Lucia Ceci, il Fatto Quotidiano - Saturno 29/4/2011, 29 aprile 2011
A che santo mi televoto? - Tutti i periodi storici generano i propri santi; ogni santo entra invece nel marketing del culto a modo suo
A che santo mi televoto? - Tutti i periodi storici generano i propri santi; ogni santo entra invece nel marketing del culto a modo suo. Così almeno dal III secolo, quando il martire inizia a essere considerato non più soltanto defunto illustre della Chiesa, ideale perfetto dell’imitazione di Cristo, ma intercessore presso Dio, patronus dai poteri taumauturgici, protettore della comunità dei suoi clientes. Come ha scritto Pierre Delooz, la santità canonizzata nasce nell’opinione di altri, è espressione di rappresentazioni collettive. Sanzionata o meno dalla gerarchia ecclesiastica, la legenda di un santo, più che della sua biografia, ci parla del mainstream sociale e religioso che ha generato quella narrazione. O del pontefice regnante. Le monache carmelitane di Compiègne, ghigliottinate nel 1794, sono beatificate il 27 maggio 1906 da papa Pio X, all’indomani dell’approvazione della legge che detta in Francia la separazione fra Stato e Chiesa. La promozione dei santi giovani si moltiplica a partire dall’Ottocento, quando le nuove generazioni emergono con una più precisa identità. Per non parlare di Padre Pio che da outsider oscuro e discusso viene trasformato in supersanto, icona polisemica e onnipresente solo all’alba del nuovo millennio. La malleabilità della materia agiografica adatta il santo alle esigenze etiche degli artigiani che ne plasmano le forme. In un tempo, in un territorio precisi. In un calendario che inserisce il santo nel grembo di un’organizzazione disciplinata e gerarchica. A ogni città il suo patrono, a ogni professione il suo protettore, per ogni malattia un taumaturgo, per ogni infelicità un consolatore. Un ordine di lunghissimo periodo che definisce appartenenze e pratiche devozionali. E che rischia di frantumarsi nel culto online della santità postmoderna. Due sono le tipologie di devozione che operano nel mare della rete. Una di impronta tradizionale, che richiama biografie devote e fonti canoniche con un implicito controllo gerarchico derivante dal carattere istituzionale dei riferimenti agiografici. L’altra del tutto inedita, che passa per le mailing list, i forum, le intercessioni richieste per posta elettronica. Offline, il fedele che ha dubbi o incertezze si rivolge a chi per tradizione o gerarchia può aiutarlo. Online, la libertà del devoto è sconfinata. Come la sua solitudine. Nel Catholic online forum , dedicato ai santi, una mamma chiedeva tempo fa quale santo potesse essere appropriato al caso di suo figlio ventunenne, autodistruttivo: «alcool, droga, scelte sbagliate di amicizie». Una risposta, appena mezz’ora dopo, consigliava di rivolgersi a santa Monica. Perché lei era stata brava, le sue preghiere erano riuscite a convertire suo figlio, sant’Agostino. Nello stesso forum una devota con problemi di anoressia e bulimia chiede consiglio su quale santo scegliere come patrono. Risponde una donna scrivendo che nella lista dei santi a disposizione del forum non ne trova nessuno che abbia tra le sue attività («job») quella di occuparsi di disturbi alimentari. Analoghe ricerche di patronato riguardano l’omosessualità, la pigrizia, gli animali domestici. Che si imponga anche ai santi un outplacement orientato verso i nuovi target? La guarigione dalla depressione è tra le richieste più gettonate negli ormai numerosi siti italiani di intercessioni online. Insieme ad altri mali tradizionali. Cecilia che, a 25 anni, ha una malattia neurodegenerativa e sente che sta peggiorando affida a preghiereonline la sua supplica. Che si unisce alle molte richieste di intercessione per interventi chirurgici, tumori, malattie varie. Nel sito della Basilica di S. Antonio di Padova c’è una pagina, carosantantonio, in cui il fedele può lasciare una preghiera, certo che essa sarà deposta dai frati nella Tomba del santo. Accanto a chi domanda di essere guarito dal fuoco di sant’Antonio perché deve lavorare e pagare i debiti, c’è chi si rivolge al santo per trovare l’anima gemella o per evitare la fine del proprio matrimonio. L’effetto è talora straniante e il navigatore ha l’impressione di essere naufragato su Meetic. Ma la modernità che irrompe nel culto elettronico è tutt’altro che virtuale. Moltissime sono le preghiere che riguardano il lavoro. Che non si trova, che si perde, che si aspetta, che è sottopagato. Si comprende allora la fortuna di un «santo» lontano dagli altari, creato dal collettivo milanese Chainworkers e già icona pop. Come tutti i santi che si rispettino, ha una sua legenda, una sua iconografia, una sua preghiera. È naturalmente san Precario, il cui santino si sposa sovente con quello della Gelmini: «Beata Ignoranza».