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 2011  aprile 23 Sabato calendario

TRAUMA GLOBALE DA FUKUSHIMA - A

oltre un mese dal mostruoso tsunami che ha colpito l’impianto atomico di Fukushima, la tragedia nucleare che ha colpito il Paese è lungi dall’essere sotto controllo. Anzi, giorno dopo giorno, essa allunga la sua ombra su tutta l’economia giapponese, la terza del mondo, patria di una delle Borse più importanti del globo.

Lunedì 19 aprile i robot mandati dentro la centrale hanno rilevato livelli di radioattività tali da rendere impossibile l’intervento di operai. Questo mette a rischio il piano del Governo di riportare la situazione sotto controllo a Fukushima entro nove mesi. Ciò è successo solo poche ore dopo che il Governo aveva annunciato il piano, segno di confusione profonda tra le autorità a Tokyo.

Venerdì 15 aprile sono stati rilevati nuovi alti livelli di radioattività intorno all’impianto. In particolare lo iodio radioattivo, che ha una velocità di deperimento di otto giorni, pare indicare una nuova perdita dall’impianto. Nei giorni precedenti le autorità di Tokyo avevano ammesso che il danno della centrale, ad appena 200 chilometri da Tokyo, è peggiore di quello di quello di Chernobyl, il cui incidente nel 1986 contribuì a piegare l’Urss in un momento cruciale della guerra fredda.

Domenica 17 la Tepco, l’azienda elettrica proprietaria della centrale, ha annunciato un piano che dovrebbe contenere il danno entro nove mesi, un periodo molto più lungo di quanto annunciato in precedenza. Lo tsunami ha colpito la centrale l’11 marzo. Secondo il piano nei prossimi tre mesi sarà installato un sistema di raffreddamento che dovrebbe abbassare la temperature nei reattori danneggiati e ridurre le radiazioni nell’area. Nei sei mesi seguenti dovrebbe essere montato un sistema per la riduzione del calore e la quantità di acqua contaminata. La Tepco ha anche annunciato l’intenzione di distribuire 600 milioni di dollari come compenso parziale per le 50mila persone fatte evacuare dall’area. Funzionari del potente Miti, il ministero dell’Economia, hanno spiegato domenica che potranno tornare a casa solo tra sei-nove mesi.

Ma è solo l’ultima parziale valutazione di un dramma dai confini ancora molto incerti. Ingegneri stanno studiando capsule di materiale leggero, simile al cemento, per coprire l’edificio dei reattori danneggiati. Inoltre ancora non si sa bene cosa fare per bloccare il flusso di acqua radioattiva dalla centrale.

Chernobyl 25 anni fu un colpo a favore dei nemici geostrategici dell’Urss che spaventati dall’orso sovietico e dalla sua poca trasparenza, avevano tutto l’interesse a esaltare la gravità della tragedia. Allora milioni furono evacuati e le radiazioni, senza grandi controlli, si diffusero in un’area di centinaia di chilometri quadrati.

Oggi viceversa nessuno, vicino o lontano, ha questo interesse e anzi si vorrebbe minimizzare la portata del dramma. Il Giappone e la sua industria sono troppo importanti nella catena dell’economia globale. L’Urss della guerra fredda era invece sostanzialmente estranea all’economia di mercato. A Pechino i giornali hanno messo la sordina su tutta la vicenda, mentre il Governo sta offrendo ampi aiuti al vicino.

Con un debito pubblico di oltre il 200% del Pil il Giappone ha già annunciato aumenti di tasse e il colpo sull’export giapponese comincerà a essere chiaro solo alla fine di aprile. Di certo nel sistema globalizzato di produzione industriale, a causa del blocco in Giappone, fabbriche come la Toyota o la Ford hanno chiuso stabilimenti dalla Gran Bretagna agli Usa, alla Turchia, la Francia, l’Australia, la Polonia o le Filippine.

Se il problema si estende fino al 2012, o anche oltre come appare chiaro ora, le industrie potrebbero non volere più attendere o temporeggiare ma pensare a soluzioni di lungo termine, un’ulteriore gravissima incertezza mentre in Asia si comincia a bisbigliare dell’indicibile, l’impensabile: l’evacuazione di un’area più ampia che sfiori o coinvolga persino Tokyo.

Sono solo bisbigli, testimoni però dei grandi timori che avvolgono il cielo intorno a Fukushima, mentre prende sempre più corpo l’avvertimento lanciato dal premier Naoto Kan a caldo ore dopo lo tsunami: è la più grande tragedia del Giappone dalla Seconda guerra mondiale.