Sara Faillaci, Vanity Fair n.18 4/5/2011, 4 maggio 2011
Intervista a Lele Mora Non rinuncerò mai all’amicizia con il Presidente. Piuttosto mi faccio la galera»
Intervista a Lele Mora Non rinuncerò mai all’amicizia con il Presidente. Piuttosto mi faccio la galera». Così Lele Mora delude chi si aspetta che possa essere lui l’«anello debole» del Rubygate, quello che affondando tira giù gli altri con sé. In attesa di giudizio per una maxi evasione fiscale (per la quale il suo ex socio Fabrizio Corona è stato già condannato), uscito prosciolto dalla Vallettopoli del 2007 – dove era accusato di estorsione per presunti ricatti ai vip e di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione –, l’agente di spettacolo si ritrova infatti coinvolto nello scandalo legato a Karima «Ruby», quello che vede il Presidente del Consiglio imputato per concussione (avrebbe fatto indebite pressioni per far rilasciare la giovane marocchina fermata in Questura) e prostituzione minorile (avrebbe fatto sesso con lei, in cambio di un compenso, quando la ragazza era ancora minorenne). Mora, assieme a Emilio Fede e alla consigliera regionale lombarda Nicole Minetti, è invece accusato di favoreggiamento della prostituzione minorile: sarebbero stati loro a portare ad Arcore una trentina di ragazze – compresa la minorenne Ruby – destinate ai festini del premier. Quando leggerete queste pagine, potrebbero essere già stati rinviati a giudizio. Lo scaricabarile, intanto, è già iniziato. Un paio di settimane fa la Minetti, in una memoria difensiva affidata al suo avvocato Daria Pesce, ha preso le distanze da Mora e Fede, precisando che sarebbero stati loro e solo loro a portare le ragazze nella residenza del Presidente. A quel punto anche il direttore del Tg4 si è chiamato fuori e, a Telelombardia, ha detto che «Ruby è arrivata ad Arcore attraverso Lele Mora». Minetti e Fede l’hanno scaricata. «Sono un bersaglio facile: sono grosso, anche se hai poca mira mi prendi». Nega di aver portato ragazze ad Arcore? «Le ho portate, ma non perché il Presidente potesse farci gli affari suoi. Sono, e me ne vanto, suo amico dal 1986. Spesso mi invita a cena e sempre dice: “Vieni con chi vuoi”. Io telefonavo alla segreteria di Arcore e davo i nomi. Mie artiste, amiche, anche uomini». Di ragazze brutte neanche l’ombra. «Non vado in giro con persone brutte. Ma se porto delle belle ragazze non significa che sono il loro magnaccia». Poteva succedere però che dopo cena si appartassero con il Presidente. «Di quelle che ho portato io, non mi risulta. Ma potrebbe essere successo, non è detto che io lo debba sapere. E poi lui è affascinante, simpatico, potente, non ha certo bisogno di pagare le donne per conquistarle: se anche fosse successo qualcosa, non vedo come si possa parlare di prostituzione». Ma se, come sembra, le ragazze venivano ricompensate con regali o soldi... «Gli omaggi il Presidente li ha sempre fatti a tutte. E visto che è molto generoso, potevano essere anche importanti: orologi, gioielli. Quanto ai soldi, so che, se qualcuno aveva bisogno, magari chiedeva, e lui aiutava. Lo ha fatto anche con me, quando ha saputo che ero in difficoltà». Il famoso prestito? «Sì. Ancora adesso, se vado da lui e gli chiedo, mi dà quello di cui ho bisogno. Mi ha concesso un grosso prestito in due tranche; è tutto scritto in un documento che abbiamo io e il ragionier Spinelli». Soldi che non ha ancora restituito? «Come potrei? Si parla di tre milioni di euro, e in questo momento non c’è tanto lavoro per me». Sta dicendo che, se uno ha bisogno di tre milioni, basta chiedere? «Nel mio caso c’è una grande amicizia. Ma è vero che lui aiuta tutti. Un mio artista, dopo essersi ammalato, ha avuto da Berlusconi più denaro di me (parla del conduttore Alberto Castagna, scomparso, ndr). Non lavorava, eppure il Presidente gli ha fatto un contratto milionario, perché può essere un problema, per la contabilità, far uscire tutti quei soldi». Dall’intercettazione di una telefonata tra lei e Fede, si direbbe che quest’ultimo abbia fatto la cresta sul denaro che Berlusconi le ha prestato. «Nessuna cresta. Avevo detto a Fede che ero in difficoltà e lui si era offerto di anticiparmi quello che poteva. Quando poi ho avuto i soldi dal Presidente, glieli ho restituiti. Nella telefonata lui dice che dovevo dargli 400 mila euro: era la somma che mi aveva anticipato». Ora Fede scarica su di lei la responsabilità di avere portato Ruby da Berlusconi. «Non so perché abbia detto una cosa del genere. Non è vero: io Ruby l’ho vista la prima volta ad Arcore. Era con una messicana, due sorelle brasiliane e due ragazzi. Sembravano tutti avere un ottimo rapporto con il Presidente. Pensai fossero amici». Era la sera del 14 febbraio, quella del famoso primo incontro tra Ruby e il premier? «No: io il 14 febbraio ad Arcore non c’ero. La sera in cui l’ho conosciuta è successiva. Il Presidente le faceva i complimenti, come li fa a tutte, e poi lei si è appartata con lui. Credo gli abbia raccontato la sua storia. Berlusconi si è fatto dare il suo numero. Qualche giorno dopo