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 2011  aprile 29 Venerdì calendario

Sempre più vecchia la Cina dei figli unici - Completato il censimento iniziato lo scorso novembre, che ha impegnato sei milioni di persone per diversi mesi, la Cina si scopre più urbana, un po’ più vecchia e con più uomini che donne

Sempre più vecchia la Cina dei figli unici - Completato il censimento iniziato lo scorso novembre, che ha impegnato sei milioni di persone per diversi mesi, la Cina si scopre più urbana, un po’ più vecchia e con più uomini che donne. I dati rivelano che la popolazione del Paese che ha la crescita più rapida del mondo è di 1,34 miliardi di persone, un incremento del 5,8 % dal 2000, data dell’ultimo censimento, a oggi. Ma la crescita demografica rallenta: i censimenti cinesi vengono portati avanti una volta ogni dieci anni, e nel censimento precedente si era visto un aumento della popolazione dell’11.7% rispetto ai dati del 1990. Malgrado questo, le autorità cinesi hanno dichiarato che non è in programma una modifica sostanziale della «politica del figlio unico», che impedisce a una grossa fetta delle popolazione nazionale di avere più figli (esclusi da questa legge impopolare sono i gruppi etnici minoritari, i figli unici che sposano altri figli unici, e le popolazioni rurali il cui primo figlio sia femmina, quindi «meno desiderabile» secondo gli standard cinesi, in particolare in campagna). Le autorità cinesi sono comunque sembrate soddisfatte dal rallentare della crescita demografica. Ma Jiantang, direttore dell’Ufficio nazionale di statistica, ha dichiarato che «la crescita eccessivamente rapida della popolazione è stata efficacemente impedita». I dati più significativi sono quelli che mostrano come la Cina si stia rapidamente urbanizzando, dato che dalla fotografia demografica che emerge dal censimento pubblicato ieri si vede che il 49,7% della popolazione ora vive in zone urbane, contro il 36,09% del 2000, lasciando pensare che già nei prossimi mesi i cittadini saranno più numerosi dei residenti in campagna. Si tratta di uno sviluppo che non ha precedenti nella storia del Paese. Il dato, in realtà, riporta soprattutto in modo più fedele la realtà, dal momento che nel censimento precedente non erano stati considerati come residenti urbani quei milioni di «lavoratori migranti» che hanno lasciato le campagne per lavorare in città, in particolar modo nell’edilizia e negli altri lavori manuali. Questa è dunque la prima volta che gli addetti al censimento non hanno preso in considerazione, nel conteggio demografico, il certificato di residenza urbano o rurale, il noto «hukou» così difficile da modificare, ma hanno semplicemente registrato il luogo in cui le persone abitano. Quella che viene chiamata «popolazione fluttuante» ammonterebbe dunque, secondo i dati pubblicati ieri, a 221 milioni di persone - un dato raddoppiato rispetto a quanto era stato rivelato dieci anni fa. Inoltre, la Cina rivelata dal censimento sta invecchiando in modo relativamente rapido: il 16,60% della popolazione ha fino a 14 anni di età, un declino notevole rispetto al quasi 23% del 2000. Invece, la popolazione che ha più di 65 anni è oggi quasi il 9% del totale, due punti percentuali in più rispetto al 2000, e quasi quattro punti percentuali in più rispetto a vent’anni fa. La popolazione che ha più di 60 anni rappresenta il 13,2% del totale. Questi dati hanno portato alcuni analisti a paventare che la Cina possa «diventare vecchia prima di diventare ricca», dal momento che un pool decrescente di persone dovrà provvedere alle pensioni di una fetta sempre più larga di popolazione - una problematica frequente nei Paesi sviluppati, ma che non è in sintonia con il livello di sviluppo economico raggiunto attualmente dalla Cina. Continua a essere di grande rilievo, e preoccupazione, l’enorme disparità fra uomini e donne: i primi, infatti, sono 34 milioni in più di queste ultime, con uno sbilanciamento demografico che porta alla presenza di 105 maschi ogni 100 femmine. La pratica, illegale ma diffusa, degli aborti selettivi alla ricerca dell’agognato figlio maschio sarebbe alla base di questa anomalia statistica, che, hanno dichiarato ieri le autorità, «dovrà essere affrontata molto seriamente». La maggior parte dell’eccesso di natalità maschili avviene proprio nelle zone rurali, dove nemmeno l’aver concesso una seconda chance a quei genitori insoddisfatti di aver dato i natali a una bambina è bastato a diminuire gli aborti selettivi.