Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 26 Martedì calendario

L´IMBARAZZO DI WESTMINSTER CON I TIRANNI E SENZA BLAIR

«Elton John sarà seduto vicino ad autocrati che lo sbatterebbero in prigione solo perché è gay». La battuta è del Guardian, quotidiano progressista di Londra. Ma non è una battuta: fotografa lo scandalo che minaccia di scoppiare nel bel mezzo delle "nozze del secolo". La lista degli invitati a Westminster Abbey, dove fra tre giorni verrà celebrato il matrimonio del principe William e di Kate Middleton, comprende infatti amici, parenti, celebrità «e un pugno di dittatori», riassume in tono accusatorio la stampa inglese. «Una prima fila di despoti in chiesa», titola in prima pagina l´Independent. Magari non proprio in prima fila; ma la loro presenza non sta passando inosservata.
Uno è già stato costretto a dare forfait. Il principe Salman bin Hamad al-Khalifa del Bahrein, minuscolo emirato sull´uscio di casa dell´Arabia Saudita, ha inviato alla casa reale una lettera di scuse in cui annuncia di essere «costretto con grande rincrescimento a declinare l´invito» alle nozze. «Non vorrei guastare quello che deve essere soltanto un giorno di festa», afferma l´emiro. La sua presenza a Westminster, non appena palazzo reale ha reso nota la lista degli invitati, ha scatenato un polverone di proteste da parte di associazioni per la difesa dei diritti umani. Il principe Salman è infatti ritenuto il principale responsabile dell´intervento in Bahrein delle forze armate saudite, che ha per ora stroncato le richieste di democrazia e riforme simili a quanto sta avvenendo nel resto del Medio Oriente. La repressione nel piccolo emirato ha causato almeno 30 morti, 500 persone sono state arrestate, molte sarebbero state torturate. Il regime avrebbe arrestato perfino medici e infermieri che hanno curato i feriti dopo le manifestazioni di protesta. «Vorremmo che la Gran Bretagna condannasse con fermezza quello che accade in Bahrein - dice Nabeel Rajab, presidente del Bahrein Centre for Human Rights - invece che invitare al matrimonio persone con le mani sporche di sangue».
Ma il principe Salman non è l´unico a essersele sporcate. Un altro invitato alle nozze contestato dalle organizzazioni per i diritti umani è il principe Abdulaziz dell´Arabia Saudita, il tipo di Paese in cui - come osserva il Guardian - Elton John finirebbe in carcere per omosessualità. Un terzo è re Mswati III dello Swaziland, ultimo monarca assoluto dell´Africa, sovrano di un Paese in cui partiti politici e sindacati sono al bando, il 70 per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà, un quarto degli adulti sono malati di Aids, mentre il re ha una fortuna di 100 milioni di euro e tredici mogli, a cui ne aggiunge una all´anno scegliendola tra centinaia di vergini a seno scoperto. E poi ci sono gli ambasciatori della Corea del Nord, dell´Iran, dello Zimbabwe: tra la famiglia reale, David Beckham e Rowan "Mr. Bean" Atkinson, nell´abbazia ci saranno pure loro ad applaudire William e Kate. Solo a quello della Libia è stato revocato l´invito, dopo che in pratica il Regno Unito è sceso in guerra contro Gheddafi.
Così, in aggiunta ai timori di attentati di estremisti nordirlandesi o terroristi islamici, le autorità temono anche le manifestazioni di protesta contro i tiranni o i loro rappresentanti. La casa reale risponde che tutti gli inviti sono dettati dal protocollo e concordati con il Foreign Office, sicché anche questo viene ora investito dalle critiche dei difensori dei diritti umani. I despoti in chiesa, e Tony Blair fuori, come se non bastasse: un´altra polemica è il mancato invito all´ex premier laburista, sembra perché sgradito alla regina, che Blair salvò da una rivolta popolare obbligandola a esprimere cordoglio per la morte di Diana, ma che evidentemente non gli ha perdonato di avergli fatto lezione su come si regna. Come non ha perdonato a Cherie Blair il rifiuto di farle l´inchino. «Sarò ben felice di guardare le nozze in tivù», è il commento attribuito all´ex first-lady. Anche se, a ben vedere, nella lista degli invitati non figura neppure un altro primo ministro laburista, Gordon Brown, mentre sono presenti gli ex premier conservatori Margaret Thatcher (assente per motivi di salute) e John Major. Nel matrimonio da fiaba insomma cominciano ad affiorare le prime crepe.