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 2011  maggio 07 Sabato calendario

Caro Direttore, lei ha scritto il 4 maggio: «Per la strage alla Banca dell’Agricoltura è corretto dire che non è stata fatta giustizia ma la verità storica è assodata: furono i neofascisti di Ordine Nuovo a mettere la bomba e poterono contare sulla complicità di una parte deviata degli apparati dello Stato»

Caro Direttore, lei ha scritto il 4 maggio: «Per la strage alla Banca dell’Agricoltura è corretto dire che non è stata fatta giustizia ma la verità storica è assodata: furono i neofascisti di Ordine Nuovo a mettere la bomba e poterono contare sulla complicità di una parte deviata degli apparati dello Stato». Ma Rosario Priore, giudice istruttore di tanti casi di eversione rossa e nera, non ha le Sue certezze. Nel libro-intervista di Giovanni Fasanella nota come l’attentato del dicembre 1969 seguì di soli tre mesi il colpo di Stato in Libia che estromise gli inglesi. E di seguito il magistrato ricorda: «… Pochi giorni dopo la strage, quando i giornali inglesi tornarono a parlare di strategia della tensione per alludere a responsabilità tutte italiane, Saragat [presidente della Repubblica] reagì ritorcendo l’accusa contro gli inglesi, riferendosi a sua volta ai rapporti dei servizi britannici con gli ambienti in cui era maturato il progetto dell’attentato». In tal caso mi pare che al di là della verità giudiziaria, la verità storica non sia assodata. CESARE ZILOCCHI (PIACENZA) Ricavo le mie certezze dalla sentenza della Corte di Cassazione emessa nel 2005 in cui era scritto che grazie alle nuove prove emerse a partire dalla collaborazione del neofascista Carlo Digilio, dal testimone Martino Siciliano e da quanto emerso nell’ultimo processo a carico di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, la strage è da attribuire proprio al gruppo neofascista di Ordine Nuovo. La Cassazione sottolinea anche che, proprio in base alle evidenze emerse negli ultimi anni, gli ordinovisti veneti Franco Freda e Giovanni Ventura sarebbero stati entrambi da condannare come responsabili della bomba. Questo però non era più possibile perché i due erano già stati processati e assolti nel primo processo su Piazza Fontana, quello che venne tolto a Milano e spostato prima a Catanzaro e poi a Bari. Moltissimo è ancora da chiarire, soprattutto per quanto riguarda le complicità nella strage e sui depistaggi messi in atto negli anni successivi, ma sulla matrice sembrano ormai esserci pochi dubbi. Anche l’attuale presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlando al Quirinale il 9 maggio del 2009 - in occasione del Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi - ha evidenziato come siano mancate le verità giudiziarie e le conseguenti condanne ma come si abbia una chiara idea della stagione delle stragi. «Ricordare quella strage e con essa l’avvio di un’oscura strategia della tensione - disse Napolitano - significa ricordare una lunga e tormentatissima vicenda di indagini e di processi, da cui non si è riusciti a far scaturire una esauriente verità giudiziaria. Se il fine venne indicato nella creazione di un clima di convulso allarme e disorientamento e quindi in una destabilizzazione del sistema democratico, fino a creare le condizioni per una svolta autoritaria nella direzione del paese, componenti non secondarie di quella trama in particolare l’attività depistatoria di una parte degli apparati dello Stato - rimasero spesso non determinate sul piano dei profili di responsabilità, individuali e non solo». www.lastampa.it/lettere