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 2011  maggio 04 Mercoledì calendario

A LISBONA 78 MILIARDI N TRE ANNI

Accordo fatto per il salvataggio del Portogallo. Ieri sera, il Governo di Lisbona ha raggiunto l’intesa su un piano di aiuti in tre anni con l’Unione Europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale: sul piatto ci sono 78 miliardi di euro, due in meno rispetto a quanto ci si aspettava e 7 meno dell’Irlanda (la Grecia aveva ricevuto 110 miliardi). Dopo Grecia e Irlanda, il Portogallo è il terzo Paese dell’Eurozona ad alzare bandiera bianca di fronte alla crisi del debito sovrano: l’Sos era stato lanciato il 6 aprile.

A dare notizia dell’intesa è stato il primo ministro socialista dimissionario José Socrates, che in conferenza stampa ha parlato di un «buon accordo», gravato da condizioni meno pesanti rispetto a quelle imposte a Grecia e Irlanda. A Lisbona si negozia anche il programma di austerity che dovrà essere messo in campo come contropartita. E tra le ipotesi si starebbe discutendo un taglio delle pensioni, comprese quelle minime, a partire da 600 euro mensili. Socrates, costretto a dimettersi il 23 marzo per il no del Parlamento alla severa manovra di risanamento presentata dal suo Governo, ieri ha però assicurato che non ci saranno licenziamenti nel pubblco impiego, né nuovi tagli agli stipendi pubblici o al salario minimo. Non sarebbe nemmeno prevista la vendita delle partecipazioni statali nella Caixa Geral de depositos. L’intesa dovrà ora essere approvata dai partiti di opposizione.

In base algi accordi raggiunti con Ue, Bce ed Fmi, il deficit pubblico dovrà scendere al 5,9% quest’anno e al 4,5% nel 2012, per arrivare al 3% nel 2013. A marzo, prima di cadere, il Governo Socrates si era dato obiettivi più ambiziosi: deficit al 4,6% già quest’anno, al 3% nel 2012 e addirittura al 2% l’anno successivo. Attualmente, il disavanzo viaggia sopra il 7%, dopo il 9,1% del 2010.

L’approvazione del piano da parte dell’Ecofin è attesa per il 16 maggio, tre settimane prima delle elezioni e con un mese di anticipo rispetto alla scadenza di giugno (pari a circa 4,9 miliardi di euro) sul fronte dei titoli pubblici.

Un passaggio, quello dell’Ecofin, che potrebbe nascondere qualche insidia. Le cancellerie europee, per quella data, dovranno riuscire a risolvere l’incognita finlandese. Il partito nazionalista Veri Finlandesi, uscito vittorioso dalle ultime elezioni politiche, minaccia infatti di non votare in Parlamento il salvataggio di Lisbona. Salvataggio che, secondo le regole, i ministri finanziari europei dovranno approvare all’unanimità. A Bruxelles l’ottimismo, in questa fase, è d’obbligo: «Siamo fiduciosi che la Finlandia parteciperà al salvataggio», ha affermato un portavoce della Commissione. Ma per prudenza gli sherpa starebbero già lavorando a un’ipotesi di un’astensione della Finlandia al vertice Ecofin, un espediente per non compromettere la necessaria unanimità.

Altra incognita è l’ammontare del prestito in arrivo, che potrebbe anche non bastare. Secondo il principale quotidiano finanziario portoghese Diario Economico, per coprire fino al 2012 il debito pubblico portoghese, e relativi interessi, serviranno 72,4 miliardi. A questa somma andranno aggiunti altri aiuti, tra cui quelli per permettere una adeguata ricapitalizzazione del settore bancario. In tutto, il conto fa 100 miliardi di euro.