Marco Ludovico, Il Sole 24 Ore 3/5/2011, 3 maggio 2011
PER L’ITALIA A KABUL IMPEGNO DI TRE MILIARDI
In poco meno di 10 anni, all’Italia la minaccia di Osama Bin Laden è costata oltre tre miliardi di euro. È la somma dei costi delle nostre missioni militari in Afghanistan: 3.354.944.182 euro, per l’esattezza, cifra che si può ricavare dalle indicazioni degli oneri finanziari previsti in ogni atto di legge che autorizza l’invio dei nostri soldati a Kabul ed Herat. Una documentazione dettagliata si trova sul sito del ministero della Difesa (http://www.difesa.it/Operazioni+Militari/Riepilogo_missioni_attività_internazionali_in_corso/).
Si tratta di fondi che lo Stato ha dovuto sborsare dal primo gennaio 2002 fino a tutta la prima metà di quest’anno. Con i Governi Berlusconi II e III, seguito dall’Esecutivo di Romano Prodi fino a quello attuale guidato sempre dal Cavaliere. I titolari della Difesa sono stati Antonio Martino (Fi), poi Arturo Parisi (Pd) e oggi Ignazio La Russa. Mentre il protagonista indiscusso del controllo sui conti è il responsabile dell’Economia Giulio Tremonti, con la sola eccezione di Tommaso Padoa Schioppa con Prodi.
Negli anni l’impiego delle forze italiane è stato sempre più importante e ha coinvolto tutte le forze armate: Marina e Aeronautica, Esercito, Arma dei Carabinieri, persino la Guardia di Finanza. E la Croce Rossa, com’era ovvio. I fondi sono stati sempre in costante aumento: è per questo che oggi, per contenere le uscite, si ipotizza il rientro dei nostri soldati da altre missioni, come il Libano, considerate meno strategiche. Ma sarebbe un segnale di debolezza sul piano internazionale e, per ora, c’è stato un ridimensionamento graduale su alcuni teatri di guerra meno esposti.
Si nota subito, invece, come dal 2004 la missione Isaf (International security assistance force) comincia a far lievitare i costi per l’impegno italiano: siamo già oltre i 100 milioni l’anno e si cominciano a fare stanziamento semestrali, per tenere meglio a bada le spese. Saliranno e di molto, invece. Nel 2008, infatti, si arriva a circa 350 milioni; l’anno dopo si va oltre i 570 milioni. Nel 2010 gli oneri ammontano a 705 milioni. E quest’anno, per i primi sei mesi d’impegno, abbiamo già previsto 398 milioni. Eppure, nonostante queste somme, il paradosso è che torna a ciclo continuo il tema dei tagli alla Difesa. Con molte contraddizioni e posizioni, a volte, ambigue. Tanto che è stato lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a mettere in chiaro più volte che sì, è necessario razionalizzare e adeguare alle nuove esigenze il sistema della Difesa. Con una riduzione, per esempio, del modello complessivo da 190mila a 177mila unità. Ma è fondamentale, ha ricordato Napolitano, considerare «una priorità strategica» la nostra presenza militare all’estero.
Non va dimenticato, poi, che la lotta al terrorismo ha portato a un impegno sempre più intenso dei militari anche in Italia, con la sorveglianza degli obiettivi sensibili. Certo, si parla di rientro graduale dall’Afghanistan nel 2013. Ma bisognerà fare i conti con il processo di pacificazione e di sicurezza interna per considerare davvero concreto il ritiro della missione internazionale e degli italiani da Kabul.