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 2011  aprile 23 Sabato calendario

Le Bratz battono Barbie nella guerra delle bambole - Alla fine le giovani e rotonde Bratz hanno avuto la meglio sull’ormai attempatella - e longilinea - Barbie

Le Bratz battono Barbie nella guerra delle bambole - Alla fine le giovani e rotonde Bratz hanno avuto la meglio sull’ormai attempatella - e longilinea - Barbie. Con un finale a sorpresa, Mattel ha perso la lunga battaglia legale contro la concorrente Mga (produttrice delle Bratz), che aveva accusato di aver rubato i segreti commerciali di uno dei più grandi successi della storia del giocattolo per riproporre la bambola in chiave aggiornata. Salvo essere a sua volta riaccusata di aver fatto grosso modo lo stesso. I giudici della California hanno respinto le accuse di violazione del copyright presentate da Mattel. «Siamo grati al sistema giudiziario americano. La giustizia ha prevalso», ha detto il capo esecutivo Mga, Isaac Larian. Larian, che ha origini iraniane, ama raccontare di essere arrivato negli Usa «a 17 anni con 750 dollari in tasca e un grande sogno americano. L’America è una grande nazione sono felice che alla fine la giustizia abbia prevalso». Mattel aveva accusato il designer Carter Bryant - suo ex dipendente -, di aver sviluppato l’idea della bambola Bratz mentre lavorava per loro e di averla poi segretamente passata alla concorrenza. Vestita alla moda, con tratti segnatamente multietnici (ce n’è una in rappresentanza di ogni spicchio del mondo), la Bratz è stata lanciata nel 2001 ed ha subito conquistato i cuori dei più piccoli facendo registrare profitti record a Mga. La vicenda alza il velo su un mondo che uno si immagina tutto cuoricini infiocchettati e mini abiti merlettati e invece, alla resa dei conti, si comporta esattamente come tutte le altre industrie. Essendo state, negli anni, reciproche, le accuse valgono per entrambi i produttori. Perché se Mattel puntava il dito contro il designer presunto infedele, le Bratz hanno a loro volta accusato la Barbie di averle spiate per anni, usando credenziali taroccate e nomi fasulli per imbucarsi tra fiere e showroom organizzati dai produttori di giocattoli rivali. Raccogliendo un ricco bottino di informazioni privilegiate - semi top secret - sui nuovi prodotti, sui prezzi e sulle strategie di marketing. E anche Mga, a suo tempo (l’estate 2010) aveva consegnato agli stessi giudici californiani un dossier di 53 pagine per spiegare come i rivali infilassero loro «agenti» a happening privati organizzati dalla stessa Mga e da un altro concorrente, Hasbro e rigorosamente riservati a distributori e dettaglianti. Niente concorrenti, insomma. Mattel, scrivevano i legali delle Bratz, «ha fatto tutto questo per mantenere un vantaggio competitivo illegale nell’industria dei giocattoli, per promuovere la propria reputazione di società etica e soprattutto, dal punto di vista di Mga, per ingannare un giudice federale ed indurlo a ritenere che Mattel sia brava e Mga cattiva». E a cercar precedenti si risale ancora più indietro. Nell’estate 2008 un giudice - sempre in California - aveva condannato Mga e Larian a pagare 100 milioni di dollari a Mattel, poi era stato tutto annullato. I maligni dicono che nell’ultimo anno le Bratz sono agguerrite perché devono recuperare terreno sulla rivale: grazie al ruolo in Toy Story 3, dove compare insieme all’eterno fidanzato Ken, le vendite delle Barbie si sono impennate. Sgradevole farsi battere da una rivale nata nel ‘59: ha superato il mezzo secolo.