http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=2632, 5 maggio 2011
Audizione di Mirella Pallotti. Nella seduta del 1° luglio 1996, il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti (presidente Franco Abruzzo) della Lombardia ha ascoltato la deposizione di Mirella Pallotti, che qui di seguito viene integralmente riportata: PRESIDENTE
Audizione di Mirella Pallotti. Nella seduta del 1° luglio 1996, il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti (presidente Franco Abruzzo) della Lombardia ha ascoltato la deposizione di Mirella Pallotti, che qui di seguito viene integralmente riportata: PRESIDENTE. Mirella Pallotti viene sentita come testimone nel quadro dell’inchiesta disciplinare Occhipinti-Vezzani. L’inchiesta riguarda il direttore di e Caterina Vezzani, che fa la rubrica “Bellezza“. Il Consiglio ha già concluso una prima inchiesta, quella su Andrea Monti, direttore di Panorama, e sulle scarpe di Cesare Paciotti indossate da Carla Bruni. Il Consiglio ha deliberato la sanzione dell’avvertimento per il direttore di Panorama. Cosa vogliamo sapere? In queste inchieste, abbiamo citato (ed è agli atti) quella tua famosa intervista apparsa su Comunicazione> dell’aprile 1993. E’ agli atti ed è un documento che abbiamo dato alle parti, perché la riteniamo un’intervista molto importante, che ha offerto squarci sul mondo dell’informazione e della pubblicità. Mirella Pallotti, allora direttrice di Anna, è per noi una autorevole collega. Ma prima di tutto ti voglio chiedere: questa intervista a tu non l’hai mai smentita, vero? PALLOTTI. No, assolutamente no. PRESIDENTE. L’intervista non è stata mai smentita. PALLOTTI. Siamo certi che stiamo registrando quello che dico? PRESIDENTE. Si, stiamo registrando. Alla pagina 71 di (aprile 1993) c’è una domanda: dovrebbero chiudere. Che etica c’è in riviste i cui servizi sono dettati dall’inserzionista pubblicitario?>. Tu rispondi: .Questa tua affermazione, la pubblicità è soverchiante... PALLOTTI. Si è vero. PRESIDENTE. ...che cosa significa sul piano concreto? PALLOTTI. Significa, anche se immagino che sia la prima volta che un direttore lo dice - forse anche un giornalista, ma soprattutto un direttore - significa che nei femminili soprattutto - anche maschili, ma io posso testimoniare più specificamente per quello che riguarda i giornali che ho diretto e igiornali che hanno fatto parte della tipologia di riviste vicino alla mia specializzazione - significa che è la pubblicità a dettare i contenuti informativi delle riviste femminili. PRESIDENTE. Voglio capire bene, scusa. La pubblicità fa le sue inserzioni, eccetera, e poi detta i contenuti informativi. Ti vuoi spiegare con degli esempi? PALLOTTI. Succede questo, nelle riviste femminili... PRESIDENTE. Stai parlando della Rizzoli? PALLOTTI. Sto parlando della Rizzoli, molto precisamente. In Mondadori la cosa è lievemente diversa, perlomeno fino a che ci sono stata io, perché sono stata direttore anche in Mondadori per tre anni... PRESIDENTE. Quali anni? PALLOTTI. Tra il 1984 e il 1987. PRESIDENTE. Fino al 1987, prima che arrivassero i nuovi azionisti? PALLOTTI. Si, certo, il sistema non è cambiato, ma non voglio dire della Mondadori cose di cui non sono testimone diretta. Preferisco parlare della Rizzoli perché in questa azienda stata testimone diretta. PRESIDENTE. Fino a quando? PALLOTTI. Fino al maggio 1995. In Rizzoli ho diretto due settimanali. Uno era Più Bella, dal 1987 al 1990, e uno è Anna, da fine 1990, inizio ’91, fino al maggio 1995. Allora succede questo. Succede che, addirittura per ordini scritti - e dico ordini perché