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 2011  aprile 29 Venerdì calendario

RIESPLODE L’EMERGENZA EROINA

Il vecchio nemico non è stato sconfitto. Oggi si parla solo delle droghe da prestazione, le anfetamine e la cocaina, l’ex droga dei ricchi che i narcos hanno immesso sul mer­cato negli anni dell’Aids. Ma i diabolici strateghi del narco­marketing hanno riproposto in silenzio l’eroina, perché ren­de ancor di più: oltre il 1000% contro il 900% della coca. Co­sì l’oppiaceo che negli anni Ottanta segnò una generazione ha cambiato pelle, perdendo l’armamentario della “pera” – cucchiaio, siringa e accendino – perché oggi si fuma a casa, all’uso della borghesia annoiata di cent’anni fa. Uccide di me­no, ma rovina sempre la vita perché non ti lascia più. Trenta­cinque anni dopo l’approvazione della legge 685 che inserì nella nostra società il concetto di cura della tossicodipen­denza, il Gruppo Abele ha convocato a Torino un convegno di due giorni «Dipendenze e consumi» per lanciare un nuo­vo allarme stupefacenti. «Parlare di dipendenze oggi – spiega don Luigi Ciotti, presi­dente dell’associazione torinese – significa parlare di solitu­dine e della fragilità di tante persone, della debolezza dei le­gami sociali, di declino educativo e culturale, di un indivi­dualismo sempre più intrecciato all’insofferenza per le rego­le della democrazia. Dietro le dipendenze c’è spesso un vuo­to di relazione. Ma significa anche denunciare la riduzione delle politiche sociali». I dati sui tagli effettuati dal governo al Fondo sociale nazionale sono significativi. «Ammontava a 2,5 miliardi di euro nel 2008 – lamenta don Ciotti – oggi è 379 mi­lioni. Il taglio colpisce soprattutto i Comuni, che hanno il compito di prevenire ed effettuare il reinserimento sociale. Se fino a 20 anni fa c’era la fila per trovare una comunità di ac­coglienza, oggi c’è la fila perché non ci sono più i soldi. La po­litica è interessata a difendere i privilegi di pochi potenti, non le interessano gli ultimi. C’è stata una deriva dall’ambito so­ciale al penale». Il quadro rivela che sono tossicomani circa 400mila italiani di età compresa tra i 15 e i 64 anni, più del 9 per mille. Di que­sti, 216mila persone dipendono da eroina e 178mila da co­caina. Le regioni con maggior bisogno di trattamento sono Liguria, Lombardia e Piemonte. Persiste la tendenza al poli­consumo, con una forte associazione soprattutto con l’alcol e la cannabis. Stando ai dati ricavati dai trattamenti sanitari, le sostanze primarie maggiormente utilizzate sono l’eroina (69%), cocaina (16%) e per il 9% la cannabis. In calo l’assun­zione per via iniettiva, in forte aumento l’eroina fumata, so­cialmente più accettabile. Rispetto a 35 anni fa, don Ciotti rileva la smisurata crescita del narcotraffico nazionale. «Ogni giorno a Milano – tuona l’uomo che presiede anche Libera – la ’ndrangheta fissa alla borsa della droga i prezzi in Europa. In Italia alcune famiglie di ’ndrangheta figurano tra le organizzazioni criminali più potenti al mondo, montagne di soldi sporchi vengono ripu­liti nei settori più redditizi dell’economia legale. Grazie a que­sta voce di bilancio l’“industria mafiosa” riesce a impiegare, secondo gli ultimi dati della Direzione investigativa antima­fia, il 10% della popolazione attiva nelle nostre regioni meri­dionali ». Come si vince? «Con la prevenzione, anzitutto. Ma chi infor­ma più le famiglie? E poi, vi prego, sostituiamo l’espressione “guerra alla droga” con “lotta al narcotraffico” per smantella­re i sistemi illeciti che speculano sul suo consumo». Due le proposte del Gruppo Abele. Primo, sulla scorta della legge 109 del 1996 sulla confisca dei beni mafiosi, si applichi una legge del 1990 che consente di utilizzare i soldi confiscati ai mafiosi per scopi sociali e preventivi. «Se la politica non vuo­le investire, ci dia almeno questi soldi. Li useremo per la pre­venzione, per riattivare l’inserimento sociale. Ai media chie­do di tornare a occuparsi di droga come 30 anni fa». Secon­do, colpire il riciclaggio: «L’Italia è l’unica in Europa a non pu­nire l’autoriciclaggio, il reato di chi reinveste in prima perso­na i profitti del narcotraffico. Chi viene imputato per il traffi­co di droga non può esserlo per aver iniettato denaro sporco nell’economia legale». Per andare avanti don Ciotti richiama due parole care a Sant’Agostino, la sana rabbia e il coraggio.