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 2011  aprile 29 Venerdì calendario

L´ONDA LUNGA DELLO TSUNAMI METTE IN GINOCCHIO IL GIAPPONE CROLLANO PRODUZIONE E CONSUMI - PECHINO

L´onda lunga dello tsunami dell´11 marzo non risparmia l´economia del Giappone, in lotta contro la crisi peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale. A certificare il terremoto economico, che scuote la terza potenza mondiale già minata da un debito pubblico prossimo al 200%, è la banca centrale giapponese (Boj), che ha tagliato ieri dall´1,6% allo 0,6% le stime di crescita del Pil nel 2011. Il calo di un punto risente dell´urto del sisma e della crisi della centrale atomica di Fukushima, che ha tagliato le forniture di energia in parte della nazione.
Secondo la Boj nel prossimo anno fiscale il Giappone dovrebbe riagganciare la ripresa, passando dal 2 al 2,9% di crescita del Pil grazie al traino della ricostruzione, ma nel breve periodo crollo della produzione industriale e dei consumi faranno registrare i dati più negativi dal 1953 e il calo più significativo dalla recessione globale del 2008. Per contrastare la tendenza al ribasso e aspettare maggiori indicazioni sulle conseguenze della catastrofe, la Boj ha lasciato invariati i tassi di interesse, fermi allo 0-0,1%, e ha confermato il piano di acquisto di asset per 330 miliardi di euro, in modo da aumentare la liquidità sui mercati. L´attenzione è ora puntata sulla riunione di maggio, quando potrebbe essere varato un nuovo allentamento della politica monetaria. Tali misure tamponano l´emergenza, ma non risolvono i problemi. Secondo il ministero dell´Economia, in marzo la produzione industriale ha subìto un crollo annuo record del 15,3%, l´8,6% in più del primato negativo registrato nel febbraio 2009. Un mese prima dello tsunami la produzione era in aumento dell´1,8% e secondo le analisi più pessimistiche il dopo-sisma avrebbe portato ad una calo massimo tra il 10,8 e l´11,4%. Tutti i sedici settori rilevati hanno segnato invece flessioni importanti: la produzione di autoveicoli è precipitata ad un meno 57,3%, i trasporti a meno 46,4%, i macchinari a meno 14,4%, la chimica a meno 11,4%. L´industria attende ora un momentaneo rimbalzo in aprile, a più 3,9%, e in maggio, più 2,7%, mentre l´estate potrebbe segnare il picco negativo della crisi. L´effetto-tsunami ha risparmiato la disoccupazione, ferma al 4,6%, ma ha travolto i consumi delle famiglie, che rappresentano il 60% del Pil. In marzo i giapponesi hanno visto calare i salari del 4,1% e hanno speso l´8,5% in meno rispetto al 2010, scendendo a 2450 euro. E´ il dato più basso dal 1964 e i tagli riguardano in particolare ricreazione e cultura (-18,7%), abbigliamento e calzature (-15,6%), trasporti (-14,4%) e mobili (-8,3%). Il ministro dell´Economia, Kaoru Yosano, ha definito il tonfo di produzione e consumi «un forte shock». Il taglio alle spese esprime l´incertezza che grava sul Giappone, colpito dalla concomitanza di fenomeni naturali senza precedenti, ma indebolito in particolare dallo spettro di una catastrofe nucleare. Il crollo della produzione rispecchia invece problemi concreti, innescati dai danni da 210 miliardi di euro stimati nella regione del Tohoku, nel Nordest, dove si trovano le quattro prefetture investite dallo tsunami. Impressionante il crollo del settore auto, paralizzato dalla sospensione delle fornitura di componenti e pezzi di ricambio. La produzione di Toyota (-62,7%), Honda (-62,9%), Nissan (-52,4%) e Mazda, con gli stabilimenti chiusi per settimane, ha portato al un calo-settore del 57,3% annuo. Marzo è stato il sesto mese consecutivo in negativo, la produzione è scesa a 404.039 veicoli (945.220 nel 2010) e la domanda interna è stata di 437.599 vetture, in calo del 35,1%. Primo risultato negativo dopo 15 mesi anche per l´export: meno 26,1%. Colpiti pure i giganti dell´elettronica. Sony ha ritardato la pubblicazione dei dati finanziari annuali, mentre Panasonic ha annunciato il taglio di 40 mila posti di lavoro in due anni. Secondo il Fondo monetario internazionale «la risposta del governo di Tokyo ha contribuito a contenere l´impatto economico», mentre il contagio della crisi «nel resto dell´Asia dovrebbe rivelarsi limitato». Per l´Fmi la situazione «resta tuttavia ancora incerta». Nei prossimi mesi la ricostruzione dovrebbe favorire una crescita di industria pesante, telecomunicazioni e costruzioni, mentre l´export alimentare italiano rischia un calo di oltre mezzo miliardo. Oltre a Fukushima, l´ultimo allarme dal Giappone riguarda l´amianto: si teme che le montagne di macerie possano contenerne grandi quantità, con il rischio di diffondere la sostanza tossica nell´atmosfera.