il direttore in pratica non si può sottrarre - la pubblicità ti dice, spesso numero per numero, cosa devi pubblicare e di chi. Questo molto specificamente soprattutto su settori moda, bellezza, arredamento e cucina. Spesso comunque ci sono delle intromissioni anche nell’attualità. Nell’attualità non avviene per ordine scritto, avviene per richieste a voce del tipo: signor Paciotti (per esempio). Cerchiamo di fotografare... Trova un pretesto per parlare della Biagiotti>. Devo dire che sull’attualità vera e propria comunque le pressioni ci sono, ma non sono istituzionalizzate per iscritto. Sul resto del giornale, che comunque dovrebbe contenere informazioni per il lettore e più specificamente scelte dal direttore..... per etica professionale, poi in base ad alcune leggi che esistono e ad alcune norme che dovremmo essere tenuti a rispettare. Terza e ultima cosa: un giornale al servizio della pubblicità - questa è la tesi e la ragione per cui ho rilasciato due anni fa quell’intervista - un giornale troppo al servizio della pubblicità finisce per morire. Ci sono dei casi che abbiamo visto, casi di giornali gloriosi, che vendevano un tempo 300.000 copie e che oggi ne vendono 60.000 perché sono ridotti a cataloghi pubblicitari. PRESIDENTE. Di quale stai parlando, ad esempio? PALLOTTI. Per esempio Amica, direi che è il caso più clamoroso nel mondo editoriale. PRESIDENTE. Amica quanto vende oggi? PALLOTTI. 60.000 copie in edicola, i numeri non promozionati s’intende. Poi quelli con il profumo possono venderne anche 150.000 copie. Comunque diciamo che la base edicola di Amica è la più bassa in tutto l’arco dei femminili. Dicevo che ci sono ordini scritti - dei quali ho testimonianza, con documenti che vi posso lasciare - non solo di ciò che bisogna pubblicare, ma anche di ciò che non bisogna pubblicare. PRESIDENTE. Scusa, ciò che non bisogna pubblicare. Danno ordini scritti non solo su quello che si deve, ma anche su quello che non si deve pubblicare. Ho capito bene? PALLOTTI. Purtroppo sì, hai capito bene. PRESIDENTE. Quindi intendi tutti i redazionali, i soffietti.. PALLOTTI. Non li chiamiamo più redazionali... Bé, sì, li chiamiamo redazionali. Allora, tutta la moda è fatta per la pubblicità. Tutta la bellezza è fatta per la pubblicità. Molta parte dell’arredo è fatta per la pubblicità. PRESIDENTE. Ma scusa, se ti dico: parliamo della casa di moda X. Nell’ambito di questo “X“ vi fanno scegliere le cose o no? Almeno questa libertà! PALLOTTI. Qualche volta sì, qualche volta no. Per esempio, in un giornale come Anna, sì, spesso si sceglie. In certi giornali più asserviti alla pubblicità - però ovviamente io dico quello che penso e quello che ho visto avvenire, ma non posso dire che sono testimone diretta: sono una testimone indiretta, perché sono a conoscenza di come vanno le cose avendo fatto parte dello staff dei direttori. In certi casi addirittura è lo stilista che manda uno stand da fotografare, cioè sceglie addirittura lui che abiti fotografare, ma direi che questo è abbastanza irrilevanti. Cito una data a caso, ma che è abbastanza vicina al vero: prima settimana d’ottobre, obbligatorio dare la copertina a Fendi Pellicce. Quella settimana lì, non un’altra, e a Fendi, non a qualcun altro. Per esempio avveniva in Rizzoli che nella stessa settimana sia Anna che Amica, stesso numero magari, numero 43, tutte e due dovevamo dare la copertina a Fendi sullo speciale pellicce. Tutte e due entro ottobre dovevamo fare una copertina ad Armani. Anche perché, per esempio, se data in tempi diversi, l’inserzionista poteva protestare e dire: o è troppo presto per