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 2011  maggio 07 Sabato calendario

Ho rivisto Guido Bertelli dopo vent’anni, per caso. Alto, bello, eccentrico, faceva strage di cuori e noi maschi tirammo un sospiro quando, finito il liceo, se ne tornò a Milano

Ho rivisto Guido Bertelli dopo vent’anni, per caso. Alto, bello, eccentrico, faceva strage di cuori e noi maschi tirammo un sospiro quando, finito il liceo, se ne tornò a Milano. Così qualche settimana fa, me lo trovo davanti al Principe di Savoia a una convention della grande azienda di cui è amministratore e ha insistito per portarmi a cena da lui. Appena dentro ho iniziato a riconoscere i pezzi della strana collezione della madre e, più tardi, al secondo Caol Ila mi è venuto l’estro di buttarla sul ridere e gli ho detto: «Certo caro Guido che tua madre ti ha lasciato un’eredità piuttosto ingombrante» . Lui, finallora allegro, mi ha gelato con un’occhiata e, di colpo serio, ha detto: «Meglio non scherzare su certe cose... anzi, seguimi ti faccio vedere una cosa» . Quando ha aperto la porta quasi non potevo credere ai miei occhi. Dipinta come un cielo nel giorno dell’apocalisse la stanza era tappezzata proprio come l’antro di una maga lucana. L’orrido mosaico comprendeva una moltitudine verminosa di piedi di tasso, zanne di cinghiale, unghie della «gran bestia mannara» , zampine di tapone, tapunare o corchia, sproni di gallo vecchio, unghie di asino di prima ferratura, corna piccoline di capretto nero, pelli di pancia pelosa di tasso, unghioni di vulpacchia, scarabei volanti e denti d’orso. Io l’ho guardato interrogativo. Allora lui ha preso dal muro una mandibola di lupo istoriata e allungandomela mi ha detto: «Guardala bene, Gaetano: tutto quello che ho, e come hai visto non è poco, è proprio a questi magici talismani che lo devo» . Per il disgusto ho preso l’amuleto con la punta delle dita e mentre dicevo: «Ma dai a Berté, pensavo che solo noi al Sud potessimo crederci...» , diomio, la mandibola mi è caduta andando in mille pezzi insieme all’aplomb di Guido Bertelli. Ho cercato di rincuorarlo, ma era disperato. Mi sono messo addirittura a recitargli lo scongiuro di una cameriera di mia nonna: Uocchio de calabbrone/unghia di tapuna e manuzza di talpone/deva caccià lu maluocchio stregone, ma sul più bello sono scoppiato a ridere. A quel punto Bertelli s’è fatto livido e, praticamente, mi ha messo alla porta. Così non mi è dispiaciuto più di tanto leggere sul Corriere che Guido Bertelli, proprio quella notte, era stato arrestato per bancarotta fraudolenta. Sì, sì, l’articolo spiegava bene come, in realtà, la finanza fosse sulle sue tracce da mesi ma lo stesso non ho potuto non chiedermi perché proprio quella notte? Chissà magari, non avessi riso sullo scongiuro...