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 2011  maggio 05 Giovedì calendario

VOTO THRILLING A NAPOLI

Destinazione Palazzo San Giacomo o Poggioreale? Il prefetto Andrea De Martino e il procuratore della Repubblica Giandomenico Lepore non azzardano previsioni, ma poveretti sono lì assatanati nei loro uffici a spulciare le liste dei 1.453 candidati al Comune di Napoli, che salgono a 10 mila con quelli alle municipalità e ai centri della provincia, per tentare una stima di quanti rischiano di prendere la via della Casa circondariale, invece di quella della Sala dei Baroni. L´operazione "liste sporche", o "liste munnezza", partita di fatto solo dopo gli arresti per camorra di due candidati a Quarto, è una missione impossibile a dieci giorni dalle elezioni. Tanto che Luigi De Magistris, l´ex magistrato candidato sindaco per l´Idv, additato da quasi tutti nel Pd come un pericoloso giustizialista, propone, tra il serio e il faceto, di applicare un metodo lombrosiano: «Basta osservare le facce su alcuni manifesti per decidere se mandarli a Palazzo San Giacomo o a Poggioreale». Quando non sono le facce, bastano i nomi. I manifesti di Gianni Lettieri, l´ex presidente dell´Unione industriali candidato del Pdl, esibiscono quello di Nick ‘o Americano, al secolo Nicola Cosentino, capo assoluto del partito berlusconiano in Campania, accusato in trecento terribili pagine d´inchiesta di connivenza con il clan camorristico dei Casalesi. Lettieri che, sciagurato, si è scelto come spin doctor Claudio Velardi, l´antico alter ego di Massimo D´Alema quando il professor Guido Rossi definiva la presidenza del Consiglio l´unica banca d´affari in cui non si parla inglese, per mondarsi dell´imbarazzante ala protettrice, che puzza di camorra, ha tentato un´operazione pseudo-trasversale. Ha arruolato con i buoni uffici dell´ex Lothar di Palazzo Chigi, diventato uomo d´affari in proprio, 18 personaggi del Pd, come Antonio Napoli, ex assessore di Bassolino, Felice Laudadio, ex assessore della Iervolino, Alessandro Pulcrano, ex consigliere comunale dei diesse, e altri quindici disponibili più che responsabili. «Cosentino? Io sono autonomo», proclama Lettieri. Ma Nick ‘o americano non aspetta neanche un minuto e scrive al Mattino più o meno: altro che autonomo, i voti te li porto io e a me devi rispondere.
Tutti i principali candidati hanno, più o meno, un santo di riferimento, ma nessuno così imbarazzante. Ciriaco De Mita veglia su Raimondo Pasquino, rettore dell´Università di Salerno, candidato sindaco del Nuovo Polo di Casini, Fini e Rutelli. «Non me ne vergogno - dice - . De Mita ha fatto tanto per il paese e io non lo rinnego». Anche il prefetto Mario Morcone, il responsabile dell´Agenzia del Viminale per i beni sequestrati alla mafia scelto in extremis da Pd, Sel, Verdi e socialisti dopo la contestazione delle primarie che avevano incoronato Andrea Cozzolino, volente o nolente accetta l´assist di Bassolino. Il quale con il candidato mancato gli ha organizzato un oceanico raduno al Palapartenope, nel quale il sindaco dell´ormai antico rinascimento napoletano e governatore della superfetazione della munnezza è stato paragonato a Enrico Berlinguer: «Antonio? Un rivoluzionario e conservatore come Berlinguer». Sarà che cacicchi e capibastone, come alquanto ingenerosamente li aveva definiti D´Alema, sotto il Vesuvio non passano mai di moda e, in fondo, rispetto all´incedere senza più pudore della camorra alla diretta conquista delle istituzioni in nome e per conto della destra berlusconiana, suscitano quasi sentimenti meno sconfortanti. «Bassolino e Cozzolino non credo abbiano malattie infettive» dice il prefetto Morcone. Per aggiungere, sottovoce: «Bella la manifestazione del Palapartenope, ma sia chiaro che fa comodo anche a loro».