me, non mi interessa, o è troppo tardi, non mi interessa, quindi se anche me l’hai data, non me l’hai data secondo gli accordi stabiliti. Stabiliti naturalmente non con il direttore, ma con la divisione pubblicità. E quando dico che dicono quello che bisogna fare ma anche quello che non si può fare, intendo dire che è difficile per un direttore essere libero di fotografare qualcosa che piace al direttore, al proprio vicedirettore moda e, si presume, ai propri lettori. I capi che sono fotografati - parlo della moda, ma potrei parlare anche di un prodotto di bellezza - possono anche essere validissimi, ma se costui non paga la pubblicità è, diciamo, vietato fotografarli: Perché? Perché prima di tutto chi paga, le aziende che pagano possono protestare e dire: allora guarda, tu hai fotografato me che pago, però hai fotografato anche l’altro che non paga e allora questo non è giusto. E poi perché si darebbero cattive abitudini a possibili clienti. Se tu gli fotografi le cose per tua scelta, come facciamo noi a vendergli la pubblicità? Quello già contento è, no? Oppure per punizione. Un cliente che ha tolto la pubblicità perché prima investiva in Rizzoli, adesso investe solo in Mondadori, oppure investe solo sul Gruppo Vogue, va punito, cioè va tenuto in riga. La cosa è così grave che prima di quell’intervista che ho dato a Prima Comunicazione, un anno prima di quell’intervista, quando arrivò il dottor Folio come amministratore delegato del Gruppo Rizzoli, io che avevo a cuore il mestiere di giornalista, il fatto che la casa andasse bene, che i giornali si potessero tirare su invece che decadere come poi avete visto sta succedendo in Rizzoli inesorabilmente, scrissi una relazione al dottor Folio - riservata naturalmente - in cui gli spiegavo cosa avveniva nei giornali e gli spiegavo perché questo era di danno all’azienda. Quindi gli chiedevo di fare il possibile - visto che lui arrivava dal di fuori, poteva diciamo forse ricominciare i giochi a bocce ferme - per il bene della casa editrice e dei giornali perché questo sistema cessasse. Non mi rispose mai. Ricordo che io scrissi questa relazione un sabato e domenica, e cominciai questa relazione con le parole... PRESIDENTE. La relazione era per il dottor Folio, allora amministratore delegato di Rcs. Lorenzo Folio. PALLOTTI. Io pensavo in buona fede che fosse venuto col mandato di risollevare l’azienda e quindi pensavo che fosse interessato a capire che cosa è che faceva il male dei giornali. Cercai di dirglielo quindi molto chiaramente, facendo proprio il caso di Amica e dicendo che Anna non poteva correre lo stesso pericolo. E che comunque questo era un male per l’editoria, perché? Perché i giornali che sono troppo al servizio della pubblicità, intanto si assomigliano tutti, quindi non c’è più una distinzione in edicola fra chi ha uno stile e chi ne ha un altro, per esempio, perché fotografano tutti le stesse cose degli stessi utenti che pagano le pagine di pubblicità, con pochissime varianti. Questa è una delle ragioni per cui i femminili si assomigliano tutti. Poi perché i giornalisti, invece che aguzzare l’ingegno, esprimere la propria personalità e trasmetterla nelle pagine dei giornali e pensare alla lettrice alla quale si rivolgono, mettono il cervello nel cassetto. Non possono scegliere cosa fotografare, non possono scegliere pressoché neanche come fotografarlo, e quindi si disabituano a fare i giornalisti. FALABRINO. Una visitazione critica, diciamo, della collezione, è consentita o no? PALLOTTI. E’ consentita una visitazione critica, però critica in che senso? Se tu sei obbligato comunque