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 2011  maggio 07 Sabato calendario

Il bunga-bunga di Scalfari tra Eros, Platone e bigamia - Ieri Repubblica ha festeggiato l’uscita del nuovo libro di Eugenio Scalfari con una doppia pagina fir­mata da Antonio Gnoli

Il bunga-bunga di Scalfari tra Eros, Platone e bigamia - Ieri Repubblica ha festeggiato l’uscita del nuovo libro di Eugenio Scalfari con una doppia pagina fir­mata da Antonio Gnoli. Il giornalista pubblica infatti in questi giorni Scuo­te l’anima mia Eros (Einaudi, pagg. 127,euro 17).Dedicato all’amico Ita­lo Calvino e ispirato da un verso di Saffo, il volume, secondo Repubbli­ca , è una «dotta ricognizione sul ruo­lo di Eros nella nostra storia cultura­le, che spazia dalla filosofia alla lette­ratura ». Mentre Scalfari lo descrive come «il consuntivo di una vita». Eros concilia istinto e ragione, coniu­ga amore di sé e amore degli altri, conduce alla conoscenza, infonde il desiderio di sopravvivenza. Una vi­sione magari interessante ma co­munque conforme al buon senso: niente per cui emozionarsi troppo, a prima vista, anche se Repubblica lo­da la «radicalità dello sguardo» e la «visione antropologica» del saggio. Impressionante poi la parata di au­tori cui Scalfari viene avvicinato, per un motivo o per l’altro, dal quotidia­no di cui (solo per caso) è stato il fon­datore. Si parte da Platone, tanto per gradire, e si prosegue con Freud, che Scalfari qua e là corregge. E via con un bunga bunga culturale al quale so­no invitati i grandi spiriti della mo­dernità: Bataille, Marcuse, Simone Weil, Hannah Arendt, il Cardinal Martini, García Lorca, Diderot, Tolstoj, Montaigne, Nietzsche. La malinconica conclusione è che la morte spiega la vita, ma non c’è una verità ultima delle cose. Non resta che la poesia, scrive Scalfari: «È di­ventata per me il solo modo di acca­rezzare me stesso ». Per ora niente ri­me: «Non ho mai composto versi e non credo che mai ne scriverò». Nel caso cambiasse idea, c’è già la fila di recensori pronti a giurare in ginoc­chio (sui ceci) che Scalfari se la gioca con Omero e Dante. Anche l’ Espresso , in edicola da ieri, festeggia. Wlodek Glodkorn intervi­sta Scalfari, «l’intellettuale, il pensa­tore, il fondatore di giornali». Espres­so incluso, naturalmente. Glodkorn strappa rivelazioni sui «complicati amori d’adulto»del filosofo,non pri­ma di aver raccolto alcune preziose suggestioni, esposte con suprema modestia (si fa per dire). Tipo: «Parto da Freud ma ne rovescio la logica... noi umani non siamo una specie di solitari, siamo una specie socievo­le ». Oppure: «Io penso che non esi­sta il bene e il male. Esiste la vita di una specie che si svolge nel quadro di un universo abitato da miliardi di altre specie, organiche e non organi­che. La nostra specie, pensante e de­siderante, ha tanti attributi. Questi attributi da cosa derivano? Da miliar­di di cellule e dall’infinità di liquidi e vuoto (gli atomi sono divisi dal vuo­to) ». In mezzo all’infinità di liquidi e vuoto, c’è anche una parte interes­sante (senza ironia). È quella in cui Scalfari mette da parte il bigino di fi­losofia e parla di se stesso: «In piena coscienza ho vissuto la fatica della bi­gamia. Sapendo la fatica, ben mag­giore, che si sono assunte le mie com­pagne ».L’amore per la moglie e quel­lo per la compagna (poi sposata) per 43 anni sono state «due parallele. Nessuna delle due era subordinata all’altra. Sapevano l’una dell’altra. Provavo a stare con una sola delle mie donne. Ma era come se tentassi di tagliarmi una gamba, un braccio e metà del cervello». Inevitabile quin­di fu considerare la fatica del triango­lo «in cui io mi assumevo il ruolo che spetta al padre». Il diavolo a volte si annida nei parti­colari. A esempio nella scheda di pre­sentazione dell’ Espresso . All’anoni­mo estensore, evidentemente scon­fortato, scappa questo commento: «Sembrerebbe un libro generico». Inutile il tentativo di rimediare speci­ficando che no, invece è un saggio profondo perché «entra nei detta­gli... ». Instillato nel lettore il sospet­to, il danno è fatto.