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 2011  maggio 04 Mercoledì calendario

Leon, l’italiano d’America che ha scovato Osama - Alle 8 di venerdì 29 aprile, Leon Panetta mise una mano sulla spalla del vice ammira­glio William Mc Raven, co­mandante delle «Operazioni Speciali», e gli disse: «Ora è nel­le nelle tue mani, amico

Leon, l’italiano d’America che ha scovato Osama - Alle 8 di venerdì 29 aprile, Leon Panetta mise una mano sulla spalla del vice ammira­glio William Mc Raven, co­mandante delle «Operazioni Speciali», e gli disse: «Ora è nel­le nelle tue mani, amico. Ti au­guro il meglio. Portacelo mor­to ». Poi chiamò il suo autista e a bordo della sua Chevrolet di servizio si fece portare in una chiesa nei pressi del Pentago­no. Due «men in black», oc­chiali neri, braccia conserte e Beretta calibro 9 sotto l’ascella si piazzarono ai lati della porta d’ingresso della chiesa.Panet­ta si fermò a metà della navata centrale, scelse un banco sulla sinistra e si sedette, gomiti sul­l­e ginocchia e polpastrelli pre­muti sulla fronte. Non stava pregando. Si stava solo ripro­iettando nella mente la scena studiata fin nei più minuti det­tagli nel suo ufficio di Langley, giù all’«agenzia».E poiché,co­me dice sempre ai ragazzi del suo staff«non c’è niente di me­gl­io che una chiesa per riflette­re e concentrarsi», era lì che si era fatto portare. A vederlo da lontano lo si sa­rebbe detto un pensionato qualunque a rapporto dal Pa­dreterno. Certo nessuno, guar­dando quella figura solitaria in grigio,quel settantenne dal­­l’aria dimessa, avrebbe mai pensato di essere di fronte al capo della Central Intelligen­ce Agency; all’uomo che solo mezz’ora prima aveva definiti­vamente messo a punto la trappola in cui sarebbe cadu­to Osama Bin Laden. Leon Panetta, ovvero un pai­sà alla Cia; ovvero il contribu­to italiano alla chiusura dei conti con lo «Sceicco del Terro­re ». Settantatre anni il mese prossimo, tre figli, cinque ni­poti, Leon Edward Panetta è nato a Monterey, in Califor­nia, dove il padre, un calabre­se di Siderno, aveva un risto­rante. A giorni, Panetta lasce­rà la Cia per assumere l’incari­co di ministro della Difesa, cioè dell’organizzazione mili­tare più potente del pianeta. E qui, prevedibilmente, chiude­rà una carriera strana e un po’ romanzesca, come suggeriva del resto la sua duplice perso­nalità. Da un lato, una specie di Gianni Letta, il nostro sotto­segretario alla presidenza del Consiglio: politico raffinato, abile e intelligente mediatore, congressman tra i più accredi­­tati, ex direttore dell’ufficio di Gestione e di Bilancio della Ca­mera, ex capo dello staff di Bill Clinton.Dall’altro,uno di que­gli uomini che pur non aven­do alcuna esperienza militare, o forse proprio per questo, si è trovato perfettamente a suo agio tra generali, berretti ver­di, incursori e agenti segreti, e ci ha preso gusto sciroppando­si 220 mila miglia per visitare 42 stazioni Cia nel mondo in poco più di due anni. Un uo­mo capace di sporcarsi le ma­ni anche col «lavoro sporco», quando il «dirty job» è nell’in­teresse superiore del Paese. È lui, il fedelissimo di Obama ap­prezzato dal clan dei Clinton, che ha pianificato la formazio­ne di squadr­e con licenza di uc­cidere ovunque nel mondo, in funzione antiterrorismo. Ed è lui che ha autorizzato certe pratiche diciamo così, un po’ disinvolte, come la tortura del waterboarding: appeso a testa in giù e acqua corrente sulla faccia finchè non dici basta. A Siderno, 18 mila abitanti a poco più di 100 chilometri da Reggio Calabria, sulla jonica, in piena Locride, nessuno più si ricorda di «quei» Panetta che negli anni Trenta emigra­rono in America. L’unica Pa­netta di qualche nome, sulla statale 106, è la cantante Lisa, 34 anni, terzo posto al festival di Sanremo del ’98 con Sem­pre , soprano «di coloratura», quanto al tipo di voce (nota più alta: La bemolle 5 nella can­zone Adesso ). Alla Cia lo hanno sempre chiamato «lo zio». «Zio Leon». La faccia è un po’ da vecchio zio, infatti. Ma come si è visto, l’apparenza spesso inganna. «L’imprendibile è stato preso e ucciso», ha comunicato sec­co Panetta ai dipendenti del­l’Agenzia a cose fatte. «Ma non ci fermeremo fino a quan­do non avremo preso l’ultimo responsabile dell’11 settem­bre ».Uno«zio»un po’ duretto, insomma. Uno della Jonica.