornice geometrica e la loro tavolozza si riduceva ai tre colori primari: giallo, rosso e blu a cui si accompagnavano soltanto il nero, il bianco e il grigio. Il nuovo linguaggio veniva applicato con coerenza a tutte le arti. E in mostra vi sono diversi esempi . Manca Mondrian: l´unico quadro conservato nelle collezioni pubbliche italiane del maestro dell´astrazione è rimasto alla Galleria d´arte moderna, a pochi passi da qui. Era entrato nella raccolta del museo in occasione dell´esposizione romana del 1960 dedicata a De Stijl che era stata completamente allestita da Rietveld, come documentano le foto e i manifesti qui esposti. Si passeggia tra modellini di case al mare che ricordano la razionalità dell´edificio inquadrato sul fondo del dipinto La consegna delle chiavi di Perugino, ma nello stesso tempo sono leggeri come bungalow, tra progetti urbanistici in cui ogni cosa è pensata in relazione allo spazio che la circonda. Ci sono anche i suoi oggetti pensati per i bambini. Rietveld è stato infatti uno dei primi a considerarli come interlocutori autonomi del proprio lavoro: ecco seggioloni, carriole, giocattoli. E poi ci sono molte sedie: l´altra sua grande invenzione la Zig-zag, prima in tubolare metallico, poi in legno. Ma anche la Birza e la Poltrona First Model che sono nate dal concetto di "piegabilità" dei materiali tanto che nei loro progetti oltre al disegno, Rietveld aggiunge sempre un foglietto di carta piegato che ne imita la forma, come se lentamente dalla geometria stesse avventurandosi nel design e nell´architettura organicista. Ci sono poi i suoi progetti per le case a schiera, per le fabbriche, per le Accademie di belle arti. Nelle sue credenze, nei suoi tavolini asimmetrici, nelle stanze, negli uffici, nei negozi da lui ideati l´aria circola, lo spazio è libero. E lui ha sempre chiaro un obiettivo importante: "Dobbiamo semplificare la vita ed eliminare il superfluo". Nel 1954 progetta il padiglione olandese alla Biennale di Venezia. Chi lo visiterà in questa 54a edizione potrà capire cosa intendeva Rietveld quando affermava che "anche l´architettura ci può introdurre nella realtà".