[M. B.], La Stampa 29/4/2011, 29 aprile 2011
L’arte difficile di fare letteratura fra le lenzuola - George Orwell scriveva a letto, nei suoi ultimi giorni, quando, gravemente malato, cercava di portare a termine 1984 ; e lo faceva issando a fatica una monumentale macchina da scrivere sulle coperte, come rivelò il suo medico
L’arte difficile di fare letteratura fra le lenzuola - George Orwell scriveva a letto, nei suoi ultimi giorni, quando, gravemente malato, cercava di portare a termine 1984 ; e lo faceva issando a fatica una monumentale macchina da scrivere sulle coperte, come rivelò il suo medico. La sua era una drammatica lotta contro la morte. Ci sono stati invece scrittori che hanno pensato, forse a torto, di farlo per comodità. Il Guardian dedica un articolo a questa arte bizzarra, facendo scoperte curiose: per esempio, vi si dedicavano anche Winston Churchill o Hemingway, e non solo, com’è notissimo, l’inarrivabile Marcel Proust. Scrivevano a letto Edith Warton, Colette e persino Mark Twain, forse per restare nella massima intimità possibile coi loro sogni. Certo, lo facevano in un’epoca in cui a parte il rischio di sgocciolare d’inchiostro le lenzuola, o peggio quello di rovesciare il calamaio, non doveva essere così complicato. Ora però Monica Ali, l’autrice di origine pachistana che ha appena dedicato un romanzo alla vita della principessa Diana, rivela di scrivere anche lei a letto, col computer. Le nuove tecnologie hanno risolto il problema. O ne hanno creato uno nuovo?