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 2011  maggio 01 Domenica calendario

Ci sono domande che rimangono senza risposta, come il reiterato por qué di Mourinho. Ce ne sono altre che contengono la risposta, come il reiterato por qué di Mourinho (poche volte, di fronte al 16 volte "capra"di Sgarbi)

Ci sono domande che rimangono senza risposta, come il reiterato por qué di Mourinho. Ce ne sono altre che contengono la risposta, come il reiterato por qué di Mourinho (poche volte, di fronte al 16 volte "capra"di Sgarbi). La risposta sarebbe che esiste un complotto plutoinfantilcatalanarbitrale contro l´immagine di Mourinho stesso. Non certo contro l´immagine del Real Madrid, lì ci pensa direttamente Mourinho. Spiace che molti commentatori e molti tifosi del Real non abbiano colto la genialità del 5-5-0 con cui ha affrontato il Barcellona. Del 5-5-0 ho letto, a me sembrava piuttosto un 4-6-0, ma è un dettaglio che nulla toglie alla profondità dell´intuizione e all´utilità dell´esternazione. Perché si dice (e si scrive) por qué? E´ vero che esiste anche un porqué, un porque e un por que? Certo. Porqué è sostantivo (il perché di una decisione) e ammette il plurale (porqués). Porque è una congiunzione causale (ho capito tutto perché me l´hai spiegato bene). Por qué si usa nelle domande dirette , preceduto dal punto interrogativo rovesciato, o indirette. Por que contempla il pronome relativo (varie le ragioni per le quali me ne vado). Il che dimostra che contano le immagini, come dice Mourinho, ma anche le parole. Altre domande cui rispondere. La prima arriva dal lettore A.F. ed è questa: "Mi piacerebbe, almeno per una volta, vedere Del Piero o Totti che, dopo l´assegnazione di un rigore molto dubbio o inesistente, calciano volutamente in tribuna o lemme lemme in bocca al portiere. Capisco i tifosi, gli sponsor, le zone Uefa e tutto il resto, ma penso che un comportamento del genere avrebbe una enorme valenza etica ed educativa. (Segue elenco di presidenti poco sportivi che non gradirebbero l´iniziativa: ndr). Ma Del Piero e Totti, i due migliori italiani, con reti segnate a centinaia e carichi di gloria, aggiungerebbero una perla rara alle loro straordinarie carriere. Avrebbero solo da guadagnarne e magari la cosa farebbe riflettere diversi simulatori. Possibile che non ci abbiano mai pensato o che qualcuno non glielo suggerisca?". Piacerebbe anche a me, però devo correggere un paio di passaggi di A.F. Il rigore dev´essere proprio inesistente, regalato come si usa dire, e non molto dubbio. E non andrebbe calciato in tribuna o toccato piano al portiere, ma tirato rasoterra abbondantemente sul fondo, così che tutti capiscano che non si tratta di un errore di mira ma di un´ingiustizia, sia pure sportiva, rifiutata, della volontà di correggere un torto. Un bel gesto non può permettersi di essere mal inteso. Forse ci hanno pensato, forse no. Forse qualcuno gliel´ha suggerito. Molti giocatori ritengono che un rigore inesistente serva a compensare i tanti esistenti, in passato, e non fischiati. Non è solo questione di tifosi, di sponsor, di zone Uefa. E´ che a volte il rigorista sportivo, chiamiamolo così, dovrebbe anche andare contro un compagno (che ottiene il rigore simulando) e un arbitro (che ci è cascato). Troppi, per uno solo. Conviene? E´ per questo che a livello di calcio professionistico l´ultimo grande gesto è quello di Pillon, allenatore dell´Ascoli, che ordinò ai suoi di stare fermi, favorendo il pareggio della Reggina. Che poi vinse. E Pillon si ritrovò molto ma molto solo. Altra domanda, su Sportweek: "Perché i calciatori esultano togliendosi la maglia pur sapendo che per regolamento verranno ammoniti?" . Risponde il collega Condò: "La potenza emotiva di un gol per qualche istante interrompe ogni circuito tra il cervello e il corpo". Probabile, anzi certo. Io avrei dato due risposte. La prima: perché i calciatori sono stupidi. La seconda: perché devono mostrare i tatuaggi. Possono anche essere collegate (stupidi ed esibizionisti) ma sarebbe ingiusto: su 182 ammonizioni per comportamento non regolamentare solo 29 nel nostro campionato riguardano lo sfilamento di maglia. E´ un segnale di resistenza. Per circa un secolo nessuno ha festeggiato un gol cavandosi la maglia. Poi Ravanelli ha trovato molti, ma non troppi, imitatori. I grandi campioni, come Ryan Giggs (8), non ne sentono il bisogno. Martedì ha festeggiato alzando un braccio quello che poteva essere il suo ultimo gol in Champions . Bastava. Sui tatuaggi potrei dilungarmi, sarà per un´altra volta. Oggi, resta lo spazio per una bacchettatina e un ricordo. La prima all´Ansa, che ieri ha definito la Triestina "squadra friulana". Il secondo per Gianmario Missaglia, morto il I° maggio del 2002, uomo di sport e di cultura, presidente dell´Uisp. Quando mi chiedono cosa manca allo sport italiano rispondo sempre che mancano i bravi dirigenti. Potrei aggiungere i poeti, gli utopisti, i sognatori attivi. Conoscerne uno bravo è una fortuna e permette di farsi un´idea sugli altri. Purtroppo per loro.