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 2011  maggio 05 Giovedì calendario

NELLA CITTADINA DI LACTALIS, DOVE BESNIER È MR NESSUNO

Quello che colpisce, nel percorrere i 300 chilometri che separano Parigi da Laval, è lo spazio. D’accordo, la Francia ha più o meno gli stessi abitanti dell’Italia con un territorio grande il doppio. Ma così tanto spazio! Tutta campagna coltivata, a perdita d’occhio. E più ci si avvicina al capoluogo di questo dipartimento della Mayenne, incastonato tra Normandia, Bretagna e Anjou, più aumentano lo spazio e i campi. Punteggiati di fattorie, silos e mucche. Tante mucche: di razza normanna, Prim’Holstein, Bretonne Pie Noire. Tante mucche e fiumi di latte. Eccolo il Grande Ovest agricolo francese.

Lo dicono gli occhi e lo confermano i numeri: nella Mayenne un occupato su quattro lavora nell’agricoltura, rispetto a un dato nazionale inferiore al 5 per cento. E Camembert è a due passi.

Non c’è quindi da stupirsi se uno dei giganti mondiali del latte, il numero uno dei formaggi, il gruppo che si è comprato Galbani e sta per comprarsi Parmalat (le due operazioni di crescita esterna più costose della sua storia) sia nato qui e continui ad avere qui la propria sede.

Stupisce di più che a Laval, tranquilla cittadina di 50mila abitanti con il suo bel centro storico fatto di viottoli in pietra e case delle bambole con le travi a vista, Lactalis praticamente non esiste. Per non parlare della famiglia che l’ha fondata e ancora oggi la possiede.

Un colosso mondiale da 38mila dipendenti e 9,4 miliardi di fatturato in un paesone. La prima cosa a cui si pensa è che Laval sia una sorta di Lactalis town. E invece no.

Besnier chi? Ma come, Emmanuel Besnier, il proprietario di Lactalis. Sguardi smarriti, occhiate interrogative, risposte gentilmente imbarazzate. A Laval sembra che nessuno lo conosca, monsieur Besnier. E in effetti, a parte i suoi collaboratori e la ristretta cerchia di amici, non lo conosce nessuno. Praticamente nessuno sa chi è, questo signore che insieme al fratello e alla sorella occupa la quindicesima posizione nella lista dei francesi più ricchi.

Passa la settimana a Parigi o in giro per il mondo, d’accordo. Ma il fine settimana lo passa qui, nel castello di famiglia poco lontano da Laval. Eppure è invisibile. I più intimi assicurano che di tanto in tanto lo si vede allo stadio, alla partita della squadra di serie B che il gruppo (attraverso Lactel) sponsorizza da 38 anni. Il fatto è che, anche se lo incontrano, se lo vedono, quelli di Laval non sanno chi è, visto che le sue foto di fatto non esistono.

Lo stesso cognome Besnier è tornato nell’ombra da quando, nel 1999, il padre di Emmanuel, Michel, ha deciso di chiamare il gruppo con il nome inventato Lactalis. Al figlio il compito, due anni più tardi, di far calare l’ombra anche sui conti, sospendendo la pubblicazione del bilancio.

Non che agli abitanti di Laval e della Mayenne importi molto di sapere qualcosa in più. Lactalis è il frutto di un "enfant du pays" che qui ha sempre creato occupazione: i 2.800 dipendenti ne fanno il principale datore di lavoro della provincia, quella con il minor tasso di disoccupazione in Francia, e ovviamente il più importante contribuente. Gente seria, che conosce il proprio mestiere e lo fa bene. Tanto basta!

E non è un caso se l’anzianità aziendale media dei quadri è superiore di dieci anni. Si sta bene, da Lactalis.

Ouest-France è il giornale più diffuso del Paese, qualcosa come 800mila copie, il doppio rispetto al più venduto quotidiano nazionale, Le Figaro. Lo fanno a Rennes, 60 chilometri da qui. Il giorno del lancio dell’Opa su Parmalat hanno pubblicato 25 righe a pagina 2.

Quanto ai Besnier questi non sono posti dove ci si occupa degli affari privati della gente.

«L’informazione people - spiega Jean-François Valet, della redazione di Ouest-France a Laval - qui non interessa a nessuno. E anzi è apprezzata la discrezione. Siamo in campagna, in un territorio con forti radici cattoliche e una tradizione politica di conservatorismo sociale. Da queste parti conta quello che si fa, non quello che si è».

Anche se qualcosa sta per cambiare. «Tutti - spiega Michel Vallée, da 21 anni in Lactalis, responsabile della comunicazione dopo essere stato per sette anni direttore per il Medio Oriente e il Maghreb - ci rendiamo conto che è ormai venuto il momento di comunicare di più. Che la scelta di non parlare, di non dare i numeri suscita dubbi, perplessità, interrogativi. E alla fine emerge un’immagine falsata del gruppo. Molto probabilmente sarà lo stesso Emmanuel Besnier a esprimersi. E chissà che non torni anche il tempo dei bilanci pubblici».