l’ha rivista, e l’ha aiutata dandole del denaro». Quindi lei non ha mai portato Ruby ad Arcore? «Sì, un paio di volte, ma dopo. Sempre quella sera, lei mi aveva chiesto il numero: voleva entrare nella mia agenzia. In realtà c’era già stata, a fine 2009, ma io non l’avevo mai vista perché dei casting si occupa un altro». Sapeva che era minorenne? «No: sulla scheda aveva dichiarato 24 anni. Ho saputo la verità solo dopo l’episodio in Questura, quando sono andato a parlare con l’assistente sociale perché lei aveva fatto il mio nome. Ero preoccupato che facesse una brutta fine, ho chiesto a mia figlia di prenderla in affidamento. Abbiamo fatto domanda, ma il giudice l’ha respinta». Ha avvisato il premier quando ha saputo che Ruby era minorenne? «Sì. Gli ho consigliato di non riceverla più. Credo non l’abbia più ricevuta». Perché tanta cautela, se erano solo cene innocenti? «Perché era una minorenne. Anche se non c’era stato nulla di male, meglio evitare situazioni imbarazzanti». Così Ruby è stata trasferita nella casa famiglia a Genova. «Io e mia figlia siamo andati a trovarla diverse volte. Nel frattempo era stata ripetutamente interrogata da Forno, il magistrato, ma a noi non l’aveva detto. Poi ha incontrato questo Luca (Risso, ndr) che le ha dato una casa e un lavoro. Ora si sposano e io l’accompagnerò all’altare. Mi considero un po’ il padre». Di una ragazza che conosce appena e per la quale rischia la galera? «Non ce l’ho con lei: mi fa tenerezza. È sola, non si sente più con i genitori. E poi è incinta». Veramente lei ha smentito. «Si vede che vogliono vendere l’esclusiva. Me l’hanno detto loro che aspettano un figlio». C’è chi dice che sia stato lei a sistemare Ruby, perché conosceva Matera, il socio di Risso. «Matera non lo conosco e Risso me l’ha presentato Ruby». In alcune intercettazioni di telefonate tra Ruby, Risso e Giuliante – avvocato della ragazza, ma anche suo –, Ruby parla di soldi che riceverà dal premier per tacere. E, stando a indiscrezioni dell’inchiesta, sarebbe stata interrogata, presente anche lei, da un emissario di Berlusconi per concordare una versione addomesticata. «Pura invenzione. Quanto ai soldi, non so a che cosa alludesse Ruby. Certo è che lei, da questa storia, ne ha guadagnati». Sempre Giuliante, in una preoccupatissima telefonata con Ruby, prima che la storia diventasse pubblica, diceva che bisognava assolutamente avvisare Berlusconi. «Si voleva salvaguardare il Presidente. Lui si fida troppo. Ci fossi stato io ad Arcore, certa gente non l’avrei mai fatta entrare. Avrei preteso che mettessero giù le borse, le macchine fotografiche, i telefonini». Ha chiesto spiegazioni a Fede? «L’ho visto due giorni fa ma non gli ho chiesto niente. È più elegante sorvolare». In che rapporti è con la Minetti? «Non è una mia amica, l’ho conosciuta ad Arcore. Era solo una delle tante. Una ragazza normale, sempre molto allegra, fisicamente “da Drive In”: tette grosse, formosa. Tanta sensualità e poco cervello». Eppure è stata messa in Consiglio regionale. «Si vede che voleva fare politica. L’ho detto, il Presidente è generoso: lei ha chiesto ed è stata accontentata». Ma il conto lo pagano i cittadini. «Forse. Però io conosco bene Mara Carfagna, era nella mia scuderia, l’ho fatta lavorare alla Domenica del Villaggio con Mengacci. Un giorno mi chiama e mi dice: “Ho incontrato Berlusconi, mi ha proposto di fare politica, ma dovrei abbandonare il mondo dello spettacolo”. Le ho risposto: “Se è una cosa che ti interessa, falla”. E sta facendo bene come ministro delle Pari opportunità. A parte qualche strizzata d’occhio alla linea di Fini: quelle non mi sono piaciute». Non c’è bisogno di essere maligni per vederci dietro la relazione con Italo Bocchino, portavoce di Futuro e Libertà, il partito di Fini. «Sicuri che l’abbiano avuta, questa relazione?». L’ha raccontato la moglie di Bocchino a Vanity Fair. «Mi stupisce. Mara mi ha sempre detto che il sesso non le interessa. È stata con un mio amico, Marco Carboni (figlio di Flavio, arrestato per l’inchiesta sulla cosiddetta P3, ndr), e in tre anni non hanno quasi avuto rapporti: me lo ha confidato lei stessa. E poi l’uomo che ha accanto, quel Mezzaroma, è così bello». Sempre a Vanity Fair il suo collega Francesco Chiesa Soprani, agente di Noemi Letizia, ha riportato alla ribalta la sua storia d’amore con Fabrizio Corona. Dice che siete stati insieme sette anni. «Sono stato il primo ad ammettere il mio grande amore per Corona». Ma poi l’ha smentito. «Ho smentito che tra noi ci fosse stato sesso. Innamorarsi di un eterosessuale è uno sbaglio. Ma so accontentarmi di poco: a volte basta una carezza, una coccola, per stare bene». Nina Moric non era gelosa? «Ma no. Lui di Nina è stato molto innamorato. Lei sapeva che gli volevo bene, ma sapeva anche che a Fabrizio gli uomini non interessano». Belén? «È servita a lui per staccarsi da Nina». Ci crede a questo amore? «Ho incontrato Fabrizio nel periodo in cui lei l’aveva mollato: mi è sembrato affranto. Direi che è innamorato, sì. Ma non si sa mai che cosa passa nella testa di Corona».