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 2011  maggio 12 Giovedì calendario

IL PRIMO A INTERCETTARE LE ESCORT FU PAPI BENITO


C’era una escort (ma all’epoca non si chiamavano ancora così) che s’infilava tra le lenzuola di Benito Mussolini, e che il Duce, per timore che lei parlasse troppo, faceva intercettare dagli agenti segreti dell’Ovra. Divertendosi poi ad ascoltare, talora in dolce compagnia di un’altra donna, tutti i colloqui che lei aveva al telefono o scombiava con conoscenti e amiche.

Lo rivela, nel secondo numero del nuovo mensile Bbc History Italia, un interessante articolo di Mauro Suttora, che curò Mussolini segreto, la raccolta dei diari di Claretta Petacci edita da Rizzoli. Proprio alla giovane amante, che l’annotò nel suo quadernetto segreto, il capo del Fascismo aveva confidato: «Che vuoi, avrò avuto migliaia di donne... Molte le ho prese una sola volta e non ricordo neanche la loro fisionomia. La più fredda, anzi direi glaciale, era la Cornelia. Frigida, indifferente».

Lei è la scrittrice Cornelia Tanzi, figlia della proprietaria di una "casa di comodo". Fisicamente è bella, non bellissima. Così la descrive quel "vitellone romagnolo" di Benito: «Ha gambe lunghe, è esile, sottile, alta, bruna». Conosce Mussolini grazie alle poesie, una al giorno, che gli manda. Lui s’intriga e la fa convocare a Palazzo Venezia, dove vanno subito al sodo. Una relazione particolare, la loro. Cornelia è in pratica una mondana d’alto bordo, una via di mezzo fra la mantenuta e la escort di lusso: «Si spogliava distratta, apatica, faceva cadere la camicia, si vedevano queste due gambe lunghe, si metteva lì e via, senza scomporsi. Tutto in meno di mezz’ora.

Faceva il suo servizio, si rivestiva e poi diceva: "Ricorderai che ti ho scritto nella lettera...". Io le davo una somma e via. Fino a nuovo occorrere di danaro non si faceva più viva... Viene da me quando ha bisogno di rifarsi il guardaroba. L’avessi mai veduta vibrare, mostrare interesse per me. Nulla».

Avida e glaciale. E disinibita. Benito la disprezza, ma non riesce a farne a meno. Anzi, come rivela a Claretta, è geloso di lei e dei suoi amanti, tra cui un certo Baldi, proprietario della pensione dove vive, un certo avvocato De Santis che le ha pagato la macchina, e anche il popolare poeta romanesco Carlo Alberto Salustri, più conosciuto con l’anagramma del suo cognome: Trilussa.
Mussolini la fa intercettare e poi racconta tutto alla Petacci: «Era una puttana! Una volta ha detto, in un albergo: "Sì, io ho tanta intimità col Duce e gli ho lasciato il rossetto sulle labbra...". La chiamai: "Sentite, voi mi avete reso ridicolo. Adesso vi allontanerete per due o tre anni da Roma: andate in esilio. Se non volete andarci con le buone, vi ci manderò con i carabinieri"».

Benito, che non sopporta gli altri uomini, spedisce dunque Cornelia "al confino" in Piemonte. Ma anche lì ordina di intercettare le sue telefonate, che poi gira alla Petacci: «Toh, questa è un’intercettazione alla Tanzi, leggi», le dice il 19 febbraio 1938. E Claretta annota nel diario: «La Tanzi parla con un’amica a cui confida che [col Duce] ormai è finita. L’amica risponde: "Come mai?". La Tanzi: "Quando gli uominii hanno un’altra donna si dimenticano di quelle che hanno avuto e hanno". L’amica: "Ma anche gli uomini hanno un cuore". E la Tanzi: "Sì, ce l’hanno fra le gambe [‘Volgare!’, commenta a questo punto Claretta]. È un anno ormai che aspetto, e credo che non valga la pena di attenderlo ancora. Ma se ne pentira"». Cornelia e Mussolini non si vedranno mai più. Nei nove mesi dell’occupazione nazista di Roma la escort del Duce apre un bordello, frequentato da ufficiali tedeschi. Nel 1944, alla caduta del Fascismo, la Tanzi viene condannata a 30 anni per collaborazionismo. Ne sconta solo uno e mezzo, beneficiando della grande amnistia pacificatrice per il 2 giugno del ’46, giorno del referendum istituzionale. La stessa amnistia che interruppe il confino a Lipari di Edda Ciano, figlia di Mussolini»