Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 03 Martedì calendario

Umberto alza il prezzo Silvio deve stare al gioco - Ma Umberto cosa vuole, che usciamo dalla Nato? La sua è tutta tattica elettorale, fa i capricci»

Umberto alza il prezzo Silvio deve stare al gioco - Ma Umberto cosa vuole, che usciamo dalla Nato? La sua è tutta tattica elettorale, fa i capricci». Saranno pure capricci elettorali, un po’ come faceva Rifondazione comunista con Prodi, rimane il fatto che Berlusconi è costretto a stare al gioco di Bossi. Il quale tiene ancora alta l’asticella della Libia per trattare a tutto campo con il premier. Nuove nomine di governo e nelle aziende milanesi se la Moratti dovesse vincere le amministrative, compreso il vice sindaco che dovrà chiamarsi Salvini. Interventi per Expo e politica economica sulla linea rigorista di Tremonti, con pochi spazi per il Sud. Il faccia a faccia tra i due, che doveva tenersi ieri ma poi è saltato, ci sarà invece oggi. Almeno così assicurano entrambi le parti. Alla fine, molto probabilmente, un accordo complessivo si troverà. Sulla Libia in particolare già stamane alla riunione dei capigruppo del Pdl e della Lega ci potrebbe essere una schiarita. Ma la strada è ancora in salita perché il Cavaliere dovrà concedere molto sulle varie richieste di Bossi. Fino a ieri sera un accordo nero su bianco non c’era. Se non verrà fuori, allora il Popolo della libertà si asterrà su tutte le mozioni che verranno messe in votazione. Astensione pure su quella del Carroccio: ciò sancirebbe una rottura molto pericolosa. Il premier è sicuro che Bossi non farà questo errore, non può costringere il governo a fare scelte unilaterali, fissando date alla missione libica. «Le guerre, purtroppo, non hanno scadenze». Si può però articolare una posizione comune partendo dal principio che mai l’Italia sarà impegnata in azioni di terra (e questo è un punto che scivola via facile essendo scritto pure nella risoluzione Onu). Ci si può pure impegnare a non prevedere costi aggiuntivi, continuando a utilizzare fondi che sono già stati stanziati per le missioni delle Nazioni Unite e della Nato. Fondi a carico della Difesa che dovrà fare di tutto per far quadrare i conti. Per la felicità di La Russa. Altrimenti verranno aumentate le accise sulla benzina. Quanto all’altro punto dolente, cioè il termine dei bombardamenti, l’escamotage è l’impegno del governo di informare periodicamente lo stato della missione sul campo. Non solo. Impegnarsi solennemente davanti al Parlamento a portare all’attenzione degli alleati nelle sedi internazionali il problema del timing, quindi di pensare da subito alla «fase 2». La fase della ricostruzione e quindi del rispetto di tutti gli accordi stretti dall’Italia con la Libia, a cominciare da quelli sull’immigrazione e sul petrolio. Se accettasse questa proposta, Bossi avrebbe un contentino (per l’opposizione avrebbe «calato le braghe»). Ma lui punta alla trattativa globale. Intanto sta succhiando voti al Pdl, e questo è già un risultato. Rimane il fatto che ieri a via Bellerio lo stato maggiore del Carroccio non ha accolto le proposte di mediazione dell’«amico» Silvio. E Bossi lo ha pure avvertito: «Berlusconi non è scemo, non vota per far cadere il governo». Scontato che il premier non voglia far cadere il suo governo, ma non può nemmeno uscire dalla Nato mettendo date unilaterali e fare la figura di chi dà la sua parola a Obama, Sarkozy e Cameron e poi se la rimangia. Poi c’è di mezzo il Capo dello Stato e una parte del governo targato Pdl che non vuole cedere su tutta la linea. Del resto, spiegano fonti berlusconiane, nella mozione leghista non c’è scritto stop ai bombardamenti, che è la posizione ufficiale del Carroccio. Quindi un passo avanti lo hanno fatto: ne dovranno fare un altro. Le caselle non sono ancora a posto. Berlusconi sa benissimo che sul tavolo non c’è solo la questione Libia. Il «papello» di Bossi, come viene definito da alcuni nel Pdl, è articolato e prevede poltrone e altre posizioni di potere. La Lega deve tenere la corda tesa e far sapere che la propria mozione resterà quella depositata. Dovrà essere il Pdl a convergere su quel testo. «Lo convincerò - ha continuato a dire Berlusconi fino a ieri sera con i suoi ospiti a villa Gernetto perché Bossi nei momenti difficili non mi ha mai voltato le spalle». Il premier tuttavia dovrà pagare caro. E farà di tutto per evitare che il sostegno ai militari italiani che stanno bombardando passi con i voti del Pd e del Terzo Polo. Mentre lui litiga con Bossi nel giorno in cui è stato ucciso Bin Laden.