JONATHAN SAFRAN FOER, la Repubblica 6/5/2011, 6 maggio 2011
IO NON HO FESTEGGIATO MA LA MORTE DI OSAMA PUÒ SANARE MOLTE FERITE
La notte in cui Bin Laden è stato ucciso ero andato a letto presto. Dormivo quando la notizia della morte è stata trasmessa. L´ho scoperto la mattina dopo, seduto sul divano con mio figlio di 5 anni in braccio. Abbiamo aperto insieme il New York Times, com´è nostro rito, e lì, con quei caratteri grandi che tengono da parte per gli eventi storici, ho subito letto: BIN LADEN UCCISO. Ho detto «Shit!». E mi sono subito reso conto di aver fatto un errore. Perché mio figlio ha cominciato a chiedere «Cosa? Cosa? Cosa?». Lui non sa nulla dell´11 Settembre, né chi fosse Bin Laden, o cos´è il terrorismo. Come Adamo nel Giardino dell´Eden, non sa la differenza fra bene e male: perché ancora non conosce il male. Ho voluto tenerlo nell´Eden ancora un po´. E ho risposto «Oh, sono solo gli Yankees». Ha il resto della vita per scoprire di cosa sono capaci gli esseri umani. Ma una delle cose strane di questa notizia è come ha risvegliato in me sensazioni dormienti.
Ricordo bene il mio 11 Settembre. Avevo passato l´estate in Spagna ed ero tornato il giorno prima: ero felice di essere di nuovo a casa. Per colpa del jet lag anche quel giorno dormivo. Fu un amico a chiamarmi al telefono e a dirmi di accendere la Tv. Attraverso le mie finestre vedevo il fumo delle Torri. Ho passato la giornata come tanti: guardando la televisione.
Ripenso raramente a quel giorno. New York è cambiata palpabilmente solo per sei mesi: poi è tornata quella di sempre. La coscienza collettiva americana non è cambiata: abbiamo solo assunto nuove abitudini. Qualcuna piccola, come levare le scarpe all´aeroporto. Qualcuna grande, come la guerra in Afghanistan. Ma la nostra psiche non è cambiata. La gente chiede ancora prestiti per comprare case che non può permettersi, facciamo ancora il tifo per la nostra solita squadra di football.
Adesso, è improbabile che scopriremo tutti i segreti della morte di Bin Laden. Certo che era un essere malvagio e che il mondo sarà migliore senza di lui: ma penso che conoscere i dettagli farebbe la differenza. Immaginarlo mentre viene fuori con le mani alzate nel tentativo di arrendersi, e un soldato americano lo fa inginocchiare e gli spara alla nuca è una prospettiva di giustizia completamente diversa da quella di lui ucciso in uno scontro a fuoco. O da quella di un eventuale processo. Ma mi fido del senso di giustizia di Obama. È un esperto di diritto. Ha già dimostrato di essere sensibile alla questione. D´altronde questo è quello che fai quando voti un Presidente. Dai fiducia alle decisioni che prenderà per te. Ma si può fare giustizia in molti modi diversi. E non tutti sono ugualmente buoni. In questo caso forse si poteva fare meglio. Ma non vuol dire che giustizia non sia stata fatta.
Insomma, rispetto le azioni di Obama. Condivido la decisione di non mostrare le foto del corpo. La gente non ha bisogno di vederle per credergli. E mi piace il tono della sua politica estera, completamente diversa da quella di Bush. Sta provando a restituirci quei diritti cancellati dal suo predecessore in nome della sicurezza. E poi parla di cooperazione. L´America come partner internazionale in una guerra al terrore. Necessaria quanto spiacevole. E che deve finire presto.
Ora, è difficile giudicare quelli che hanno celebrato la morte di Bin Laden. Posso dire che è un istinto che non mi appartiene ma mi esprimo con cautela: chi ha perso qualcuno che amava è diverso da uno studente ubriaco che vuol solo far casino. La morte di Osama ci solleva: ma questo è anche il momento di ricordare l´enorme prezzo pagato per arrivarci. I tanti soldati americani e gli innumerevoli civili morti in Afghanistan e Iraq. E quei 3.000 morti dell´11 Settembre che certo la sua morte non riporta indietro. Ma forse questo è l´evento che permetterà a tanti di trasformare in passato quel giorno. Sanare la ferita. Forse ci permetterà di concentrarci sui nostri nemici interni: un sistema scolastico che sta fallendo, l´enorme debito pubblico, un sistema energetico basato sul carbone.
Intanto, ho letto che qualcuno ha già venduto un libro sulla morte di Bin Laden. Ho visto i gadget venduti per celebrare l´evento. Ma questo è il capitalismo. Sapete, ci sono 300 milioni di persone in America, 7 miliardi nel mondo. Quanto basta a tirar fuori un paio di lunatici e un paio di cretini. Qualcuno buono, qualcuno cattivo.
(testo raccolto da Anna Lombardi)