Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 5/5/2011, 5 maggio 2011
IPO GLENCORE DA 11 MILIARDI DI $
Da semplice trader di carbone a multimiliardario. Sarà Ivan Glasenberg, ceo di Glencore, a guadagnare di più dalla quotazione della società di trading. Il prospetto per il collocamento a Londra e Hong Kong, in programma per il 24 e 25 maggio, ha svelato ieri un altro dei mille segreti del gruppo, creato 37 anni fa dal celebre Marc Rich e gestito da allora nella massima riservatezza: il sudafricano Glasenberg, delfino del fondatore, risulta essere di gran lunga il maggiore azionista, con una quota del 18,1%, che dopo l’Ipo scenderà al 15,8 per cento. Una partecipazione del valore di circa 9,6 miliardi di dollari, se il collocamento avverrà al prezzo medio della forchetta individuata, ossia 480-580 pence per azione.
Insieme a lui diventeranno miliardari di carta anche diversi altri dirigenti del gruppo, che entrarono nel capitale quando Rich nel 1994 – dopo essere stato condannato negli Usa per evasione fiscale e per aver commerciato petrolio con l’Iran durante la crisi degli ostaggi – decise di vendere la società a circa 500 dei suoi dirigenti per 600milioni di allora.
Comunque vada, per Glasenberg e i suoi più stretti collaboratori sarà insomma un ottimo affare. Lo stesso vale per le numerose banche (ben 23) coinvolte nell’operazione. Più difficile è invece prevedere il livello di soddisfazione degli investitori che scelgono oggi di puntare sulla società.
Glencore ha indicato di puntare a raccogliere 11 miliardi di dollari con la quotazione, il che le attribuirebbe un valore di 61 miliardi dopo l’Ipo: una valutazione che si colloca più meno a metà tra le stime circolate nei mesi scorsi. Inoltre ha già trovato 12 investitori istituzionali – cosiddetti "cornerstone investors" – che si sono impegnati a rilevare per 3,1 miliardi di dollari complessivi il 31% della quota messa sul mercato. Nell’elenco figurano fondi sovrani (di Abu Dhabi e Singapore) e molti nomi prestigiosi della finanza internazionale. L’esito dell’Ipo tuttavia non è scontato.
Glencore ha annunciato ufficialmente l’operazione – di cui si parlava da tempo – lo scorso 14 aprile: lo stesso giorno in cui Goldman Sachs consigliava a gli investitori di uscire dalle commodities, poiché i prezzi avrebbero ormai superato il livello giustificato dai fondamentali. Una coincidenza casuale, sicuramente. Non sono pochi però a temere che la quotazione stia avvenendo al picco del ciclo delle materie prime. Per il momento Glencore – che, com’è emerso dai documenti preparatori all’Ipo, domina oltre la metà del commercio mondiale di zinco e rame – riafferma la sua fiducia nelle condizioni del mercato. Le quotazioni di molte materie prime sono però in discesa già da qualche tempo e potrebbe essere difficile per la società replicare, come sperava, i successi del 2007, quando raggiunse 7,7 miliardi di Ebitda.
Glencore – che deve ancora trovare investitori, istituzionali e retail, per 6 miliardi di dollari – potrebbe essere costretta ad abbassare le sue aspettative. E se l’obiettivo finale, come si sospetta, è la fusione con Xstrata, prepararsi ad affrontare una strada non proprio in discesa.