Varie, 2 maggio 2011
Tags : Melania (Carmela) Rea
Rea MelaniaCarmela
• Somma Vesuviana (Napoli) 24 maggio 1982, 18 aprile 2011 (~, cadavere scoperto il 20 aprile nella pineta di Ripe di Civitella, Teramo) • «Era al parco insieme al marito a giocare con il figlioletto di appena diciotto mesi, e poi è svanita. Nel nulla. Carmela Rea detta Melania, 29 anni, casalinga, è scomparsa per trentasei ore. Poi è stata ritrovata, morta. Uccisa in maniera orribile. “Ci siamo trovati di fronte a una scena terribile, da film horror”, raccontano i carabinieri che si sono avvicinati al cadavere finito in un altro bosco a diciotto chilometri dal luogo della scomparsa. “Vado in bagno, torno subito”, aveva detto alle tre del pomeriggio di lunedì mentre si trovava con la famiglia in un parco pubblico di Ascoli Piceno (zona Colle San Marco). [...] La donna - ritrovata a Civitella del Tronto in provincia di Teramo in un’altra pineta a due passi della strada - era seminuda con ferite di arma da taglio, segni di percosse, una siringhe conficcata nel seno. E un taglio (tra il pube e la gamba) a forma di svastica. Chi l’ha uccisa avrebbe infierito sul cadavere, incidendo anche altri simboli nella carne. [...] Il marito [...] Salvatore Parolisi, caporalmaggiore dell’esercito agli amici racconta disperato che lui e Carmela avevano gli organizzato le vacanze di Pasqua. “Dovevamo tornare dai parenti in Campania… Era tutto pronto“. Poi aggiunge: “Eravamo felici...”. Era stato proprio lui a far scattare le ricerche un’ora e mezza dopo la sua scomparsa. Sempre lui a lanciare un appello in tv e rilasciare interviste per chiedere che venisse ritrovata subito. Altri conoscenti di Melania raccontano anche le difficoltà della donna. Era reduce da una depressione post-parto da cui era appena uscita. “Non le piaceva vivere lì…”, dicono altre voci di paese. Tutte le ipotesi sono aperte, dal raptus di follia a possibili vendette dai contorni tutti da accertare. E a rendere la vicenda ancora più sinistra c’è anche una singolare coincidenza: il punto in cui della donna si sono perse le tracce è poco distante dal Bosco dell’Impero dove il 5 gennaio 2011 fu rinvenuto il cadavere di Rossella Goffo, la funzionaria della Prefettura di Ancona, anche lei scomparsa mesi prima, bruna e con i capelli lunghi come Carmela-Melania. Per il caso della Goffo c’è però un indagato per omicidio, l’operatore della questura di Ascoli Alvaro Binni, che proclama la sua innocenza» (Giuseppe Caporale, “la Repubblica” 20/4/2011) • «Che quella siringa misteriosamente piantata sul petto di Melania Rea, appena sotto il seno sinistro, fosse un tentativo dell’assassino di confondere gli investigatori era apparso chiaro sin dal giorno del ritrovamento del corpo della giovane donna nella pineta di Ripe di Civitella [...] sull’involucro della siringa non ci sono i profili biologici di Melania e di suo marito Salvatore Parolisi. E nessuna traccia del Dna della coppia è stato rilevato sul laccio emostatico ritrovato accanto al cadavere della casalinga di Folignano. [...] L’assenza di dna sulla siringa e sul laccio prova però che l’assassino di Melania, dopo il raptus omicida, ha avuto la freddezza di tentare, anche se in modo maldestro, di confondere la scena del crimine avendo l’accortezza di non lasciare tracce [...] la donna probabilmente è stata uccisa nel primo momento della sua scomparsa dal pianoro di Colle San Marco. [...]» (Meo Ponte, “la Repubblica” 1/5/2011) • «[...] Melania Rea sarebbe stata uccisa per essere improvvisamente venuta a conoscenza (grazie ad un’amica) di qualcosa che poteva sollevare, nel piccolo mondo ascolano, un enorme scandalo. Lunedì 18 aprile, saputo delle sue intenzioni di svelare (almeno ai familiari) il segreto tanto gelosamente custodito, sarebbe stata avvicinata nel parco di Colle San Marco da qualcuno che conosceva bene e di cui si fidava. Un qualcuno a cui era stato affidato il compito di convincerla a tenere la bocca chiusa e a non rovinare alcune famiglie. La sua uccisione quindi non sarebbe stata programmata ma originata dalla sua intransigenza. Nel rapporto inviato alla Procura di Teramo il professor Adriano Tagliabracci, il docente di medicina legale di Ancona che ha effettuato l’autopsia sul cadavere della donna, ha sottolineato che Melania ha lottato con il suo assassino per diversi minuti. “La vittima ha riportato numerose ferite su mani e braccia” ha scritto Tagliabracci che sul corpo di Melania ha contato 32 tagli: “Tutti non letali e inferti con una lama piuttosto corta incapace di arrivare in profondità”. Il medico ha anche rilevato sul corpo la traccia di un tentativo di trascinamento. [...]» (Meo Ponte, “la Repubblica” 29/4/2011).