LAURA ANELLO, La Stampa 26/4/2011, 26 aprile 2011
Aggiungi un posto nella tomba di famiglia - Di sicuro si risparmieranno un bel po’ di purgatorio quando finalmente troveranno una tomba per riposare
Aggiungi un posto nella tomba di famiglia - Di sicuro si risparmieranno un bel po’ di purgatorio quando finalmente troveranno una tomba per riposare. Di anticamere, attese, preghiere nei sette cerchi danteschi i morti palermitani ne avranno già fatte parecchie. Condannate ad aspettare giorni, settimane o mesi prima di trovare un posto nella nuda terra, perché le tombe - almeno quelle a prezzo «politico» - sono esaurite. Già, non si può più morire, a meno di non avere messo da parte un bel gruzzolo per comprarsi un loculo privato, nella Palermo dove da vent’anni si annuncia, a vuoto, la costruzione di un nuovo cimitero. È per questo che adesso il Comune ha deciso di farli familiarizzare, questi defunti che in vita non si conoscevano. Come? Costringendo i proprietari delle tombe gentilizie del più grande cimitero della città, quello di Santa Maria dei Rotoli - pagate fior di quattrini e avute in concessione per 99 anni - a ospitare temporaneamente nei posti vuoti i morti «estranei» che non hanno una sepoltura. Una misura eccezionale, prevista dalla legge nei casi di emergenze sanitarie, pestilenze o giù di lì, che ha scatenato una rivolta. Più di trenta ricorsi al Tar, minacce di picchettare la tomba giorno e notte, di fare scudo con il proprio corpo per tutelare la sepoltura che aspetta padri, madri, nonni, suoceri. «Mi dispiace per chi attende in deposito - dice Rosa, una di loro - non si tratta di egoismo, ma ho realizzato questa sepoltura per la mia famiglia, sarà la nostra casa comune dopo la morte. Non voglio gente estranea, altre fotografie, altri parenti». Come lei la pensano tutti gli altri. E poco conta che il Comune abbia chiesto solo il cinquanta per cento dei posti liberi in ogni tomba e che assicuri che si tratta di un provvedimento temporaneo. Il provvisorio, in Sicilia, è l’anticamera del definitivo. E per restituire ai cittadini il diritto di morire gratis e in serenità i tempi sono incerti, ma senz’altro lunghi. «Non si può attuare un provvedimento senza stabilire una durata precisa, né si può far passare per emergenza una situazione cronica che va avanti da decenni», dice Alessandro Palmigiano, l’avvocato esperto in diritto dei consumatori che assiste i ricorrenti con la collega Licia Tavormina. «Il terreno è demaniale e l’emergenza più che fondata», replica il dirigente del Comune, Gabriele Marchese, uno che si è già tirato addosso le minacce di qualche impresa di pompe funebri requisendo le cappelle abusive, incomplete, mai assegnate, e tagliando le gambe al business delle assegnazioni sommerse al rialzo: vince chi paga di più. Uno che ha ingaggiato un braccio di ferro con i seppellitori di un carrozzone comunale che si chiama Gesip e che, nell’attesa che il sindaco Cammarata tiri fuori i 40 milioni di euro promessi da Berlusconi per non far fallire la società, incrociano le braccia rallentando le inumazioni nella nuda terra al posto delle spoglie «storiche». Ai primi di maggio il Tar stabilirà se sospendere l’ordinanza o no. Di sicuro il nuovo cimitero, nella Palermo che non ha più un euro e non progetta nulla, sembra una chimera. In fumo anche il progetto di un ampliamento in una zona vicina. Si è ribellato il quartiere: «Non vogliamo una casa con vista sul cimitero». Così una boccata d’ossigeno potrà arrivare solo quando verrà consolidato il costone di Monte Pellegrino che ha costretto a transennare un quarto del cimitero, impedendone l’ampliamento e vietando ai parenti il conforto di portare un fiore sulle tombe. Ogni Due novembre, il giorno che la Sicilia ha trasformato in una festa comandata, il cimitero dei Rotoli diventa il set di un’ascesa al Calvario di vecchi e giovani che sfidano la caduta di massi, scavalcano le ringhiere di filo spinato con i fiori in pugno, vanno a pregare perché gli dèi non lascino al suo destino una terra già abbandonata dagli uomini. Adesso nel camposanto che guarda il mare, dove riposa anche il giudice Paolo Borsellino, non c’è pace. Da una parte, la folla intorno ai depositi. In attesa 122 bare, un viavai di parenti che si fanno largo per portare un fiore su bare senza sepoltura da mesi. Sull’altra sponda figli e nipoti che presidiano le tombe di famiglia, mostrando gli avvisi ricevuti dal Comune.