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 2011  maggio 07 Sabato calendario

La truffa balla sul “paso doble” (2 articoli) - La danza a processo (sportivo) è l’ultima svolta di un mondo in perenne fibrillazione

La truffa balla sul “paso doble” (2 articoli) - La danza a processo (sportivo) è l’ultima svolta di un mondo in perenne fibrillazione. Giri di valzer o «paso doble», tango e salsa, rumba e cha cha cha: da ieri sul banco degli imputati ci sono maestri, giudici, atleti e consiglieri federali. Le loro colpe? Le accuse sono pesanti, dettagliate, ingombranti, perché gettano un’ombra sulle piste da ballo di tutta Italia ed ora toccherà alla commissione giudicante della Federazione italiana danza sportiva mettere ordine a quello che ha già preso il nome di «Danzopoli»: illecito e mancata denuncia, i due capi di imputazione che pesano sui deferiti. Il processo che si è aperto nella sala stampa dello stadio Olimpico di Roma è a carico di 65 incolpati. C’è l’accusa rappresentata dall’avvocato Fabio Pennisi, la commissione dei giudici presieduta dall’avvocato Renato Tobia e un popolo della danza diviso e che si interroga. Lo scandalo ha un percorso e degli obiettivi ben precisi e si sarebbe materializzato in modo chirurgico. Prima tappa, la complicità fra maestri e giudici di gara, spesso figure raccolte in un’unica persona. Così accadeva - secondo l’accusa - che fra le giurie girassero bigliettini con i numeri dei vincitori già stabiliti prima delle esibizioni con lo scopo di premiare allievi propri o di «scuderie» amiche. Nessun giro di denaro diretto, ma una forma di ricompensa economica che si sarebbe, poi, realizzata di conseguenza. Semplice il ragionamento: se vince una gara, una coppia allenata dal maestro di quella determinata scuola di danza, la stessa associazione avrebbe acquistato fama e prestigio e, quindi, un numero sempre maggiore di iscritti. «Danzopoli» sarebbe stato un progetto scientifico, perché, sempre secondo l’accusa, il traguardo finale si sarebbe realizzato con la creazione di una federazione nella federazione, formata da tesserati di fiducia che avrebbero avuto rassicurazioni da alcuni membri federali di nuove occupazioni in futuro. Nelle richieste di rinvio a giudizio pesano i colloqui o le videoregistrazioni grazie alle quali è stato possibile ricostruire gli illeciti. A far saltare i piani interni alla federazione sarebbero state proprio alcune denunce o esposti presentati da una parte di maestri insospettiti da risultati di gare non in linea con la prestazione degli atleti agli ultimi Campionati italiani di Rimini del 2010. Giudici intimiditi, giurie corrotte, minacce anche fisiche se non avesse vinto una determinata coppia: grazie al lavoro di tecnici infiltrati fra i commissari di gara, il procuratore federale ha potuto ricostruire i fatti. «Non si capisce ancora il motivo per cui siamo a processo. Tutto questo scandalo nasce da videoregistrazioni fatte da privati o da chiacchierate registrate di nascosto con l’apparecchio nella giacca...», così il legale di un maestro. «Se è tutto vero, addio passione. Che senso ha andare in pista quando è già scritto il nome del vincitore...», si chiede il primo ballerino a sgommare lontano dalla pancia dello stadio. L’udienza è tolta, l’appuntamento è fra due settimane quando si aprirà il dibattito: la federazione danza sportiva è commissariata dall’8 febbraio per decisione del Coni (Luca Pancalli è il commissario straordinario). GUGLIELMO BUCCHERI *** “Per questa passione investo lo stipendio” Viaggio nelle sale, tra voglia di ritmo e agonismo sfrenato Il popolo che balla ha una sua federazione, sportiva e, da tre mesi, sotto tutela. Ballerini, dunque. Ma anche atleti, tecnici, maestri e giudici: uniti dalla stessa passione e, soprattutto, legati ai doveri di un qualsiasi tesserato che fa sport. Ora che il ciclone di «Danzopoli» si è abbattuto sull’umore dell’Italia che scende in pista aumenta la voglia di riappropriarsi di un territorio «ferito». Liscio, ballo da sala e combinata