a pubblicare... FALABRINO. Il dire che qualche cosa appare... PALLOTTI. Scelgo di Armani quello che più mi piace, per esempio. Cioè, devo dare 12 pagine... FALABRINO. No. Se devo parlare della sfilata di Armani... PALLOTTI. Intanto non si parla di sfilate, di sfilate si parla due volte all’anno, poi tutte le settimane dell’anno... FALABRINO. Insomma, scegliete delle produzioni di uno stilista... PALLOTTI. Qualche volta si sceglie, qualche volta no, ti faccio un esempio. FALABRINO. Il redazionale, che è affidato a un giornale, consente qualche osservazione non positiva o ... addirittura critica? PALLOTTI. Ovviamente no, siamo impazziti? Ma neanche sui quotidiani. Intanto i commenti devono essere solo entusiastici, se ci sono. Altrimenti puoi non esprimerli, ma se li esprimi devono essere solo entusiasti. D’altra parte io vi sfido a trovare un solo articolo sul durante qualunque tipo di annata, di sfilata che volete consultare, precisamente i pezzi li scrive la Laura Dubini, io vi sfido a trovarne uno critico. Se lo trovate... Una volta io ho avuto un’accesa discussione con la Dubini dicendole che, insomma, così si deprimeva la professione. In pratica dicendole: ma insomma, è mai possibile che tu trovi che tutto è meraviglioso, non c’è mai una critica a nessuno? Questi sono articoli in ginocchio - le ho detto. E lei però mi ha detto: ma sì, ma sai, ma cosa vuoi... Insomma, credo che non lo volesse riconoscere neanche con se stessa. D’altra parte, prima della Dubini c’era Adriana Mulassano che è stata allontanata - o si è allontanata da sé - proprio perché in forte disaccordo con la divisione pubblicità. Siccome l’Adriana Mulassano esprimeva anche qualche preferenza, diciamo, e forse ogni tanto faceva anche qualche critica, l’hanno messa nelle condizioni di andarsene. Ma queste sono cose di cui parlo per testimonianza indiretta. Le cose di cui invece posso parlare per testimonianza diretta è che se tu fotografi qualcosa per scelta redazionale molto spesso - fino a che ci sono stata io, ma sono disposta a scommettere, ancora oggi, forse ancora di più - ricevevi anche la telefonata di qualcuno della divisione pubblicità che diceva: ma perché è uscito il capo di questo signore che non ci fa pubblicità? Naturalmente non c’era poi neanche modo di controllare con la stessa divisione pubblicità, che pur faceva parte della nostra azienda, perché tante e tali pagine al tale, al tale e al tal’altro tipo: 22 pagine per Max Mara, perché? Mi vuoi almeno spiegare perché? Che cosa ha investito sul mio giornale perché io gli debba dare 22 pagine?>. Questa era un’informazione non ottenibile. La risposta era: . Naturalmente c’erano anche degli scrupoli di ordine più complesso. Uno, il fatto di dover fotografare cose che magari secondo me non interessavano le mie lettrici. Il secondo, che quando tu devi fotografare un tal numero di pagine - vuoi di moda vuoi di bellezza - c’è un dato economico che è il conto del giornale. Perché, potendo scegliere, non farei certo 40 pagine di moda alla settimana, come mi suggeriva, per tanti mesi l’anno, o 35 o talvolta 60. Ne basterebbero 20 secondo i gusti che penso siano delle mie lettrici. Se tu devi invece fotografare tutte queste pagine .... significa che il borderò peserà molto sul conto economico del giornale ... ... PRESIDENTE. Questo rapporto a Folio è stato scritto prima o dopo dell’intervista a Prima Comunicazione? PALLOTTI. Almeno alcuni mesi prima, direi che io sono andata a fare questa intervista proprio perché esasperata ... proprio non c’era modo neppure di farsi sentire. Soprattutto dall’amministratore