Dicono che l´ondata di liste sporche abbia fatto incazzare persino San Gennaro che quest´anno ha ritardato ‘o miracolo del sangue, mentre il cardinale Crescenzio Sepe ha fatto incazzare Rosetta Iervolino, aspirante senatore a vita, addebitandole la vergogna della munnezza. Coinvolto nelle gesta della Cricca di Balducci e Bertolaso sotto l´ala del gentiluomo di Sua Santità Gianni Letta, il porporato si barcamena tra la chiesa di base stanca della criminalità e la dissimulata simpatia per il candidato Lettieri, le cui liste sono una miniera di buchi neri criminali. I due del clan Polverino arrestati per traffico di droga e estorsione sono candidati del Pdl a Quarto, ma allungano la loro influenza fino al Vomero. E comunque le liste a sostegno del candidato Pdl a sindaco partenopeo non si fanno mancare nulla: Achille De Simone, a giudizio per contiguità con il clan Sarno, apre la lista di Pionati, quell´ex cronista avellinese del Tg1 che rivendica per sé un posticino nel governo Berlusconi; Maurizio Matacena, indagato per riciclaggio, è in quella del Pdl, come Marco Nonno, imputato di concorso in devastazione per aver guidato la guerriglia camorrista contro la riapertura della discarica di Pianura. Non manca neanche il nostalgico hitleriano: si chiama Enrico Tarantino, attivista di Casa Pound, ed è stato ferito la scorsa settimana negli scontri con i collettivi studenteschi. «Liste che fanno venire i brividi», chiosa De Magistris e che fa dire ad Andrea Orlando, commissario del Pd, che è evidente anche ai ciechi che «il Pdl in Campania ha un legame più che organico con la camorra».
Lettieri stesso è sotto processo a Salerno per truffa e falso. Ciriaco De Mita ne ha tracciato un fulminante ritrattino: «Lettieri novità e progresso? Figuriamioci, noi qui in Irpinia lo conosciamo come uno che è venuto, si è preso quattro finanziamenti e se ne è andato». Ma la vera spina nel fianco del candidato Pdl è Antonio D´Amato, ex presidente della Confindustria, uno dei più di destra che la storia centenaria dell´organizzazione imprenditoriale ricordi fin dai tempi del fondatore Louis Bonefonne Craponne. A Parma benedì senza riserve il salvifico governo del "collega Berlusconi". Adesso sta cospargendo di mine antiuomo il percorso elettorale del suo collega imprenditore berlusconiano. Altro che la bombetta-carta esplosa vicino alla sede di Lettieri.
Tardo pomeriggio, settecentesco palazzo Partanna, in piazza dei Martiri, sala D´Amato (intitolata al padre): l´ex presidente confindustriale partecipa alla presentazione di un rapporto della Luiss sul deficit di classe dirigente in Italia e nel Mezzogiorno. Un´occasione che sembra fatta apposta per demolire il candidato berlusconiano. Non viene persa: «Altro che discontinuità con il degrado morale di questa città. Lettieri è un uomo di Cosentino e Berlusconi. Napoli ha bisogno di chi serva le istituzioni e non di chi delle istituzioni si serve per fare i propri affari». Per di più, al contrario di Berlusconi, Lettieri è un pessimo imprenditore: «Per affrontare le complesse questioni di una città come Napoli - scandisce sadico D´Amato - occorre un curriculum di esperienze provate e di successi che non ci sono nella storia imprenditoriale di Lettieri». Più o meno la stessa opinione che ha il successore di D´Amato a viale dell´Astronomia Luca Cordero di Montezemolo, che con la sua Fondazione ha partecipato discretamente alle tormentate vicende elettorali partenopee. La nascita di una liaison in vista della scesa in campo montezemoliana, quando nel dopo-Berlusconi sarà in palio la guida del governo? D´Amato per ora non si sbilancia. Sommerge di elogi il prefetto Morcone, uomo delle istituzioni di elevate qualità etiche che combatte la criminalità organizzata, il professor Pasquino, che ha creato un polo universitario di livello internazionale, e persino il giustizialista De Magistris, un elemento di discontinuità.
A questo punto del thrilling napoletano, nutrito di trafficanti di droga, estorsori, strozzini, lenoni, camorristi contro aspiranti sceriffi che promettono di combatterli, impossibile dire come finirà la partita, dopo l´inevitabile ballottaggio. Tra Lettieri e Morcone, come sembra probabile, o tra Lettieri e De Magistris? Interpellati dalla redazione napoletana di Repubblica i candidati si autoassegnano: il 45 per cento Lettieri, il 30 Morcone, il 18 Pasquino e il 15 De Magistris. Fa già il 108 per cento, senza considerare gli altri sei candidati, tra i quali sfavilla il sempiterno Clemente Mastella. Ma si sa, siamo nella Napoli milionaria del miracolo di San Gennaro e del sangue liquefatto.
a. staterarepubblica. it