Mario Platero, Plus24 7/5/2011, 7 maggio 2011
LASCIATE LAVORARE MARCHIONNE
Mercoledì, all’Hilton, sulla Sesta strada, incontro una banchiera di BoA/Merrill Lynch. Mi dice di essere pazza di Marchionne. «L’ho visto in azione al mattino da noi, ha conquistato la platea...la raccolta dei 7,5 miliardi di dollari per rifinanziare il debito Chrysler sarà una passeggiata». Poi giovedì mattina ricevo il rapporto di un’analista, sempre BoA/Merrill Lynch che incoraggia a vendere Fiat e mette in dubbio la leadership di Marchionne. Possibile? Due posizioni così divergenti in meno di 24 ore? Possibile. Intanto per le famose pareti cinesi. Gli analisti debbono poter esprimere il loro parere senza l’influenza di un banchiere che sta per incassare 50 milioni di dollari se una certa operazione andrà a un fine. È lecito proteggerne l’indipendenza. Ma è anche lecito capire se ha ragione e che cosa intende. Cominciamo dalla presa diretta. I banchieri che ho visto mercoledì prima della presentazione di Marchionne erano tutti molto soddisfatti. Avevano già avuto incontri one to one, avevano visto Marchionne in azione al mattino. Erano in generale convinti che i nuovi modelli Chrysler faranno benissimo, sono soddisfatti dei numeri e il risultato di tutto questo è stato un anticipo di oltre un mese, al 24 maggio invece che a fine giugno, per chiudere l’operazione. Non da poco per un’operazione da quasi 8 miliardi di dollari.
Ora passiamo all’analisi, negativa su quattro punti: prevede che la Fiat non farà così bene, che il mercato europeo e italiano in particolare, saranno piatti, che il mercato brasiliano sarà in ritirata e – punto centrale – che il potere di Marchionne si sta esaurendo. WHAT! Quando l’ho incontrato Marchionne mi è sembrato in forma splendida. Posso dirvi che gode della fiducia totale di Casa Agnelli e Casa Bianca. Energia inesauribile. Preso dal morbo del venditore: «Sono pronto ad andare a casa della gente pur di vendere i nostri nuovi modelli». Ha persino spedito il suo presidente, John Elkann a vendere una 500 a Warren Buffett. Ma il rapporto non parlava di quel potere. Piuttosto della sua capacità di convincere il mercato finanziario. «Non si può muovere il titolo Fiat dicendo che Ferrari varrebbe oltre 5 miliardi di dollari se andrà in borsa, quando ne vale al massimo 3,9 e poi in borsa si vedrà». Meglio non eccedere in parole e preferire i fatti. «Lasciatelo lavorare – dice chi lo conosce bene – ma avete visto da dove è partito? Il 2013 sarà l’anno d’oro. Chi è intelligente, come i sottoscrittori dei bond, sta già scontando il domani».