delegato. PRESIDENTE. Hai avuto conseguenze da questa intervista? PALLOTTI. Molto pesanti. Agli inizi non mi ha parlato nessuno, proprio era come se non esistessi più, poi sono venuta a sapere, da fonti molto precise, che era stato richiesto il mio licenziamento a Fattori. PRESIDENTE. Giorgio Fattori era il presidente della Rcs o amministratore delegato?. PALLOTTI. No, ma c’era anche Folio. PRESIDENTE. Fattori era presidente e Folio era amministratore delegato, benissimo. PALLOTTI. Sul.licenziamento, però per ragioni di opportunità si decise di non procedere perché il licenziarmi sarebbe stato un confermare le cose che avevo dichiarato. Vorrei, però, osservare che sono stata io, il mese successivo a quell’intervista, a chiedere per iscritto al dottor Vallardi di poter lasciare l’incarico di direttore di Anna e di essere destinata ad altra mansione, perché non mi sentivo, dopo aver rilasciato quell’intervista, di continuare a reggere questi giochi perversi. E quindi gli ho detto: tante cose per questa azienda, .... non mi sento più di aderire a questa filosofia>. Giliberti, che era direttore della pubblicità, e Giulio Lattanzi mi pregarono di restare per non danneggiare ulteriormente l’azienda. Più precisamente fui trattata con grande brutalità da Giliberti: o aderivo a questo sistema oppure me ne andavo ma senza un posto di lavoro, cioè ... Mi era stato lasciato intendere che magari mi avrebbero offerto un posto in cambio della direzione di Anna ... Questo non è mai avvenuto. Io ricordo che parlando con Redendo Mori, che era direttore del Mondo, un collega che stimo molto e con il quale mi consigliavo, io dissi: caso, se non vado via adesso, lasceranno che tutto scorra, poi mi licenzieranno fra due anni senza motivazione>. PRESIDENTE. Quello che avvenne. PALLOTTI. Praticamente è quello che avvenne, esattamente nel maggio del 1995... PRESIDENTE. Maggio 1995, licenziamento. PALLOTTI. Per essere più precisa, ho incontrato il dottor Luigi Menghini, direttore del personale, allora come oggi, l’ho incontrato in un corridoio del Tribunale, c’era una delle udienze fra i sindacati, il Pretore .... PRESIDENTE. Il Pretore del lavoro? Chi era? Frattin? PALLOTTI. No, no, uno che si occupa specificamente del ... Comunque c’era un’udienza fra sindacati e azienda e in questo caso c’era anche Menghini ... Siccome con Menghini c’era stato comunque un rapporto civile nonostante fosse una delle persone che hanno favorito il mio licenziamento, però c’era un’enorme stima dal punto di vista del lavoro da parte sua nei miei confronti, dichiarata anche a colleghe, anche successivamente al mio licenziamento, gli chiesi se pensava di aver fatto un buon affare licenziandomi ...Mi disse: rilasciato due anni fa? Si certo, mi ricordo. Ecco allora, mi disse, ci pensi>. PRESIDENTE. Si può parlare chiaramente di queste pagine fatte come contropartita delle inserzioni, tipo pubblicità mascherata? Ce ne puoi dare di questi documenti? PALLOTTI. Allora, prendiamo un cliente che si chiama Sciarra, un’azienda ... I numeri stanno per i numeri delle pagine. Le crocette che voi vedrete di inserzionisti del settore ..... PRESIDENTE. Le crocette stanno a indicare dare molto e dare poco. PALLOTTI. Ma ci sono anche dei messaggi ... Ecco, io avevo chiesto anche a Giliberti, con una lettera che ho conservato e che vi potrei dare: resto>. Ve la posso dare, non l’ho portata con me oggi però ce l’ho. PRESIDENTE. Allora, dobbiamo mettere a verbale. PALLOTTI ... questi documenti insieme ad altri ... PRESIDENTE. Tutte queste carte sono allegate a un ricorso depositato alla Pretura del Lavoro di Milano. Il