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 2011  maggio 04 Mercoledì calendario

CARDIN VUOLE UN MILIARDO PER CEDERE LA MAISON

Pierre Cardin ci riprova. «Voglio vendere – ha ripetuto in un’intervista pubblicata sul sito del Wall Street Journal – per assicurare un futuro alla società». Lo stilista, 88 anni, non ha infatti eredi. E l’azienda, che non è quotata e non pubblica bilanci, è interamente di sua proprietà.

Ma Cardin pone due condizioni che non renderanno semplice l’operazione. Il prezzo, innanzitutto: un miliardo. Cioè una cifra cinque volte superiore alle stime del mercato. Stime perché i conti non si conoscono. Curioso è anche il modo in cui Cardin quantifica la propria richiesta: «Mille prodotti in cento Paesi, per un valore di 10 milioni di euro a prodotto. Ecco il mio modo di calcolare».

L’altra condizione è di conservare la direzione artistica dell’impresa che Cardin, nato il 2 luglio 1922 a Sant’Andrea di Barbarana (in provincia di Treviso), ha creato nel 1950 dopo essere passato dalla sartoria di Christian Dior. Tanto più che la maison Cardin sembra aver perso negli ultimi anni molto del suo fascino di un tempo e la politica di licensing sfrenato che ha impresso il famoso logo sugli oggetti più svariati viene criticata da molti esperti del settore.

Lo stesso Cardin sostiene di non sapere esattamente quante sono le licenze, sembra tra 500 e 800, ma difende con forza una scelta di cui è stato il pioniere: «Se non avessi avuto l’idea delle licenze la società non esisterebbe più. Come molte delle case di moda nate negli anni 50 e 60, che hanno chiuso o sono state vendute».

Che Cardin sia stato un innovatore non c’è alcun dubbio. Nel creare il prêt-à-porter, nel rendere l’alta moda accessibile, nello scoprire il mercato giapponese (fu il primo, nel 1957) e vent’anni dopo quello cinese, diventando (nel 1979) il primo stilista a sfilare a Pechino. E proprio a due imprese cinesi, Jiangsheng Trading Company e Cardanro, ha venduto due anni fa, per 200 milioni, le 32 licenze per capi di abbigliamento e accessori venduti su quel mercato.

Famoso per alcune delle sue proprietà (il ristorante Maxim’s di rue Royale e il castello del marchese de Sade nel Lubéron, tra le altre) e per i clamorosi eventi (dalla sfilata sulla Piazza rossa a Mosca alla cena sulla Muraglia cinese) ha festeggiato l’anno scorso i 60 anni di attività con un defilè a Parigi. Che lo apprezza sempre meno per il modo in cui ha banalizzato e popolarizzato il proprio marchio ma dove c’è ancora (in Faubourg St. Honoré, proprio di fronte all’Eliseo) l’unico negozio di proprietà.

Lui sostiene di aver già ricevuto delle proposte da un gruppo inglese, da cinesi e americani (le voci parlano di Iconix Brand), evidentemente disposti a sborsare la cifra richiesta. Gli osservatori sono dubbiosi. Vedremo nelle prossime settimane chi ha ragione, se il grande vecchio della moda francese o i giovani critici.