Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 07 Sabato calendario

Un tavolo povero per le parole giuste S empre controcorrente, Barbara Alberti scrittrice e sceneggiatrice

Un tavolo povero per le parole giuste S empre controcorrente, Barbara Alberti scrittrice e sceneggiatrice. Nel libro «Riprendetevi la faccia» difende il diritto delle donne a tenersi le rughe. Nell’ultimo «Buonanotte Angelo» critica i miti effimeri dei nostri tempi, danaro, successo, bellezza. Da giovane scriveva solo di notte, dopo la nascita del primo figlio ha scoperto il mattino: «È più santo e visionario del buio, al mattino il mondo è intatto e tu pure, quelle ore purissime dalle 6 alle 9, nessuno ti ha ancora offeso, nessuno pretende niente da te» . Il suo studio è in mansarda. «Ho una soffitta tutta per me che mi ripara solo un po’, gli affetti (umani, cani, gatti) mi configurano nettamente nello spazio. Questa soffitta è una nave che finge di navigare, ma è ancorata al porto» . La sua isola è lo scrittoio: «Un tavolo povero, da studenti. Ripiano di legno, due cavalletti» . Cosa non deve mancare sullo scrittoio? «La luce calda e rotonda di un’abat-jour sul foglio a quadretti, thermos-biberon, la penna Pilot che corre» . Il computer? «Viene dopo. Prima lavoro da artigiano — penna, carta, forbici, colla — poi copio. Il computer è uno strumento di perfezione, che permette un’infinita scultura della frase, non so più scriv e r e S e n z a q u e l l a f i n a l e perfettibilità» . Cosa le fa star bene quando scrive? «La certezza che non sarò interrotta. Quando lavori in casa sei a disposizione. A me poi piace servire quelli che amo. Ho il callo della penna e quello della scopa. È il guaio di avere due vocazioni: metà avventuriera metà chioccia, oscillo fra i tempestosi mari e il pollaio» . Qualche rimpianto? «Quanti libri non scritti mi saranno costati la famiglia e la pulizia della tana? Ma chissà che mostro sarei diventata senza il bisogno di stringermi a delle creature. I figli ti obbligano a dare, salute infinita. Fra le astuzie della natura è la più riuscita» . Metodica, quasi maniacale: «Sarei così disordinata che sono ordinatissima. Più ordine c’è intorno, più le parole si fanno audaci. Prima di lavorare pulisco bene la stanza, sento l’imperfezione anche alle spalle» . Ha 16 metri quadrati di archivio sommerso dalle carte. «La mia memoria. Non mi ricordo niente, e curo la mia stampella, per non perdermi e perché sono un’archivista nata» . Dice che ora però sente il bisogno di fare spazio. «Avvicinandosi alla morte, viene voglia di selezionare le tracce. Ho lo scanner, ma faccio resistenza, la traduzione telematica dei miei scritti mi inquieta. Appartengo al ’900, sono una creatura di carta» .