ricorso in copia è già nelle nostre mani. Noi abbiamo in questo momento... Quindi abbiamo un dossier Anna... La collega consegna un dossier su Anna, primo semestre 1995, settore moda. Questo documento porta la data del 23 novembre 1994. Poi c’è un aggiornamento 9 febbraio 1995, aggiornamento clienti primo semestre 1995. Poi abbiamo una comunicazione interna della Rcs Pubblicità che è diretta dai rapporti editoriali al condirettore di Anna, Bruna Rossi, che è la tua ... PALLOTTI. Vicedirettore, uscito da Anna ... PRESIDENTE. E’ un documento di tre pagine questo. Poi c’è un documento Anna 29 gennaio 1992, servizio costumi n. 21/92. Poi c’è una comunicazione interna 10 febbraio 1992 indirizzata a Bruna Rossi. Poi esiste un documento 15 febbraio 1993, sempre una comunicazione interna della Rcs, diretta a Bruna Rossi, e poi c’è un documento 27 febbraio 1993, aggiornamento libretto Anna primo semestre 1993. Tutte le pagine che bisogna dare ai vari inserzionisti. PALLOTTI. Naturalmente ho un sacco di altri documenti del genere ancora. PRESIDENTE. La lettera a Giliberti ci interessa molto. PALLOTTI. Ve la farò avere. PRESIDENTE. Anche per fax. Agli atti abbiamo anche il ricorso della Mirella Pallotti in Pretura contro la RCS. PALLOTTI. Ma andando avanti così i giornalisti deprezzano veramente il loro lavoro, i giornali vendono sempre meno. PRESIDENTE. Una domanda per completare il quadro. Si è parlato prima di pubblicità mascherata, perché quando arrivano gli ordini di pubblicare 20 pagine, 10 pagine a quello, 5 a quell’altro, non è informazione ma è pubblicità mascherata ed è un problema che questo Consiglio va denunciando almeno dal 1986. Ma si può parlare anche di pubblicità ingannevole? PALLOTTI. Per la mia esperienza sì, molto spesso è anche ingannevole ... soprattutto nella bellezza PRESIDENTE.. Quando tu per esempio stai preparando il numero 45-46, tu conosci già da tempo la pubblicità che va al numero 45, al numero 46? PALLOTTI. L’elenco arriva all’ultimo momento. Quello che noi non sappiamo è perché devo parlare della crema di Dior, se magari Dior fa una sua pagina sul giornale oppure magari non la fa ... FELAPPI. Se ti chiedono di fare un servizio sulla Contourella, è presumibile che ci siano pagine di pubblicità? PALLOTTI. E’ presumibile sì, ma non è detto che... PRESIDENTE. Volevo chiederti un dato economico. Le entrate dei giornali, dei periodici, dei quotidiani sono: edicola, pubblicità, abbonamenti e poi ci le rese, piccola voce, la carta che viene riciclata. Tu hai qualche dato degli ultimi cinque anni, l’incidenza delle edicole, degli abbonamenti, della pubblicità, nel bilancio? Volevo capire, la crescita del rendimento pubblicitario, l’incidenza sul bilancio, quanto è? 50%, 30% del bilancio? PALLOTTI. Le entrate pubblicitarie incidono molto, 40-60 per cento...Le aziende non incentivano più il direttore a far crescere le vendite ..., perché il baratto pubblicitario ... garantisce comunque il rendimento economico del giornale. Naturalmente questo sistema è vero che sul breve termine può pagare, ma sul lungo, quando tu hai un prodotto deteriorato e le vendite calano sempre di più, rischi la chiusura ... PRESIDENTE. Nella intervista a Prima dici che altrove, in Francia, in Germania, quello che accade da noi non accade. Se ci puoi spiegare... PALLOTTI. In America è addirittura vietato, e anche in Germania credo sia vietato, a un giornalista di avere contatti con la pubblicità. Questo perché? Per il bene del giornale. Perché se tu perdi di vista l’obiettivo che devi fare un prodotto buono ... e accetti delle compromissioni con chi paga