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 2011  aprile 23 Sabato calendario

Mussolini, il Pci, Gladio: rubate le carte top secret - Altre ombre infittisco­no il mistero della morte di Mussolini

Mussolini, il Pci, Gladio: rubate le carte top secret - Altre ombre infittisco­no il mistero della morte di Mussolini. Sono scomparse due voluminose bu­ste di documenti, fa­centi originariamente parte dell’Ar­chivio per la storia del movimento liberale fondato da Ercole Camura­ni e che, molto probabilmente, con­tenevano informazioni importanti sulla vicenda. Lo ha raccontato in una lettera,inviatami all’indomani della pubblicazione della mia serie di articoli sulla fine di Mussolini usciti sul Giornale , lo stesso Camu­rani. Questi - da sempre militante liberale e già capo della segreteria di Giovanni Malagodi all’epoca in cui costui era stato ministro del Te­soro nel secondo governo Andreot­ti­ è un appassionato studioso del­la storia del liberalismo italiano ed è stato creatore, animatore e presi­dente dell’Istituto per la storia del movimento liberale, dal momento della sua fondazione nel ’72 alla sua liquidazione nel ’93. L’Istituto si occupava di promuovere studi e ricerche sul liberalismo italiano, ma anche di raccogliere fonti bi­bliografiche e documentarie sul te­ma. La parte archivistica, confluita nell’Archivio Storico della Camera dei Deputati, è stata inventariata e di ciò dà conto un denso volume dal titolo Gli archivi dell’Istituto per la storia del movimento liberale (1885-1995). Inventario a cura di Luisa Falchi, Enrica Serinaldi e Fa­bio Simonelli, edito nel 2005 dalla Camera dei Deputati. Camurani, oltre a raccogliere e ordinare le fonti del liberalismo, fe­ce pubblicare importanti lavori sul liberalismo tra i quali un ampio stu­dio di Max Salvadori, intitolato L’eresia liberale , che è un primo ten­tativo di storia dell’evoluzione del­l’idea liberale. Proprio il riferimen­to, contenuto in uno dei miei artico­li sulla fine di Mussolini, al ruolo che Max Salvadori avrebbe avuto, come agente dell’Intelligence Ser­vice nella vicenda dell’uccisione del Duce, ha spinto Camurani, che di Salvadori fu amico e confidente, a inviarmi la lettera della quale, con la sua autorizzazione, è opportuno rendere noti i passi essenziali. Ca­murani mi ricordava che il suo inte­ro archivio era «stato acquisito dal­l’Archivio della Camera dei Depu­tati e repertorizzato ». Ma aggiunge­va: «nel repertorio assai completo mancano due buste: una busta ve­ra e propria in carta rossiccia di Max Salvadori ed una spessa cartel­la d’archivio del generale Cador­na ». Le due cartelle erano state affi­date a Camurani «da Salvadori e Cadorna in tempi diversi, ma con l’identica raccomandazione di aprirle e farne l’uso»che egli avreb­be creduto più opportuno solo do­po «il 31 dicembre 2000». La lettera prosegue in questi ter­mini: «Max mi disse che si trattava di documenti e di un memoriale, ma fu assai evasivo sull’argomen­to. De Felice, in una delle sue ulti­me interviste, affermò che solo con l’apertura di carte di Salvadori si sa­rebbe fatta chiarezza sulla fine di Mussolini. [...] La cartella di Cador­na conteneva per certo, scritto in costa e confermato dallo stesso Ge­nerale, poco prima della scompar­sa quando me la diede nella sua vil­la sul lago, dopo avermi colà chia­mato con urgenza, le copie dei mes­saggi della Divisione Oro, alla qua­le facevan­o capo le trasmissioni ra­dio delle missioni alleate presso i re­parti partigiani. Entrambi i fascico­li, in repertorio dell’ISML,non li ho più trovati nel repertorio pubblica­to dalla Camera. L’acquisto dell’Ar­chivio Isml venne deciso essendo Violante presidente della Camera e pubblicato con Casini Presiden­te. Nelle more del trasferimento da Bologna a Roma, i faldoni dell’Ar­chivio rimasero in un magazzino di Viale Silvani, frequentato da chi aveva avuto l’incarico di stimare i materiali e,mi si dice,da un “profes­sore” non meglio specificato». La lettera dà conto anche della scomparsa di altri due fascicoli, pe­raltro non segnalati nel repertorio ufficiale dell’ISML, ma certo politi­camente rilevanti. Scrive Camura­ni: «Aggiungo che altri due fascicoli sono spariti, ma non erano reperto­rizzati tra quelli dell’ISML: i mate­riali relativi a Gladio, su cui pubbli­cai il libro del gen. Inzerilli, e le liste dei giovani comunisti che avevano partecipato alle scuole di partito in vari paesi d’oltre cortina e Cuba, che mi erano state fatte avere per una eventuale pubblicazione». Ma torniamo ai due fascicoli ­quello di Salvadori e quello di Ca­dorna - consegnati, perché li con­servasse nell’archivio di una istitu­zione seria e benemerita, a Camu­rani in momenti diversi, ma nel quadro di un accordo o di una pre­cisa concertazione fra i due, come dimostra da parte loro la richiesta di apporre alla consultazione il me­desimo vincolo temporale. È evi­dente, da questo solo fatto, che il contenuto dei due fascicoli doves­se essere collegato ed è presumibi­le che esso riguardasse, almeno in parte, le vicende relative alle deci­sioni sulla sorte da riservare a Mus­solini e alla sua stessa uccisione. E questo perché tanto Salvadori quanto Cadorna ebbero un ruolo importante in quei frangenti. Il generale Raffaele Cadorna, co­mandante del Corpo Volontari del­la Libertà, organo militare del Cl­nai, esponente della corrente mo­derata della Resistenza, godeva di fiducia e credito presso gli Alleati. Il suo comportamento nella circo­stanza non è stato del tutto chiari­to. L’inchiesta riservata condotta, poco dopo gli eventi, per conto dei servizi segreti americani dall’agen­te Valerian Lada Mocarski sottoli­neò molti punti che spingono ad approfondire il ruolo del Generale. Per esempio ricordò che la sera del 27 aprile ’45 il colonnello«Valerio», cioè Walter Audisio, si presentò nel­­la Prefettura di Como asserendo di «venire da Milano con l’ordine di eseguire una missione segreta da parte del Generale Cadorna». Poi, relazionando sul colloquio avuto con il generale, l’agente ne sottoli­neò una sorta di reticenza: «il gene­rale Cadorna fu molto franco nel precisare che non tutti i particolari sui quali stavo indagando erano co­nosciuti dal Clnai. [...] Tuttavia so­stenne che al colonnello Valerio era stato dato ordine di procedere all’esecuzione al momento della sua partenza da Milano per Don­go. In risposta alla domanda se l’or­dine fosse frutto di una decisione del Comitato, e se egli fosse presen­te, il generale Cadorna rispose che l’ordine era stato ufficialmente emanato da un membro del Comi­­tato, che agiva per conto di tutto il Comitato». È pensabile che nella cartella sparita potesse essere trac­cia di eventuali istruzioni. Max Salvadori mantenne sem­pre un certo riserbo non esitando però a commentare che i fatti di Dongo rappresentavano «la puni­zione del massimo delitto», quello di «aver privato i cittadini italiani della loro libertà» e di «aver sottrat­to il governo al controllo della Na­zione ». Solo a seguito delle pressio­ni di Renzo De Felice, alla ricerca di conferme alla sua tesi della «pista inglese», si decise a inviare allo sto­rico un memoriale. Scrisse in esso: «nell’ambito delle mie funzioni di ufficiale Alleato [...] non valeva la pena di occuparsi di Mussolini». Ma poi precisò di essersi tenuto al corrente dell’incontro avvenuto nel palazzo arcivescovile, presso il cardinale Schuster, nel pomerig­gio del 25 aprile: «Ritenni allora che non vi era niente da discutere, che qualsiasi trattativa e negoziato avrebbe danneggiato il Clnai nei confronti degli Alleati e provai un senso di sollievo quando venni a sa­pere che n­on vi erano state né tratta­tive né negoziati ». Infine ricordò di aver partecipato alle riunioni del Cl­nai, dopo il suo arrivo a Milano, «so­lo come osservatore, senza mai prendere la parola» tranne che nel­la riunione tenuta dopo il 25 aprile quando venne annunciato l’arre­sto di Mussolini. In quella riunione egli prese la parola per precisare che, per il Comando Alleato, il Cl­nai era «il delegato del governo ita­liano in territorio occupato dal ne­mico e come tale esercitava funzio­ni governative» almeno fino all’in­staurazione dell’AMG ( Allied Mili­tary Government). Il che significa­va demandare al CLNAI la decisio­ne sulla sorte di Mussolini. Lo scontro fra le posizioni inglesi e americane e le divergenze all’in­terno della Resistenza fra una cor­rente moderata e una estremista non sono più un segreto e appare sempre più plausibile la convinzio­ne di Renzo De Felice secondo il quale la morte di Mussolini andreb­be vista «in una cornice di lotta e concorrenza fra forze politiche ita­liane e servizi segreti stranieri». Una situazione su cui le buste di do­cumenti di Salvadori e Cadorna, scomparse presumibilmente pri­ma dell’arrivo dell’intero archivio dell’Isml alla Camera, avrebbero forse potuto gettare un fascio di lu­ce. C’è una domanda senza rispo­sta in questa vicenda, una doman­d­a che si aggiunge agli interrogativi sulle circostanze e sulla modalità della fine di Mussolini. Chi ha sot­tratto quei documenti e perché?