Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 05 Giovedì calendario

IL BRASILE SPINTO DALLA DEMOGRAFIA

Il Brasile è un paese dove la popolazione continua a crescere e ad assicurare lo sviluppo economico. I suoi abitanti, secondo i primi dati del recente censimento, sono aumentati del 12,3% nell’ultimo decennio e si avvicinano a quota 191 milioni. Una performance di tutto rispetto che permette alla nazione, per la prima volta, di vedere il numero degli attivi superare quello degli inattivi (bambini, adolescenti e pensionati).

Rispetto al 2000, quando i più piccoli costituivano l’ampia base di una piramide simbolica, ora quei bimbi sono cresciuti e hanno reso possibile un incremento notevole dei giovani adulti: braccia e menti fondamentali per l’economia.

Anche se (si veda ItaliaOggi del 4 maggio) ciò non basta a coprire la domanda crescente di manodopera qualificata da parte delle aziende.

In ogni caso, gli esperti sostengono che per almeno vent’anni il Brasile potrà approfittare di questa situazione favorevole sul versante demografico, grazie alla quale la fetta più grande di popolazione ha un’età compresa tra 20 e 29 anni. Un’occasione, anzi, da prendere al volo, secondo l’economista Antonio Delfim Netto: in caso contrario, la nazione sudamericana rischia di invecchiare prima ancora di essersi arricchita. Una volta passato questo periodo d’oro, infatti, cominceranno a emergere i fattori critici di un paese che sta pian piano crescendo in età.

Nonostante l’incremento demografico, il ritmo è rallentato: il tasso di sviluppo è pari all’1,17% rispetto all’1,64% degli anni 1990 e al 2,89% del 1960. Stesso discorso per la fecondità, il cui tasso è di 1,9 bambini per donna contro 2,4 del 2000. Il 7,4% dei brasiliani ha più di 65 anni rispetto al 5,9% precedente. La speranza di vita è salita da 70 a 73 anni.

Il Brasile sta diventando sempre più femminile: per ogni 100 donne vi sono 96 uomini. La natalità vede un sostanziale equilibrio, ma le donne vivono più a lungo e questo genera uno sbilanciamento. Gli uomini muoiono mediamente sei anni prima a causa degli omicidi e degli incidenti automobilistici che li vedono protagonisti.

Intanto sempre più gente vive nelle città: l’84% rispetto all’81% del 2000. A guadagnare abitanti non sono più unicamente le metropoli come San Paolo, Rio de Janeiro e Fortaleza ma anche le città dell’interno, più piccole, che offrono lavoro e una migliore qualità della vita. Dal punto di vista delle razze, una novità: i bianchi sono scesi al 48% rispetto al 54%. Crescono i neri (7,6% del totale) e i mulatti (43%).

Infine, tra le curiosità, gli analfabeti sono pari al 9% della popolazione. Il 60% delle famiglie dispone soltanto, per ogni componente, dell’equivalente del salario minimo. Lo sviluppo economico deve ancora trovare una redistribuzione più equa.