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 2011  aprile 22 Venerdì calendario

BUSH TENTÒ DI RECLUTARE IL PAPA NELLA "GUERRA GIUSTA" IN IRAQ - CITTÀ DEL VATICANO - «9

Aprile 2003. Documento classificato dall´ambasciatore Jim Nicholson. Soggetto: incontro Vaticano-sottosegretario al Dipartimento di Stato Bolton sul dopo guerra in Iraq e le minacce sulle armi di distruzione di massa. Il cardinale Tauran ha detto: "La decisione era stata presa. Questo è stato fatto. E rispettiamo la decisione presa dal Presidente (degli Stati Uniti, ndr)". E ugualmente il cardinale Ruini ha riconosciuto che il Presidente ha soppesato la decisione con cautela e che era chiaro che gli Usa hanno fatto tutto il possibile per prevenire vittime civili nel condurre il conflitto».
È il giorno della caduta di Bagdad, e gli emissari del presidente Bush a Roma sono alacremente al lavoro per cercare di concordare una linea con le alte sfere del Vaticano. Documenti come questo emergono dai cablo di Wikileaks- che l´Espresso ha ottenuto in esclusiva e che Repubblica anticipa - e riguardano gli incontri segreti avvenuti fra gli Stati Uniti e la Santa Sede. Le manovre degli Usa nel tentativo di arruolare i collaboratori più stretti di Papa Wojtyla per trasformare la guerra in Iraq in un conflitto accettabile arrivano alle più alte sfere della gerarchia ecclesiastica. Al punto da chiedere un incontro con l´allora presidente della Conferenza episcopale italiana, Camillo Ruini. Uno dei vaticanisti di più lungo corso, che preferisce l´anonimato, ricorda anzi quell´incontro fra Bolton e Ruini «come un colloquio assolutamente inusuale».
Un altro documento in questo senso risulta interessante. Il governo statunitense ha una visione molto laica del Vaticano, come si evince in questo rapporto, classificato come "VATICA 03119 111605Z": «La Santa Sede dichiara che il fondamento della sua politica estera è la difesa della persona umana, ma in realtà spesso agisce come uno Stato-nazione nella difesa di quelli che percepisce come i suoi interessi». È evidente piuttosto l´intenzione di Washington di voler usare il Vaticano, che ha una rete diplomatica ramificata e potente, per dare più forza alla propria strategia. Il modello, per molti aspetti, è l´intesa costruita con Wojtyla contro il comunismo durante la Guerra fredda: «Un dialogo con vantaggi reciproci», viene definito.
Un dialogo che, negli anni della caduta del Muro, si sarebbe riproposto nei Balcani. Tre le priorità che la Santa Sede aveva in quella specifica area geografica: «Difendere la pace e la riconciliazione per ragioni umanitarie, proteggere le popolazioni cattoliche e i loro interessi, rinforzare la sua influenza sul mondo ortodosso». Al punto che in un altro documento inedito, datato 11 giugno 2001, si elencano al presidente George W. Bush i successi ottenuti nella ex Jugoslavia: «Il governo statunitense ha coinvolto la Santa Sede per promuovere la soluzione dei conflitti nei Balcani. Durante la campagna aerea della Nato in Kosovo abbiamo lavorato a stretto contatto con il Vaticano per eliminare le sue critiche all´azione militare (una denuncia del Papa della campagna come una "guerra ingiusta" avrebbe reso la coesione dell´Alleanza molto più difficile da mantenere). Più di recente abbiamo cercato di spingere il Vaticano a esercitare un´influenza moderatrice sul clero nazionalista croato in Bosnia-Erzegovina».