Michele Serra, Repubblica 29/4/2011, 29 aprile 2011
CORSIVI
Non vorrei che, grazie alla figura di Giulio Tremonti, la caduta del berlusconismo assumesse degli immeritati connotati scespiriani (Berlusconi non merita Shakespeare, merita Macario). Accusato dal giornale dei pretoriani di "aizzare la Lega" contro il reuccio, Tremonti è in effetti un uomo misterioso e complesso. È un leghista di fatto - in campagna elettorale come nelle ore di svago vive in tandem con Bossi - ma ufficialmente fa parte del Pdl. Una doppiezza conclamata che è fonte di continui equivoci sulla "fedeltà" al capo (quale capo? Berlusconi o Bossi? E tra Bossi e Tremonti, chi è il capo e chi lo scudiero?). A quale folla si rivolgerebbe Tremonti in caso di detronizzazione del reuccio, ai leghisti che arringa in campagna elettorale o ai berlusconiani che formalmente sono la fonte del suo potere? E l´uomo di Arcore, delle convention pacchiane e delle villone che inverano i sogni di lusso petit-bourgeois (vulcani, boschi di cactus, donnine sospirose), come può fidarsi di un facoltoso lombardo di montagna che preferisce mangiare la trippa nelle peggio taverne appenniniche assieme alla tribù bossiana, disdegna i festini di Silvio e per giunta legge e scrive libri, anche se poi, per ingraziarsi la claque leghista, deride i colti e la cultura? Insomma, chi è Giulio Tremonti? Il Grande Traditore in grado di nobilitare in tragedia la lunga farsa berlusconiana? O semplicemente uno che non ha ancora deciso se è peggio, come prezzo del (suo) potere, sbrodolarsi di trippa con Bossi o sopportare le storielle idiote di Silvio?