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 2011  maggio 04 Mercoledì calendario

OSAMA È MORTO TRE ANNI FA ANZI NO: È VIVO E VEGETO


I complottisti non vanno mai in vacanza. Come i seguaci dell’antiamericanismo, che resterebbero tali, a destra e a sinistra, in Italia e all’estero, anche se l’America scomparisse dalle cartine geografiche. Sono dietrologi in sevizio permanente effettivo.
Se le Torri Gemelle vengono rase al suolo dal terrorismo islamico e tutto il mondo dice che a raderle al suolo è stato proprio il terrorismo islamico, i complottisti accusano gli Stati Uniti. Le Torri le avrebbero gettate giù gli stessi americani solo per poter far guerra a Saddam Hussein. Accadde così, spiegano, anche con Pearl Harbor. Corsi e ricorsi della mistificazione applicata alla storia. Se la tesi zoppica, ecco l’ombra del Mossad e di Israele. I complottisti – negazionisti, li chiama Severgnini sul Corriere – ne sanno sempre una più degli altri. Sanno anche, nella loro infinita saggezza, che Osama Bin Laden non è morto. O è morto, ma molto tempo fa. Oppure è stato ucciso, ma non dagli americani. A spedirlo all’altro mondo – tesi sostenuta da una parte della stampa pakistana – sarebbe stata una delle sue guardie del corpo per non farlo cadere nelle mani degli americani. Chissà, forse qualcuno arriverà a dire che Osama è morto ed è anche risorto.
Fermi tutti: probabilmente vi starete chiedendo perché vi raccontiamo queste storie, perché i complottisti ci interessano tanto. Lo capirete. Intanto, sentite questa: dà l’idea di ciò che sta succedendo in queste ore. Eccola: «Osama è morto, ma non il 2 maggio 2011. Il 2 novembre del 2007 o addirittura prima». Lo sostengono molti siti internet che ricostruiscono la vicenda con tanto di date e particolari: l’annuncio fu dato da Benazir Bhutto, ex Primo ministro pakistano, nel corso di un’intervista ad Al Jazeera. Ad assassinare Bin Laden fu Omar Sheikh, ex collaboratore del servizio segreto pakistano. Dunque, gli americani oggi non hanno ucciso nessuno. Hanno solo diffuso una notizia falsa che può essere utile ad Obama in chiave elettorale. Benazir Bhutto non può confermare o spiegare come mai era convinta della morte di Bin Laden: fu a sua volta assassinata poco tempo dopo quell’intervista. Nel frattempo, la notizia della morte postdatata circola, rimbalza fra blog e forum, fa capolino negli articoli dei giornali e semina dubbi. Bufale che alimentano bufale.
Tratta sempre da internet: «L’analisi del Dna ha confermato che l’uomo ucciso nel blitz è Osama Bin Laden (...). Ma c’è chi sostiene che l’annuncio dell’identificazione del cadavere sia arrivato troppo presto, che di solito per analisi di questo tipo ci vogliono giorni». Dunque, analisi truccate. Ergo, il morto non è Osama. Tant’è vero, sostengono i complottisti, che il cadavere di Osama è stato gettato in mare con troppa fretta, come per nascondere il corpo al mondo e alla verità. E «questa sarebbe la cartina di tornasole di una truffa apparecchiata a uso e consumo del mondo occidentalizzato». Sepoltura falsa, come le foto apparse sui giornali (e mai diffuse dagli americani) e come la storia della moglie di Osama, prima data per morta e poi per ferita.
Tesi e dubbi per tutti i gusti. E a proporli non è solo internet. Petr Hájek non è un blogger qualsiasi: vicecapo della cancelleria presidenziale di Praga. E ha dichiarato che l’intera vicenda dello sceicco del terrore non è altro che una «finzione mediatica». Un complottista con la laurea. E i talebani afghani, forti anche di tutte queste teorie e questi dubbi, ieri sono tornati alla carica: non ci sono prove sufficienti per affermare che Osama Bin Laden sia morto. Osama, per loro, è vivo e combatte. Serve a fare morale, a mantenere compatte le truppe dei terroristi. E ora avete capito perché la storia dei complottisti andava raccontata? Dietrologi, antiamericani e accaniti. E molto pericolosi. A volte senza neppure rendersene conto. Ma questa è solo una piccola attenuante.

Mattias Mainiero