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 2011  maggio 06 Venerdì calendario

CALEARO: «MAI FATTO IL VICE DI NESSUNO»

«Aspetti un attimo. Non so nemmeno i nomi di ’sto rimpasto...». A Massimo Calearo non fa difetto la sincerità. Come dimostrano i fendenti che affida al Riformista nella sua prima intervista da consigliere del premier per l’export.

Calearo, lei doveva fare il sottosegretario. L’hanno fregata?
Ma scherziamo? Sottosegretario io? Il sottosegretario è, se va bene, un numero due. Invece Massimo Celearo, cioè io, non ha mai fatto il numero due di nessuno.

Ma se la sua promozione allo Sviluppo economico veniva data per certa fino a ieri...
Scemenze. Falsità. Stamattina mi telefonano due colleghi del centrosinistra per dirmi la stessa cosa: «Ma come, Massimo? Hanno fatto sottosegretario Cesario e tu niente?».

Risposta?
«Allora non avete capito un ca..o di me. Lo sapete che non sono il tipo che si mette a fare il sottosegretario a chicchessia».

Siamo sicuri che, sotto sotto, non c’è rimasto male?
Basta chiederlo a Silvio Berlusconi. Le poche volte che l’ho incontrato gliel’ho detto chiaro e tondo che sono un imprenditore prestato alla politica e non un politico di professione. La corsa alle poltrone è roba da politicanti, non da imprenditori.

Lei non è solo un imprenditore. È stato anche il presidente di Federmeccanica.
Fossi andato a fare il sottosegretario, avrei dovuto lasciare la gestione dell’azienda di famiglia. Cosa che non avrei mai fatto. Sa, anche noi abbiamo risentito della crisi economica. E ora che abbiamo ripreso a correre, ho ancora più voglia di stare appresso all’impresa...

Adesso che è stato nominato «consigliere del premier per il commercio estero», dovrà stare appresso anche a Berlusconi.
L’ho appreso quando è uscita la notizia. Ma sa che cosa le dico? Mentre fare il sottosegretario sarebbe stato per me un’inaccettabile diminutio, consigliare Berlusconi sul commercio estero è un po’ come essere il presidente del Consiglio di quello specifico dossier. Ovviamente, se il premier vorrà ascoltare i miei consigli bene. Altrimenti, faccia lui.

Di sicuro lei è un esperto di commercio. Ma anche di commercio con l’estero?
Il 90 per cento del fatturato della mia azienda arriva dall’estero. Senza dimenticare mi sono occupato di rapporti con l’imprenditoria internazionale sia alla Camera di commercio di Vicenza che, poi, in Confindustria. Faccia lei, insomma.

Dal fatidico 14 dicembre a oggi sono passati cinque mesi. A uno «con la sua storia», come dice lei, non avrà fatto granché piacere essere messo...
...nello stesso calderone di chi sgomitava per una poltrona? No, non m’ha fatto piacere. Tra l’altro, come ho già detto e ripetuto, non sono mai stato interessato a una seggiola da sottosegretario. Però due cose le devo dire. Primo, non avendone bisogno, sono stato alla larga da interviste e intervistine più o meno “responsabili”. Al contrario di altri, ho evitato di fare il clown.

Con chi ce l’ha?
Lasciamo perdere i nomi. La seconda cosa che volevo dirle è che, tranne una volta, non sono mai stato alle riunioni dei Responsabili.

Davvero? E perché?
Alla prima riunione, ci fu uno che si mise a gridare. Me ne sono andato e le volte successive, quando mi chiamavano, dicevo sempre «ho di meglio da fare».

Che cosa ne pensa dei nuovi sottosegretari?
Non giudico mai nessuno prima di averlo visto all’opera. E comunque il rimpasto serviva anche per rendere più efficiente il lavoro delle commissioni.

Ci faccia il nome di qualche collega “responsabile” che apprezza.
Nel gruppo ci sono persone rispettabilissime. Come Luciano Sardelli o Silvano Moffa, ad esempio. Anche Vincenzo D’Anna è molto bravo. Catia Polidori, poi, è una mia amica da tantissimo tempo.

Certo, per Berlusconi questo rimpasto è stata una faticaccia.
Mi creda, con tutti i problemi internazionali e i processi che ha, io scommetto che quel sant’uomo - per il solo fatto di aver risolto questa grana - s’è guadagnato un posto in paradiso.

Che ne pensa di Tremonti come leader del centrodestra?
Ottimo ministro, apprezzato in Europa per le sue scelte coraggiose. Ha un difetto, però: è antipatico. Ma da qui al 2013 manca un sacco di tempo.

Pentito di aver accettato la candidatura che le propose Veltroni?
Sono ancora grato a Walter di avermi fatto eleggere. Un giorno potrò dire ai nipotini che «il nonno ha visto tutto questo...».

Si ricandiderà?
Non chiederò a nessuno di ricandidarmi. Se me lo proporranno, ci penserò su.

Magari sarà proprio il suo amico Montezemolo a farle questa proposta.
Non so se Luca avrà voglia di scendere in politica. Ovviamente, se valuto le proposte di altri, figuriamoci se non valuterei quelle del mio amico Montezemolo.