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 2011  maggio 07 Sabato calendario

Dalla superba scalinata in marmo tardo neoclassica la si direbbe «soltanto» una tradizionale, ricca dimora borghese

Dalla superba scalinata in marmo tardo neoclassica la si direbbe «soltanto» una tradizionale, ricca dimora borghese. Invece no. A cominciare dall’ingresso, dipinto in un verde indefinibile, con grandi lanterne marocchine che lo fanno sembrare un esotico interno di Marrakech. Niente è dato per scontato, ogni cosa è illuminata e colorata nella nuova casa milanese di Alberta (da sempre Albertina) Marzotto, giornalista di costume e di moda, argomento che la tocca da vicino (l’eleganza della signora è leggendaria) e l’appassiona da sempre, tanto da averci scritto un libro, da poco uscito con Mondadori, a metà tra il manuale e il saggio filosofico, intitolato «L’abito fa il monaco?» . Sottotitolo. «Dalla A alla Z. Tutti i luoghi comuni da sfatare sulla moda» . Appoggiata a una poltroncina rivestita con un foulard di Hermès, Albertina guarda il bassotto Stress e il jack russell Strudel che ruzzolano ai suoi piedi. Sbuffa. Vita domestica e colori, come in quadro di Bonnard. Dice: «Detesto ogni genere di ovvietà, e non solo nella moda» . Bene lo sa l’architetto Jacopo Gardella, che con la moglie di Gaetano Marzotto (imprenditore della moda e dei vini) due anni fa ha concertato i grandi cambiamenti in vista del trasloco da una casa pensata da Renzo Mongiardino a una già progettata da Luigi Caccia Dominioni. L’appartamento di quasi quattrocento metri quadri è stato trasformato in un luogo di deliziose eccentricità, arredato con pochi souvenir di famiglia, come i quadri dell’Ottocento e le stampe dei palazzi romani della raccolta del nonno di Gaetano e tanti oggetti comprati durante i numerosi viaggi tra il Nord Africa e la Cina, passando per la Via della seta e le vetrine degli antiquari parigini: collezioni di Buddha, dipinti indiani su carta, quadretti con specchi e pietre dure. Pezzi d’antiquariato e bric-à-brac. «Volevo liberarmi del tocco viscontiano. Niente stile scenografico, panoramica di foto di famiglia in salotto. I ritratti dei miei figli Lavinia, Giacomo e Matilde li tengo nello studio e in camera da letto. Via i velluti, i pizzi, i cuscini a schiera sui divani, sì invece alla "mia adorata paccottiglia portafortuna", fatta di "gobbetti", ferri di cavallo, rosari benedetti, santini, quadrifogli, spicchi d’aglio, sale grosso da tenere in borsetta, occhi di Allah. Già, perché Albertina ammette di essere un’inguaribile superstiziosa, un vizietto ereditato, forse, da un bisnonno per parte di papà: Salvatore Scandone, napoletano doc. Amuleti e talismani anti iella, libri dei tarocchi e degli scongiuri sono sparsi un po’ovunque per casa e infilati nelle tasche delle Birkin color caramella (vedi alla voce "It Bag"del suo libro, pag. 130). «Una volta facevo le carte, adesso ho chi me le fa a Torino e un’astrologa di fiducia a Milano. Non decido mai nulla senza essermi fatta fare i ching da Flaminia Momigliano. Non ha mai sbagliato una previsione» . La forza degli amuleti è sublimata da candele profumate e dai fiori: rose e lilium, calle viola e ortensie blu, un vaso in vetro bluette (ricordo di nonna Alberta) riempito di boccioli rosa di peonia. Gli arrangiamenti floreali vengono rinnovati ogni settimana da Laura e Betty, nella loro bottega «L’erba voglio» di via Formentini. E per il verde dell’ultimo minuto c’è sempre la bancarella di piazza San Babila. «Una casa senza fiori è vuota, triste, in questo sono esagerata come mia mamma Franca, la sua casa di Verona è profumata come una serra di Grasse» . Gardella ha agito da architetto e arredatore. Salvate le volte in gesso e i muri di sostegno, ha ripensato i mobili di Mongiardino e rinfrescato i tre divani del salotto in lino melanzana con una banda bianca ispirata alla couture Courrèges anni 70. L’ingresso con le lanterne è un’altra idea geniale dell’archistar milanese, così come la Galleria, il locale che i proprietari precedenti usavano come sala delle armi, adesso trasformata in un’accogliente sala per i pranzi di lavoro e le cene con gli amici. I piatti vengono preparati con la complicità di Gaetano, che è cacciatore e fantasioso gourmet, nella cucina ipertecnologica in acciaio laminato. Ai lati del grande tavolo a forma bombata, una sequenza di porte a specchi non riflettenti si aprono sulle stanze degli ospiti e si chiudono su cabine armadio dove si conservano i liquori e i buoni vini di Cà del Bosco. Nella zona notte dominano il verde, il rosa, il grigio e il rosso, in tonalità piatte. Per la matrimoniale Albertina si è ispirata ai colori della pittura veneta. Profondo blu, dal pavimento in legno agli armadi con cineserie, al letto a baldacchino a forma di gondola veneziana. Blu intenso che si ritrova anche nel bagno del marito, mentre nel suo, preceduto da un civettuolo boudoir, vince il rosso assoluto. Melisa Garzonio