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 2011  maggio 04 Mercoledì calendario

ITALIA CONTRO FRANCIA, PER VOCE ARANCIO - I

francesi negano che sia in atto una campagna di conquista industriale in Italia. Eppure Parmalat rischia di trasformarsi presto in Parmalait, Bulgari da qualche mese sarebbe da pronunciare Bulgarì e il veneziano Palazzo Grassi, ormai da sei anni, ospita le opere (meravigliose, sia chiaro) della collezione di François Pinault, indiscutibilmente francese. Ma non sembra esserci una strategia centrale dietro questa “invasione societaria”, e non è nemmeno che gli italiani stiano rimanendo con le mani in mano.
Al vertice italo-francese di due settimane fa Sarkozy e Berlusconi hanno invocato la creazione di «grandi gruppi italo-francesi e franco-italiani che sappiano competere nei mercati globali». Il presidente francese ha anche spiegato: «Ammiriamo il vostro tessuto di piccole e medie imprese. Noi abbiamo grandi gruppi. Non c’è bisogno che ci facciamo la guerra».

Sono proprio le piccole e medie imprese italiane citate da Sarkozy a farsi più spazio oltre le Alpi. Lo confermano le recenti acquisizioni italiane in Francia segnalate dall’Ice. Come l’impresa di ceramiche Area Industrie Ceramiche, una società specializzata nella produzione di tegole fotovoltaiche, che ha acquistato due fabbriche in crisi, una nel centro della Francia e l’altra in Lorena, e ha stabilito in Francia il suo quartier generale.

Alcuni esempi. Il gruppo Agrati Fastening Systems, specializzato in sistemi di fissaggio, ha investito 35 milioni nel 2010 per rilevare alcune fabbriche francesi, per 500 posti di lavoro complessivi. Il gruppo industriale Tosoni ha recuperato l’unità produttiva dell’azienda di accessori spagnola Grupo Antolin specializzata nella fabbricazione di sedili per vetture ferroviarie, situata a Andrézieux Bouthéon, regione Rodano-Alpi. Le cartiere Tronchetti hanno annunciato l’apertura di un nuovo sito a Montargis. Il gruppo Giochi Preziosi è entrato con il 25% nel capitale del distributore transalpino di giocattoli King-jouet, che possiede 190 punti di vendita nel paese.

Italia, secondo partner d’affari della Francia (dopo la Germania) con scambi commerciali pari a 80 miliardi di euro l’anno. L’ultimo rapporto dell’Istituto del commercio estero dice che la Francia è il primo paese europeo per gli investimenti diretti italiani mentre l’Italia è il secondo paese investitore in Francia. Sono oltre 1.700 le imprese italiane presenti in Francia ed occupano circa 107.000 persone.

L’Afii, l’agenzia francese per gli investimenti internazionali, ha contato 54 progetti di aziende italiane sul territorio francese nel 2010, dopo i 56 del 2009. Tutti assieme questi progetti hanno creato 2.400 posti di lavoro. Oltre un terzo dei progetti di investimento italiani in Europa è rivolto alla Francia.
Le imprese che investono in Francia sono soprattutto lombarde (una su tre) ma ci sono anche molte aziende venete, piemontesi, emiliane. Puntano soprattutto sull’industria (più del 50% degli investimenti) e meno sui servizi.

Tra i grandi gruppi italiani presenti in Francia: Fiat, Eni, Finmeccanica, Barilla. Tra quelli che hanno conquistato grandi spazi oltre le Alpi, Cremonini e Italcementi. Il gruppo Cremonini gestisce la ristorazione sul 90% dei treni francesi ad alta velocità e ha l’assoluta leadership nel settore. Italcementi nel ‘92 ha acquisito Ciments Français per 1.500 miliardi, un’operazione da record: a suo tempo è stata la più rilevante acquisizione industriale realizzata all’estero da un gruppo italiano.

Anche i finanzieri italiani non disdegnano le operazioni oltreconfine. Leonardo Del Vecchio, il patron della Luxottica, con la holding dei famiglia Delfin ha circa il 30% di Foncière des Régions, il che ne fa il primo azionista del maggior gruppo immobiliare francese. Carlo De Benedetti in passato è stato azionista del gruppo di forniture auto Valeo. Il figlio Rodolfo ha ottenuto per Sorgenia le autorizzazioni per la realizzazione di un parco eolico in Francia da circa 100 megawatt. Antonino Ligresti, assieme a Mediobanca e De Agostini, è socio forte del primo gruppo francese delle cliniche private, Générale de Santé, settore strategico e in forte crescita sulla scia dell’invecchiamento della popolazione.

