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 2011  maggio 01 Domenica calendario

Non c’è più religione: all’asta la bibbia del calcio - Sir Nathaniel Creswick è sempre stato un tipo bizzarro, quasi da show dei record

Non c’è più religione: all’asta la bibbia del calcio - Sir Nathaniel Creswick è sempre stato un tipo bizzarro, quasi da show dei record. Riu­scì, per esempio, a fondare la prima squadra di calcio, lo Sheffield Football Club, anno di grazia 1857, prima ancora che nascesse il calcio. E piazzò la sede del club dentro una ser­ra fiorita. Giocava a pallone, che allora veniva guardato co­me oggi il boardercross o il bike polo, con i membri del cir­colo dove andava tutti i giorni a scambiare due chiacchiere e bere un paio di drink, nono­stante il club fosse di cricket e basta, che era lo sport più glam del momento. Il problema era tenersi in forma nei mesi inver­nal­i perchè il fitness era impor­tante pure nella seconda metà dell’Ottocento anche se non si chiamava mica fit­ness. É così che è nato il calcio. Per noia. Per riem­pire le ore bu­che. Il papà di Nathaniel, ar­gentiere, voleva un figlio avvocato, lo fece studiare alla Sheffield Collegiate School, non poteva immaginare di cosa sarebbe stato capace il suo ragazzo. Inventò il calcio moderno con un amico, William Prest, cioè in sostanza cambiò il mondo, come Alessandro Magno, come Leonardo da Vinci, e niente dopo fu più come prima. É merito di quei due se una traversa di legno prese il posto di un semplice cordino teso tra due pali, ed è sempre loro l’invenzione del calcio d’angolo, della punizio­ne, del fallo di mano, della ri­messa in gioco. Cioè i Dieci co­mandamanti del più grande spettacolo del mondo, l’ulti­ma rappresentazione sacra del nostro tempo. O forse ma­tematica. Quando lo Sheffield portò il calcio a Londra, 1875, fu stabilita anche la durata di una partita: 90 minuti, suddivi­si in due tempi di 45 minuti. Co­sì perfetto nella sua imperfe­zione da diventare eterno. Ma adesso c’è la globalizzazio­ne, la crisi economica, la me­moria che va via con l’età. E Sheffield, la città delle Sette Colline e di Full Monty, la pri­gione di Maria Stuarda e la cul­la di Joe Cocker, fissa con un certo distacco quel che resta del passato oltre il fi­lo dell’orizzonte. Le tavo­le della legge, cioè quel­le minute scritte a mano del primo regolamento del pal­lone, vanno all’asta da Sotheby’s a luglio come un mo­bile qualsiasi, inseguite solo da qualche malinconia. E se­condo le previsioni del «Finan­cial Times » sono destinate a su­perare il milione e mezzo di eu­ro. «L’enorme interesse che ab­biamo registrato riflette il fatto che il calcio oggigiorno è uno sport di dimensioni mondiali» sono le educate banalità di Ga­briel Heaton, esperto di Sotheby’s, che rivela: i docu­menti sono stati portati anche a Parigi, New York e Doha per trovare acquirenti. Cioè indie­tro non si torna. Richard Tims, presidente del­lo Sheffield che oggi milita set­te campionati sotto della Pre­mier, dice che la decisione di cedere l’archivio è stata più du­ra di un tackle di Vinnie Jones, ma inevitabile per salvare un club che raduna ventisette squadre, tra cui quattro squa­dre di ragazzi con handicap, e ha fondato centri solidali in Africa. Ma dopo aver visto lo scorso dicembre la stessa Sotheby’s vendere la Bibbia del basket a 2,7 milioni di euro, quattro volte tanto le iniziali at­tese, ci ha ripensato. E ha ven­duto il passato per pagarsi il fu­turo. Forse era ora. Sheffield, che ha creato tutto, in 150 anni di storia non ha mai avuto un campo di calcio. E la vita è adesso.