[1] Chi, n. 18, 01/05/2011, p. 163; [2] Nicoletta Sipos, Chi, n. 20, 18/05/2011, pp. 153-156, 1 maggio 2011
Per la prima volta in 233 anni di storia il Teatro alla Scala ha chiamato una donna, Susanna Mälkki, 42 anni, di Helsinki, a dirigere un’opera lirica
Per la prima volta in 233 anni di storia il Teatro alla Scala ha chiamato una donna, Susanna Mälkki, 42 anni, di Helsinki, a dirigere un’opera lirica. Fino al 7 maggio il direttore del prestigioso Ensemble Intercontemporain di Parigi è impegnata sul podio del Piermarini per condurre Quartett, opera commissionata dal teatro milanese a Luca Francesconi e presentata in prima mondiale martedì 26 aprile. Poco conosciuta al pubblico italiano, la musicista finlandese vanta, invece, un curriculum di grande spessore. Adesso, però, la consacrazione definitiva, con l’esibizione nel “tempio della lirica”. «Quando ho ricevuto la telefonata, sono rimasta senza fiato». [1] *** La finlandese Susanna Mälkki ha incantato la Scala dirigendo Quartett, l’opera di Luca Francesconi ispirata al classico Le relazioni pericolose di Choderlos de Lactos. «Sono nata in una famiglia di amanti della musica e ho cominciato a suonare da bambina. Prima il piano, poi il violino. I miei mi hanno iscritta a una scuola sperimentale che offriva lezioni di musica e strumenti gratuiti. A otto anni portai a casa il mio primo violoncello. Era quasi più grande di me e mi piaceva da impazzire. […] Per carattere, ho bisogno di riflettere prima di lanciarmi in qualcosa. Ci misi dieci anni per decidermi a fare della musica la mia professione. Sognavo una carriera accademica in letteratura o lingue o sociologia. […] I miei insegnanti mi spinsero a seguire un corso con il celebre direttore Esa-Pekka Salonen. Ero entusiasta, però esitai per anni a fare la mia scelta. Ero primo violoncello nell’orchestra di Göteborg quando mi iscrissi al corso di direzione d’orchestra. Poi, superando dubbi e paure, mollai il violoncello per la direzione. Una follia. Lasciavo un posto sicuro per un futuro incerto. Lavorando in un’orchestra sapevo che i direttori non hanno vita facile con i musicisti. E mi chiedevo se avevo davvero talento a sufficienza per emergere. La capacità di rispettare i ritmi, i suoni. La forza di coinvolgere i musicisti e tenere la scena sotto controllo. Dirigere un concerto somiglia a una maratona. L’incontro con l’orchestra è l’ultimo chilometro, il concerto rappresenta gli ultimi cento metri. […] Amo quello che faccio, nonostante lo stress, gli spostamenti e gli orari impossibili». Nel tempo libero «Leggo […]. Cammino […] Sono una cuoca più che mediocre».