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 2011  maggio 03 Martedì calendario

QUANDO SARA’ SANTO WOJTYLA?


Wojtyla è stato beatificato domenica: quando potrà essere «promosso» santo?

Agli onori degli altari si sale per gradini: prima venerabile, poi beato (riconosciuto il primo miracolo), infine santo (riconosciuto il secondo miracolo). L’iter canonico è mutato nella storia. Fino al terzo secolo il martirio «per Cristo» era sufficiente a santificare una determinata persona. Con il passare del tempo si ritenne necessaria una indagine del martirio o della vita e dei miracoli del candidato alla santificazione. Questa indagine preliminare nei secoli successivi divenne sempre più rigida e giuridica, fino ad assumere nel Medio Evo la forma di un vero e proprio processo. Solo più tardi si iniziò a distinguere tra beatificazione e canonizzazione, distinzione rimasta in vigore fino ad oggi. In sostanza, la beatificazione è il primo «titolo» ufficiale con cui la Chiesa autorizza la venerazione di un personaggio morto in odore di santità, culto circoscritto a livello locale o di singole congregazioni religiose. La canonizzazione, invece, è il «salto» definitivo nella santità, riconosciuta in tutta la Chiesa.

Chi ha il primato di «velocità»?

Dalla morte alla canonizzazione i percorsi più rapidi riguardano il fondatore dell’Opus Dei, Escrivà de Balaguer, Padre Pio, Gianna Beretta Molla, Pio X. Beato a tempo di record, Giovanni Paolo II in vita ha decretato 483 santi e 1.345 beati: una vera e propria fabbrica di santi, con un numero di canonizzazioni superiore a quelle fatte complessivamente da tutti i papi negli ultimi 400 anni. I suoi predecessori del Novecento si sono limitati a poche santificazioni: Pio X 4, Benedetto XV 3, Pio XI 34, Pio XII 33, Giovanni XXIII 10, Paolo VI 84. Prima ancora, andando a ritroso da fine Ottocento al Concilio di Trento, ciascun papa non proclamava in media che due o tre santi, magari di peso, come Gregorio XV che canonizzò Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Filippo Neri e Teresa d’Avila, cioè vere colonne del culto tra i fedeli. Sono Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo I gli altri Pontefici dell’ultimo secolo per i quali sono ancora in corso le cause di beatificazione.

Perché le vie del cielo sono sempre più affollate?

A causa del boom sotto il pontificato di Wojtyla, favorito dal ripristino, dovuto a Pio XI, delle beatificazioni collettive. Nell’esercito di santi o beati wojtyliani ci sono Massimiliano Kolbe, Edith Stein, Giuseppina Bakhita, i martiri messicani della guerra civile degli anni Venti, martiri cinesi di vari periodi storici, vittime della guerra civile spagnola e del comunismo in vari Paesi europei, vittime della rivoluzione francese; ci sono due papi, Pio IX e Giovanni XXIII, ci sono vari santi «nazionali», come l’indio messicano Juan Diego o il guatemalteco De Betancourt. Spiccano Francisco e Giacinta, i due pastorelli che assistettero nel 1917 alle apparizioni della Madonna a Fatima, e madre Teresa di Calcutta, morta nel ‘97 e per la quale papa Wojtyla ha concesso che il processo cominciasse due anni dopo la morte, derogando alle norme canoniche che prescrivono un’attesa di cinque anni. La stessa deroga Benedetto XVI ha applicato a Karol Wojtyla, che così è stato beatificato in sei anni, togliendo il record a Madre Teresa.

Esistono «corsie preferenziali» per il Paradiso?

Prima della riforma, un processo di beatificazione poteva essere avviato solo dopo trent’anni dalla morte del futuro probabile santo. Ora questo termine è stato ridotto a cinque anni. E sono permesse deroghe (come accaduto per Madre Teresa e Karol Wojtyla), come spiega il «Manuale per istruire i processi di canonizzazione» scritto da Romualdo Rodrigo, avvocato della Rota e delle cause dei santi. Tecnicamente, il processo ha due momenti, quello diocesano, con la costituzione del tribunale locale su iniziativa del vescovo nella diocesi dove il candidato alla santità è morto; e quello vaticano, nella Congregazione delle cause dei santi. Solo dopo la pubblicazione sull’Osservatore romano del decreto papale sulle virtù eroiche, il futuro beato viene dichiarato «venerabile», titolo indispensabile per arrivare alla beatificazione, prima, e alla canonizzazione, dopo.

A chi spetta l’ultima parola?

Insindacabilmente al Papa. Il processo diocesano, che tra i «protagonisti» del dibattimento vede il postulatore (il prelato incaricato di raccogliere tutte le prove sulla santità del soggetto preso in esame), decolla definitivamente solo dopo che è stato emesso il «Nihil Obstat» del Vaticano. Il «venerabile», a sua volta, può diventare beato solo dopo che la Congregazione delle cause dei santi ha stabilito l’esistenza di un miracolo (in genere una guarigione inspiegabile) ottenuto grazie alla sua intercessione. Anche in questo caso le competenti autorità vaticane sono prudenti e scrupolose. Il decreto papale sull’esistenza del miracolo viene emesso solo in seguito al positivo esito dell’esame della validità dell’inchiesta diocesana, dei pareri della consulta medica, del congresso dei consultori teologi e della congregazione dei cardinali e vescovi. Stesso iter per la successiva causa di canonizzazione, il cui esito positivo permette il culto del beato in tutta la Chiesa.