FEDERICO RAMPINI Repubblica 23/4/2011, 23 aprile 2011
RECORD DELL´ORO, CORSA AI BENI RIFUGIO - NEW YORK
«Il mondo ha il baco dell´oro», annuncia il Wall Street Journal in prima pagina. «Lo comprano tutti: ormai anche i piccoli risparmiatori, e perfino gli amministratori dei fondi di dotazione delle università», spiega il quotidiano economico. L´ondata di acquisti ha fatto segnare l´ennesimo record storico del metallo giallo, ieri oltre la soglia di 1.512 dollari per oncia, trascinando con sé anche l´argento, a quota 50 dollari e in rialzo del 64% dall´inizio di febbraio. La cavalcata irresistibile dell´oro verso nuovi rialzi è ormai una costante da molti mesi, ma di recente ha incorporato una sorta di frenesia nuova: nella settimana pre-pasquale, le quotazioni del metallo giallo sono salite ogni giorno, a prescindere dagli umori dei mercati. Se le Borse cadevano, com´è accaduto lunedì quando Standard & Poor´s ha messo sotto esame la solvibilità degli Stati Uniti, l´oro andava su. Se le Borse si riprendevano, come nei giorni successivi, l´oro andava sempre nella stessa direzione. Ha inanellato rialzi per cinque settimane consecutive, senza fermarsi a prendere il fiato. Cosa c´è dietro una scommessa così generalizzata, unidirezionale? E´ che qualsiasi moneta "di carta" sembra portatrice di problemi. A ogni angolo dell´economia globale, corrisponde una potenziale minaccia. Stati Uniti? L´incubo del più alto debito pubblico dalla seconda guerra mondiale domina il dibattito politico. Eurozona? Torna il rischio di qualche bancarotta sovrana, coi "soliti sospetti" Grecia e Portogallo in un mare di guai. Medio Oriente? La carneficina in Siria è solo l´ultimo segnale che in tutta quell´area l´instabilità è solo iniziata; Barack Obama ha un bel dire che «il petrolio a 125 dollari è frutto della speculazione», in realtà nessuno sa dove si fermerà il rincaro energetico. In Giappone ieri per la prima volta il governo ha ammesso che lo shock post-tsunami e incidente nucleare può fare scivolare nuovamente il paese nella recessione. A questo elenco si aggiunge un ulteriore fronte di allarme: la Cina. Nonostante che il governo e la banca centrale di Pechino continuino a somministrare una stretta monetaria, sembrano incapaci di dominare le spinte inflazionistiche. Ufficialmente l´aumento dei prezzi al consumo cinesi è del 5%, nella realtà beni alimentari ed energia segnano rincari superiori al 10%. Con potenziali conseguenze sulla stabilità sociale: lo dimostra la protesta senza precedenti dei camionisti di Shanghai, che da tre giorni effettuano blocchi stradali per denunciare il caro-carburante. Se perfino la locomotiva cinese non offre più certezze, da che parte dovrebbero rivolgersi gli investitori? Di certo ha perso il suo status di bene-rifugio il dollaro, che per decenni ebbe la caratteristica di rafforzarsi nelle crisi geopolitiche mondiali. Adesso succede l´esatto contrario, una vera e propria rottura rispetto alle regole dei mercati. Le ragioni sono evidenti. L´ultimo sondaggio Cbs/New York Times rivela che gli americani non sono mai stati così pessimisti sullo stato della loro economia, dall´epoca in cui Obama esordì come presidente: e sì che allora gli Stati Uniti erano in piena recessione. Solo nell´ultimo mese, il numero di americani convinti che l´economia stia peggiorando è aumentato di colpo del 13%. In totale il 57% boccia la gestione economica di questa Amministrazione, e tuttavia non per questo approva le strategie dell´opposizione repubblicana. Tra le cause di questo pessimismo dilagante: il caro-petrolio, la disoccupazione ancora troppo elevata (oltre il 9% della forza lavoro), e soprattutto la rissa politica attorno all´emergenza del debito pubblico. Dietro annunci come quello di Standard & Poor´s, si coglie il rischio reale che gli investitori mondiali non accettino più di sottoscrivere mensilmente tutti i Bot che Washington ha bisogno di emettere per finanziarsi. Tra coloro che "votano con i piedi", c´è il più illustre investitore americano: Warren Buffett. Dall´alto dei suoi 38 miliardi di dollari di cash, è partito in tournée all´estero in cerca d´investimenti un po´ meno insicuri. Il suo messaggio: «Sconsiglio di fare investimenti a lungo termine in qualsiasi attività denominata in dollari». Quasi un epitaffio, che il Washington Post interpreta come un segno di «declino terminale».