Enrico Sisti, la Repubblica 7/5/2011, 7 maggio 2011
La Francia si spacca sul calcio delle "quote nere". «Stanno sbranando quel che resta del nostro pallone» scrivono
La Francia si spacca sul calcio delle "quote nere". «Stanno sbranando quel che resta del nostro pallone» scrivono. E non solo di quello, ma soprattutto della nuova Francia integrata e multietnica che la squadra campione del �98 aveva imposto e quasi orgogliosamente incarnato. Al tempo di Sarkozy quel modello sociale appare pronto per sgretolarsi, o forse è già in frantumi. E quella del calcio è solo una bandiera stracciata. C´è chi ripensa ai recenti fallimenti, alla mano galeotta di Henry che immeritatamente qualificò i "bleus" ai Mondiali in Sudafrica dove, però, la figuraccia fu epocale, lo spogliatoio che si rivolta, le parolacce di Anelka, l´ammutinamento della squadra. Poi lo scandalo di Ribéry, la star, che vola dalla prostituta minorenne e finisce sotto processo. Ci mancava solo un rigurgito di razzismo: «Siamo passati da un Le Pen all´altro». «Chi specula su certe dichiarazioni fa soltanto il gioco dell´ultra destra». Confusione. Comincia tutto l´8 novembre. Durante una riunione federale il dt delle nazionali François Blaquart presenta un grafico che riporta le percentuali dei giovani con doppio passaporto fra gli under 16 (39%), under 17 (48%), under 18 (41%), under 19 (49%), under 20 (35%) e under 21 (46%). Un misto di razzismo e di protezionismo che curiosamente combacia con uno dei punti del programma elettorale di Marine Le Pen: i giovanissimi col doppio passaporto, africani, maghrebini, tutti i piccoli aspiranti campioni raccolti dalla passione sotto la grande scritta "Espoirs", speranze, crescerebbero in Francia sfruttandone storia e infrastrutture per poi andare a giocare con le nazionali degli altri paesi, dall´Algeria alla Costa d´Avorio. Perché lì è più facile emergere. E forse perché in Francia non è più tempo di Djorkaeff né di Zidane. Il trend impoverirebbe il sistema interno sino a produrre nazionali imbolsite come quella che ha partecipato, umiliando se stessa, ai mondiali del 2010, dove come per magia i normali diventarono schiappe e i bravi impallidirono al punto da sembrare solo normali (Ribéry, Benzema, Gourcuff, Henry). Senza apparenti motivi. Il sito Mediapart fa esplodere il caso otto giorni fa utilizzando il nastro registrato da Mohammed Belkacemi, uno dei dirigenti federali presenti all´incontro: «Ma io non sono una talpa». Il ct della nazionale Laurent Blanc, amatissimo per aver restituito ai francesi una nazionale di cui andar fieri dopo il fallimento dell´insopportabile Domenech, ne esce malissimo: «I neri sono robusti ma di scarsa qualità». Più o meno questo il sunto del suo pensiero che Patrick Vieira non esita a precisare: «Attenti, vogliono bianchizzare la nazionale». Corretta o meno che sia l´interpretazione dell´ex juventino e interista, ora in Inghilterra al Manchester City, Blanc finisce sotto inchiesta per aver vagheggiato, con le sue farfuglianti ammissioni, esclusioni forzate e teorie qualitative a prescindere dall´unico elemento realmente discriminante, il talento: «E´ stato frainteso», dice Marcel Desailly, ex milanista, «conosco Laurent da 15 anni, non è un razzista». E la tesi dell´equivoco sposano anche l´ex ct campione del mondo Jacquet e Deschamps, tecnico del Marsiglia ed ex allenatore della Juventus, che della nazionale francese campione del ´98 fu il capitano: «Provo tristezza per Blanc, stanno attaccando l´uomo. Spieghi ed è a posto». Attualmente a Merano a curarsi nella clinica di Chenot, Blanc sarà probabilmente ascoltato entro lunedì. Forse a Bordeaux, dove risiede. E´ stato lo stesso Ministro dello sport Chantal Jouanno (12 volte campionessa francese di judo) a pretendere un´indagine: «L´idea delle quote è un´idiozia», ha ammesso. L´idiozia aveva però già preso forma ipotizzando la discriminazione su base etnica e/o amministrativa di ragazzini di appena 12 anni. Ieri Blaquart, già sospeso, ha scagionato il ct: «Ho usato soltanto io e in modo maldestro la parola "quota"». Giovedì si riunirà il consiglio federale presieduto da Fernand Duchaussoy, il quale ha ammesso di non essere stato mai informato del contenuto "scabroso" di quella riunione. Da Blanc, secondo un sondaggio de L´Équipe, i francesi si aspettano chiarezza, non dimissioni: l´80% è con il ct. Vincevano insieme e sembravano una cosa sola, bianchi e neri, quando Le Pen li accusava di non conoscere la Marsigliese, quando la nazionale stessa, simbolo del nuovo tricolore "black-blanc-beur", dove beur sta per arabo, veniva accusata di «non essere francese». Ora «non francesi» sarebbero i vivai, il cuore del stesso del calcio. L´opinionista del Nouvel Observateur Gerard Muteaud cerca di stemperare i toni con una battuta: «Tutta colpa di Messi, fosse nato giallo o nero...». Insomma storto, piccolo, brutto, ma fenomenale e soprattutto bianco. Però le nuvole restano nere.