Interventi&Repliche, Corriere della Sera 04/05/2011, 4 maggio 2011
MODENA: CONTRATTI DI LAVORO E FIOM
In relazione all’ articolo «La sentenza di Modena sul contratto e l’ articolo scritto con l’ avvocato Fiom» (Corriere, 29 aprile) a firma Enrico Marro, invio le seguenti dichiarazioni. L’ autore dell’ articolo argomenta che il giudice sarebbe «amico della Cgil» e quindi «non sarebbe stato imparziale, facendo vincere la Fiom, difesa per giunta proprio da Piccinini», in base a due indizi: l’ articolo da me scritto insieme all’ avv. A. Piccinini, del collegio difensivo Fiom, e la comune sottoscrizione dell’ appello sul cd. collegato lavoro. Informo che la sottoscritta, come giudice del lavoro, ha partecipato a convegni svolgendo relazioni accanto all’ avv. A. Piccinini così come, in ben maggiori occasioni, accanto all’ avv. prof. A. Maresca e all’ avv. prof. E. Gragnoli, entrambi difensori delle aziende convenute dalla Fiom. L’ articolo sul collegato lavoro, pubblicato su «Questione Giustizia», riproduce gli interventi svolti da me e dall’ avv. Piccinini in un seminario organizzato a Bologna dai Giuristi Democratici. Quanto scritto dal Marro è quindi parziale e tendenzioso. Le critiche al collegato lavoro sono state ampie e trasversali, diversi appelli sono stati sottoscritti da centinaia di giuslavoristi senza etichetta alcuna e il presidente della Repubblica ha ritenuto di rinviare quel testo normativo alle Camere. Desumere una contiguità tra il giudice e l’ avvocato dalla comune sottoscrizione di un simile appello è una forzatura dal punto di vista della coerenza logica e della buona fede. Far discendere da due indizi di questa portata il mio essere amica della Cgil e, addirittura, una violazione del mio fondamentale dovere di imparzialità costituisce non solo una falsità ma anche una grave offesa alla mia dignità e serietà professionale. L’ articolo mostra di ignorare la differenza tra la partecipazione al dibattito pubblico e scientifico e il rigore delle decisioni assunte nei processi, corredate da motivazioni e suscettibili di essere impugnate dinanzi ai competenti organi giurisdizionali. Peccato che l’ articolo ignori anche il merito del decreto (non sentenza) da me pronunciato, ai sensi dell’ art. 28 dello Statuto dei Lavoratori, perché avrebbe altrimenti potuto cogliere come le domande della Fiom siano state accolte solo in parte e che la tesi della contemporanea vigenza dei contratti collettivi dei metalmeccanici 2008 e 2009 sia stata propugnata anche dai difensori delle aziende convenute.
Carla Ponterio, Modena
Il merito del decreto era già stato oggetto di un mio precedente articolo pubblicato il 23 aprile. Quanto a «ignorare la differenza tra la partecipazione al dibattito pubblico e scientifico e il rigore delle decisioni assunte nei processi», ricordo che nell’ articolo del 29 aprile ho testualmente scritto che «è sempre azzardato far discendere automaticamente le posizioni professionali da quelle politiche». Per il resto, ho dato notizia delle osservazioni critiche raccolte, come ho ripetutamente scritto nello stesso articolo, tra gli avversari della Fiom. (enr. ma.)