La famiglia Berlusconi ha preso il controllo della divisione francese del gruppo britannico Emap creando, dopo un’intensa ristrutturazione, Mondadori France. Sempre nell’editoria, Rcs può contare sulle Editions Flammarion. Il gruppo L’Espresso qualche anno fa è stato a un passo dal rilevare Le Monde.
Se da una parte le imprese italiane che cercano di farsi spazio in Francia sono tante, non si può negare che gli investimenti francesi nel nostro Paese sono grossi.

Parmalat è il caso più recente e quello che ha fatto più rumore. Il gruppo Lactalis, controllato dalla famiglia Besnier, vuole comprare la società di Collecchio, è arrivato al 29% e adesso aspetta solo il via libera finale della Consob per lanciare un’offerta pubblica di acquisto sul restante 71%. I francesi offrono circa 3,3 miliardi di euro. Assieme a Parmalat formerebbero il primo gruppo al mondo nel campo lattiero-caseario, con un giro d’affari da 14 miliardi. Lactalis nel nostro Paese controlla già i marchi Galbani, Vallelata, Invernizzi, e Cadermatori. L’Italia ha preso tempo con un apposito decreto sulle assemblee varato dal governo, e sta tentando di organizzare una cordata alternativa, con dentro la Cassa depositi e prestiti.

Se l’operazione organizzata da Lactalis avrà fortuna, quella dei Besnier sarà solo l’ultima grande conquista transalpina in Italia. La penultima, a quel punto, sarebbe il passaggio di Bulgari a Lvmh, il colosso del lusso del miliardario Bernard Arnault che controlla lo champagne Moët Hennessy, gli abiti di Louis Vuitton, i diamanti de Beers e tantissimi altri marchi d’alta gamma, compresi gli italiani Fendi, Emilio Pucci, StefanoBi, Acqua di Parma.

La figlia di Arnault, Delphine, nel 2005 ha tolto dal mercato uno dei migliori partiti d’Italia, sposando Alessandro Vallarino Gancia, erede della famiglia dello spumante. Alla cerimonia, allo Château d’Yquem, uno dei castelli di Arnault, parteciparono tra gli altri Nicolas Sarkozy e l’allora première dame Bernadette Chirac. L’abito della sposa era di Dior.
Il flop italiano di Arnault è stato Gucci: nel 2000 la casa fiorentina è stata al centro di un derby tutto francese e dopo lunghi mesi di battaglia finanziaria e legale è passata al bretone François Pinault.

Pinault, che nel 2005 ha acquistato dal gruppo Fiat Palazzo Grassi a Venezia e l’anno successivo si è aggiudicato il concorso bandito dalla stessa città per la creazione di un centro d’arte contemporanea a Punta della Dogana. Il nuovo sito, restaurato come Palazzo Grassi dall’architetto giapponese Tadao Ando, ha aperto nel 2009 con una mostra dedicata a pezzi della collezione del magnate francese.

Come dimostra il caso Parmalat, non è solo il lusso che attrae gli investitori francesi. Nel 2012 Carrefour compirà 40 anni nel nostro paese: risale al ‘72 l’apertura del suo primo supermercato italiano, a Carugate. Oggi Carrefour in Italia ha ben 61 ipermercati ed è tra i leader della grande distribuzione. Auchan è arrivata dopo (era l’89) ma oggi ha 57 ipermercati e 266 supermercati, anche grazie all’acquisizione della Sma, comprata dal gruppo Ifi (la cassaforte degli Agnelli) nel 2004.
Trasporti: Alitalia si è alleata con Air France, che ne controlla il 25%, per uscire dalla crisi del 2008, scartando le ipotesi tedesche (Lufthansa) e russe (Aeroflot). E c’è chi dice che il progetto dei francesi sia la completa acquisizione. A terra, invece, Parigi vuole sfrecciare con Italo, il treno della Nuovo trasporto viaggiatori di Montezemolo che dovrebbe debuttare verso la fine di quest’anno. Sncf, la compagnia delle ferrovie francesi, ha una quota del 20% nella società.

Energia: in Edison, uno dei principali fornitori di energia elettrica d’Italia, i francesi di Électricité de France hanno il 50% (tra quote dirette e indirette) e si stanno organizzando per contare di più: pochi giorni fa intanto hanno messo alla guida del gruppo un manager francese, Bruno Lescoeur, al posto dell’italiano Umberto Quadrino. Nella multiutility romana Acea ha invece una quota importante la transalpina Gdf Suez.