Vittorio Zucconi, la Repubblica 5/5/2011, 5 maggio 2011
ADDESTRATI, DECISI E SENZA PAURA: GLI UOMINI DALLA FACCIA VERDE CHE HANNO ANNIENTATO IL NEMICO
I Vietcong li avevano soprannominati «gli spettri dalla faccia verde». «Chi l´ha ucciso?» chiedevano i comandanti guerriglieri recuperando il corpo di un compagno caduto. «Un uomo con la faccia verde» rispondevano i sopravvissuti con tono superstizioso. Non potevano ancora sapere che da pochi anni, dopo John F. Kennedy, la loro designazione formale era "Navy Seals". Specialisti di attacchi dal mare, dall´aria, dalla terra con il volto dipinto dei colori della giungla.
Dopo l´assalto perfetto al fortino di Osama Bin Laden e l´esecuzione dell´ispiratore e profeta della più temuta rete di terrorismo nel XXI Secolo, Al Qaeda, nella immaginazione del mondo questi guerrieri addestrati oltre il limite della fantasia più sadica hanno occupato il trono che il cinema, la propaganda, le guerre avevano assegnato a Rangers, Berretti Verdi, Marines, Delta Force, paracadutisti, nell´ammirazione o nell´esecrazione del mondo. Dopo l´operazione Geronimo, come sempre nei momenti di esaltazione guerresca e nazionalistica, le domande di ammissione a questo corpo ultra addestrato della Marina si sono moltiplicate. Tutti i giovani maschi, soltanto maschi, di età inferiore ai 28 anni che indossino l´uniforme della US Navy, soltanto della US Navy, ora vogliono emulare i 79 giustizieri del "Grande Satana". Non sanno, o fingono di non sapere, che soltanto due su dieci di quelli accettati supereranno le trenta settimane di "inferno" per arrivare a indossare l´insegna con il tridente di Poseidone che li qualifica come "Seals", come "foche", dall´acronimo di "Sea Air and Land".
La loro storia, oltre alle disumane prove che devono superare, è il tracciato esemplare di come si sia evoluta e come sia cambiata la «proiezione della forza americana», nel gergo strategico, sul mondo. Dalle grandi unità da sbarco o da assalto aereo che fecero la Seconda Guerra Mondiale, passando per le super portaerei, i sottomarini nucleari, i bombardieri da apocalisse nucleare, i panzer dominatori, i caccia sfuggenti ai radar, oggi il ferro di lancia di una nazione che sa di non potere più ripetere il D-Day in Normandia o neppure la Tempesta sul Deserto del generale Schwarzkopf sono loro. Piccole squadre di mostri umani ribollenti di adrenalina, testosterone e muscoli capaci di penetrare nei territori nemici e sfidare covi, nidi, cellule maligne.
Erano nati nella Seconda Guerra Mondiale, soprattutto nello scontro con i giapponesi quando il loro compito di guerrieri del mare era principalmente quello di sminare le spiagge e aprire il varco per gli sbarchi. Spesso non erano neppure armati, altro che di calzoncini da bagno, pinne e maschera, come bagnanti in vacanza, i «guerrieri nudi» come li sfottevano i compagni di battaglia. Ma nei settant´anni trascorsi da quelle prime operazioni, nella quali, come sulla spiaggia di Normandia, Omaha Beach, i sommozzatori anti mine persero due terzi dei loro uomini, i "Seals" rimasero a lungo sommersi e invisibili. Di loro, le cronache trionfali e la retorica pubblica non si occupavano. Nati come fantasmi dovevano combattere come fantasmi e restare tali.
Conobbero il loro momento peggiore di pubblicità non richiesta quando furono mandati sulla sabbia della Somalia da Clinton e ad accoglierli, con le loro facce coperte di nerofumo per mimetizzarsi nella notte, trovarono non i guerriglieri nemici, ma i riflettori delle network tv che ripresero il loro sbarco super segreto, in diretta globale.
Eppure, pochi anni più tardi, furono ancora loro i primi a mettere piede in Afghanistan, nel novembre del 2001, e a guidare le altre forze speciali verso Kabul e poi nella vana caccia a Osama Bin Laden sui monti. Come ha ricordato uno di loro nelle memorie, la ricerca del leader terrorista era un´operazione prevista per tre giorni. Rimasero impegnati, e senza appoggi né rifornimenti, per trenta giorni, sopravvivendo con il cibo trovato nelle grotte e negli accampamenti evacuati in fretta dagli uomini di Al Qaeda.
Un´impresa che avrebbe stroncato altri soldati, ma che per i sopravvissuti all´addestramento dei Seals dovette sembrare un picnic. Soltanto nella prima fase i candidati avevano dovuto superare in sequenza questa serie di prove: 450 metri a nuoto in meno di 12 minuti, poi, dopo 10 minuti di riposo, 42 piegamenti sulle braccia in meno di due minuti. Poi, dopo due minuti di riposo, cinquanta sit up, da supini a seduti di nuovo in meno di due minuti, seguiti da due chilometri di corsa con gli stivali e l´uniforme sotto gli 11 minuti. E per chi avesse superato queste prove comincerebbe il vero addestramento, perché fino a quel momento si è scherzato.
Culminerà in quattro giorni consecutivi di altre prove fisiche con un massimo di quattro ore di sonno, una al giorno, coronata da corse del plotone reggendo il tronco di una sequoia sulla testa per insegnare il valore essenziale del lavoro di squadra, visto che se anche uno solo di loro cedesse alla fatica, il tronco si abbatterebbe sulla testa di tutti. Per chi ce l´abbia fatta ci sarà il tuffo con le mani legate dietro la schiena a recuperare oggetti sul fondo con i denti. In un´acqua che non deve mai superare i 18 gradi centigradi, dunque gelida.
I superstiti a quella che i candidati chiamano la «settimana all´inferno» senza nessuna iperbole, l´onore di rischiare la vita in operazioni da scavezzacollo e di sognare, un giorno, di essere colui che «terminerà» i nemici indicati dal comandante in capo, dal Presidente, come Osama Bin Laden.
Oppure, come fu per Jessie "Il Corpo" Ventura, una carriera da lottatore e, nel suo caso, addirittura l´incarico di governatore dello Stato del Minnesota. Da ex "foca", amava tuffarsi nei laghi gelati del nord ovest, dove la temperatura raggiunge i minimi nazionali ogni anno, bucando il ghiaccio «per schiarirsi le idee» diceva. Amava dipingersi il volto di tinte verdi, come i fantasmi che davano la caccia a Vietcong. Perdendo, alla fine, la guerra.