nazionale. Poi, danze jazz e freestyle, danze argentine, folk, caraibiche, orientali, classica, moderna e contemporaneo senza dimenticare la street dance, la tap dance o il choreographic team. Il variegato mondo del ballo è racchiuso in una lista di discipline che, in numeri, raccontano di 108 mila iscritti, 3700 tecnici, 24 mila atleti. «Siamo inferiori soltanto al pubblicizzatissimo calcio. Le cifre del nostro movimento sono impressionanti e la moda della pista è soprattutto passione...». La voce è di un amatore, da anni parte della federazione, oggi, commissariata, e pronto a guidarci all’interno di uno spazio violato dallo scandalo. L’Italia ha conosciuto un salto in avanti in fatto di praticanti che ha sparigliato i giochi: effetto tv o imitazione, soltanto 10 anni fa poco più di 20 mila erano gli iscritti alla Fids, un numero diventato pesante negli anni. Oggi ballano i giovani, ma soprattutto si avvicinano alla danza, o meglio, alle danze i più grandi. «Qua c’è gente che investe uno stipendio in partecipazioni alle gare, abbigliamento o viaggi...», così il nostro appassionato. Un’ora privata con il maestro può arrivare anche a 250-300 euro, un vestito per scendere in pista anche fino a 1000 euro. «Nel tempo si sono venute a creare delle vere e proprie correnti. C’è chi fa capo ad una scuola e chi ad un’altra. Chi sceglie un maestro, chi preferisce rivolgersi altrove: questo non ha fatto altro che favorire la nascita di quel terreno fertile dove ha attecchito lo scandalo...», continua la nostra guida. Già, le scuole. Sono almeno 10 mila, alcune vicine fra loro, alcune lontanissime. Il sistema può deragliare, anche fin troppo facilmente. E, «Danzopoli», è servita. I passi: si va in gara, c’è una giuria amica senza saperloe, all’improvviso, il maestro diventa quello vincente da seguire ad ogni svolta. «Così, per migliorarsi, si chiedononuove lezioni, magari, private. E la scuola cresce in fatturato e presenze, dando un preciso segnale alla concorrenza». L’Italia che balla ha da sempre inseguito l’Inghilterra, perché è a Londra e dintorni che è nato il movimento. Da qualche anno, però, ecco lo stop ad esibirsi Oltremanica. Divieto voluto dall’allora presidente federale, Ferrucccio Galvagno, piemontese di Cuneo (oggi anche lui a processo sportivo), e subito dai nostri migliori atleti come una forzatura. L’Italia che balla, negli ultimi tempi, è stata una passione da vivere, per i più bravi, soltanto entro confine, ma adesso la controrivoluzione è pronta. Dall’8 febbraio c’è un commissario straordinario, Luca Pancalli. Ma dai primi di febbraio c’è stata anche un’inchiesta sconfinata nel processo che ieri si è aperto all’Olimpico. A «Danzopoli» guardano tutti coloro che auspicano una operazione «pulizia» già cominciata da quando lo scandalo ha decapitato i vertici e messo nel mirino pericolosi intrecci: quasi 500 al giorno è la corsa dei nuovi tesserati alla federazione sotto tutela negli ultimi due mesi. «Regole più certe e stop al legame fra giudici e maestri: è difficile, ma chi è chiamato ad insegnare non deve, poi, farsi trovare con una paletta in mano al momento della gara...», racconta uno dei tanti ballerini per diletto. Sessantacinque, gli imputati. Una procura della Repubblica, quella di Rimini, che ha alzato le antenne su quanto si sta consumando a Roma. «Speriamo che il clamore di quanto accaduto non faccia venire meno la voglia di ballare. Io credo di no, perché dopo gli scandali si riparte da zero...», passa e chiude il nostro amatore. Il processo è appena cominciato, le gare non si fermano. Il prossimo appuntamento è sempre in Romagna, il 28 maggio: sei padiglioni allestiti come palazzetti, ognuno con due piste da ballo. Venerdì 20 maggio la Commissione giudicante della federazione aprirà il dibattimento, interrotto ieri per decidere se acquisire altri colloqui registrati privatamente dagli infiltrati nelle giurie: alle difese il compito di smontare un’accusa costruita sulle intercettazioni in un mondo che non vuole smettere di ballare. [G. BUC.]