l’inserzione, ... In America proprio è vietato, è una ragione di licenziamento addirittura.. La Francia è più permissiva ma non come noi.... PRESIDENTE. Quello che faceva l’ufficio pubblicità con te, lo faceva con tutte le testate del Gruppo Rcs? PALLOTTI. Un momento, con la mia senz’altro, naturalmente con una differenza ... Io penso, naturalmente parlo per testimonianza diretta, che i maschili siano comunque più liberi... Giliberti mi odierà anche perché in una discussione che abbiamo avuto mi ha sempre detto: io non ho firmato niente, io non dirò mai che ho dato ordini...., io dirò sempre che sono stato estraneo parlava con molta tracotanza e arroganza. D’ASNASCH . I costi del fare pubblicità... PALLOTTI. .... Il giornale sarebbe stato molto più florido senza quei servizi di moda e di bellezza. Una delle mie battaglie era, ma se abbiamo un conto economico del giornale pesante cosa c’entriamo? I modelli, i fotografi, il materiale fotografico, i viaggi ...costano.... AMBROSI. Hai avuto solidarietà dagli altri colleghi direttori o con incarichi direttivi nel tuo Gruppo o di altri Gruppi, neanche espressa in forma privata, confidenziale od altro? PALLOTTI. Nel mio Gruppo sono diventata praticamente un fantasma per tutti i direttori colleghi ... compresi certi direttori ...... e hanno smesso di parlare con me per lungo tempo, poi hanno ripreso. Sono diventata una persona infrequentabile, come una ... AMBROSI. Ci sono state mai reazioni da parte dei redattori, del corpo redazionale: sarebbe bene non farlo o c’era un dialogo del genere o non c’era e non c’è mai stato? C’è qualcuno che dice che non si devono fare queste commistioni? PALLOTTI. Ma certamente, i colleghi della moda, della bellezza ... AMBROSI. Chi è chiamato a fare i redazionali, li fa volentieri? Sarebbe anche quello sanzionabile eventualmente. PALLOTTI. No, non li fa per niente volentieri, ma è obbligato a farli se vuole conservare il posto di lavoro. Non vorrei che la sincerità con cui vi parlo finisse per mettere in pericolo il posto di lavoro di persone che abbiano il coraggio di testimoniare data la facilità con cui oggi in Rizzoli si può licenziare..... Secondo me l’Ordine in questo momento dovrebbe muoversi, perché un giornalista da solo non può farlo perché perde il posto di lavoro. Se non c’è l’Ordine a garantire la sua posizione, ... onestamente da solo non ce la può fare ...l’Ordine deve garantire l’etica e la dignità del giornalista. In Mondadori..... almeno fino a quando ci sono stata (1987), ma poi ho avuto occasione di parlare ... non arrivano a fornire indicazioni scritte da parte della Divisione Pubblicità ... Naturalmente c’è anche lì una pianificazione delle pagine da fare .. con un po’ di rispetto per il giornalista, con un filo di dignità in più, un maggior rispetto ... Io ho diretto Donna Più, testata della Mondadori.. FELAPPI. Quando parli di esperienza indiretta ... dei dati dell’esperienza americana e tedesca, parli perché hai dei dati ... oppure no? PALLOTTI. Quando parlo di esperienza indiretta ... Sulla Rizzoli ho testimonianze orali e ovviamente anche molto palesi. ... Si incontrano anche colleghi stranieri in occasione delle sfilate ... ho chiesto diffusamente come stanno le cose in Germania ... In Germania vendono più copie in confronto a noi.....La stampa tedesca. vuole dare informazioni al lettore e la pubblicità segue di conseguenza, cioè la pubblicità arriva perché è interesse dell’azienda essere sul giornale più prestigioso ... che va a un certo tipo di pubblico. Vorrei almeno che questa testimonianza servisse a qualcosa per la professione.....